Quello di Christina B. Assouad "è un libro che ci parla della violenza di genere a partire dalla storia che descrive questo femminicidio, ma con lo sguardo di chi resta, di una parte della famiglia, della sorella, del bambino, quindi affronta anche il tema degli orfani di femminicidio e di quanto sia importante trovare le ragioni non soltanto per reagire a una tragedia come questa, ma cogliere tutti i segnali di una violenza e di un disagio così diffuso nella nostra società". Così Chiara BRAGA, capogruppo Pd alla Camera, che ha promosso a Montecitorio la presentazione del libro "La vita che ci resta", un romanzo di Christina B. Assouad, pubblicato da Giraldi Editore, che affronta temi intensi come la violenza di genere, il femminicidio, il lutto, la perdita, la resilienza e la ricerca di forza interiore, narrando la storia di chi resta dopo una tragedia familiare, focalizzandosi sulla zia che si prende cura del nipote orfano. "Ne abbiamo parlato tanto in queste settimane di contrasto alla violenza di genere - aggiunge BRAGA - sappiamo che il femminicidio è l'apice di questo fenomeno, ma quello su cui ci dobbiamo concentrare è la prevenzione, una cultura del rispetto, della formazione, dell'educazione che è fondamentale". "'La vita che ci resta' - spiega l'autrice - è un romanzo che prende spunto dai fatti di cronaca, è una storia di immaginazione, quindi in realtà non fa riferimento a nessuno dei fatti che noi sentiamo, ma a un po' a tutti in generale. Prende spunto, parte dal dramma di un femminicidio, ma poi prosegue parlando proprio di chi resta, ossia di tutte le persone che restano a prendersi cura, come bambino che rimane il figlio della vittima, come anche la zia, la sorella della vittima, che deve all'improvviso sconvolgere proprio i propri piani e reinventarsi una vita nuova. Quindi è un focus diverso sul fenomeno del femminicidio".