Finisce oggi (con un piccolo fuori programma) la nostra visita al Parlamento Europeo organizzata da
Dario Nardella, che ringrazio sinceramente per non aver organizzato
una due giorni tradizionale, piuttosto momenti utili agli amministratori locali per comprendere meglio come utilizzare le istituzioni europee per portare valore aggiunto al proprio territorio.
A questo proposito voglio condividere qui alcune considerazioni: la nuova programmazione dei fondi europei (cosiddetta 28/34) è dietro l’angolo, ma ci sono problemi seri che dobbiamo mettere sul tavolo.
La questione vera è la governance: il rischio concreto è una centralizzazione di nuovo nazionale (con i 27 piani di partenariato che sostituirebbero il sistema di gestione condivisa con decisioni nazionali) che riduce l’influenza europea e il potere delle Regioni, ignorando quello che serve davvero ai territori. Le Regioni conoscono le loro realtà meglio di chiunque altro, ma vengono coinvolte troppo poco nelle scelte che contano.
Cosa possono fare le Regioni con questi fondi?
Potenziare il trasporto pubblico locale, riqualificare aree industriali dismesse, sostenere piccole e medie imprese, investire in formazione professionale, digitalizzare i servizi sanitari, sviluppare turismo sostenibile.
Ogni territorio ha le sue priorità: le zone interne hanno bisogno di servizi diversi dalle aree metropolitane, le regioni agricole hanno esigenze diverse da quelle montane.
Le regioni lo dicono chiaramente: nella definizione delle priorità non c’è vera partecipazione. Risultato? Progetti che sulla carta potrebbero sembrare perfetti ma che sul campo non funzionano.
Quella che noi chiamiamo programmazione 28/34 rischia di essere una programmazione senza territorio, burocratica e di difficile accesso per i Comuni più piccoli.
Cosa serve allora?
Poche cose ma chiare: mantenere autonomia delle scelte per le Regioni, semplificare davvero le procedure, rafforzare chi deve gestire questi fondi sul territorio. Poi, controllare.
I fondi europei sono un’occasione che capita una volta ogni sette anni. Non possiamo sprecarla