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Braga: Medio Oriente e Ucraina, Governo Meloni immobile

12 Settembre 2025

In questi mesi nessuna delle gravi crisi aperte sullo scenario internazionale ha fatto registrare passi in avanti. Al contrario, crescono instabilità e minacce, pensiamo al Qatar o alla Polonia. Sin dall'inizio, l'azione del Governo Meloni sin politica estera è stata un perenne esercizio di propaganda, immobilismo ed equilibrismo: non sono stati capaci di assumere una sola azione concreta di condanna.

E quando i bombardamenti, che hanno mietuto vittime tra donne e bambini, si sono trasformati in una vera e propria apocalisse umanitaria, è arrivato solo qualche balbettio tardivo imbarazzato. E lì si sono fermati. Scavalcati persino ieri dalla Commissione europea che è riuscita, seppur tardivamente, a pronunciare parole chiare contro il Governo d'Israele e ad annunciare finalmente misure conseguenti. Misure sulle quali il ministro degli Esteri, Antonio Tajani ieri alla Camera, durante l'infromativa sull'Ucraina e il Medio Oriente, è riuscito timidamente a dire che saranno pronti a valutare. Ma ce lo dica: l'Italia voterà o no quelle sanzioni? Perché in tutte le sedi in cui il Governo ha avuto la responsabilità di assumere atti concreti, l'Italia non c'è stata e ancora oggi non c’è. E ogni iniziativa reale viene sempre bloccata!

Con la loro inerzia stanno tradendo la lunga tradizione diplomatica dell'Italia, che ha sempre saputo far sentire la sua voce di pace in quell'area martoriata. Nonostante sia già tardi il Governo italiano faccia la propria parte: sospenda la collaborazione militare con Israele e si decida a fare quello che altri Stati europei hanno già fatto, riconoscere lo Stato di Palestina. Quanto all'Ucraina la Presidente Meloni a parole non fa mancare l'appoggio del Governo ma è molto meno loquace quando si tratta di riconoscere che le iniziative di Trump sono state un fallimento. Un fallimento ancora più grave, perché rappresenta una picconata ai principi fondamentali del multilateralismo.

La verità è che il Governo continua a recitare due parti in commedia: formalmente con l'Ucraina ma non sempre e certamente non con tutti gli alleati di maggioranza, visto che il vicepremier Salvini dichiara di continuare a preferire Putin a Zelensky.

Subalternità e ambiguità, tra nazionalismo ed europeismo, sono le zavorre che impediscono al Governo di operare nell’interesse del Paese e dell’Europa. Lo dimostra, ad esempio, l’aver accettato supinamente i due ricatti di Trump: i dazi che avranno ricadute pesantissime sulle imprese, il lavoro, i lavoratori e famiglie; e l'aumento della spesa militare al 5% che non contribuirà alla costruzione di una vera difesa comune europea e rischia invece di dare il colpo finale al nostro stato sociale, arricchendo nel frattempo con regali le multinazionali americane. Mercoledì in Aula non sono nemmeno riusciti a presentare una mozione unitaria proprio su questa decisione. Perchè sono divisi altro che maggioranza compatta.

Il Governo non riesce ad avere una vera politica estera e il coraggio tanto sbandierato dalla premier Meloni, in realtà non si vede perché non c’è, non esiste.


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