Nei recenti passaggi alla Camera e al Senato, Giorgia Meloni non è riuscita a smarcarsi da una posizione di sostanziale subalternità alla linea e ai repentini cambi di posizione del presidente Trump. Nei suoi interventi in Aula non ha mai nominato né Trump né Netanyahu. Ma, soprattutto, non ha avuto il coraggio di riconoscere il problema fondamentale: l’azione di Trump sta minando alla radice il funzionamento degli organismi multilaterali, il multilateralismo stesso e il rispetto del diritto internazionale. Questo è il vero nodo politico.
Anche sul tema della difesa europea Meloni ha evitato di chiarire quale sia la posizione del Governo italiano. Forse non può farlo perché all’interno della sua maggioranza esistono tre visioni contrastanti e inconciliabili su questo tema. Una contraddizione evidente, che le forze di maggioranza non hanno ancora affrontato e che si riflette con evidenza sulla linea confusa tenuta dal Governo.
In un contesto globale così complesso è necessario che l’Italia e l’Europa si preoccupino di rafforzare la propria sicurezza, anche attraverso investimenti in difesa. Ciò che come Pd non condividiamo è la strada che si sta prendendo: da un lato con l'aumento, non obbligatorio, del target per le spese militari, per compiacere a Trump, fissato al 5% dalla Nato; e dall’altro, con il percorso intrapreso dall’Europa. Il cosiddetto piano ReArm UE promosso dalla presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen non costruisce una vera difesa comune europea né tanto meno una politica industriale della difesa che punti a rafforzare l’autonomia strategica dell’Unione europea.
Su questo punto esiste una netta divergenza con le posizioni del Governo, la cui maggioranza in questi mesi ha assunto posizioni discordanti e confuse, segno di una profonda divisione interna.
Come Pd abbiamo invece espresso con chiarezza la nostra visione: sì a un autentico progetto di difesa comune europea, no a una corsa al riarmo dei singoli Stati, che rischia di realizzare quanto auspicato dal Presidente americano Trump: costringere i Paesi europei ad acquistare armamenti, tecnologie e sistemi di difesa prodotti altrove, soprattutto negli Stati Uniti.
Ancora una volta assistiamo a un tentativo di galleggiare di questa destra, di rinviare le scelte, senza assumersi la responsabilità di sciogliere i nodi politici da tempo emersi. Eppure, come la stessa Meloni afferma, ci troviamo in una fase estremamente complessa, proprio per questo l’Italia e anche l’Europa dovrebbero agire con più coraggio e determinazione soprattutto se in gioco ci sono gli equilibri di un mondo in rapida evoluzione, afflitto da guerre globali scatenate da potenze egemoniche, con conseguenze pericolose sulla tenuta stessa dei sistemi democratici.