Ho partecipato con grande entusiasmo al convegno “L’economia della Cultura” promosso da Il Mattino assieme col Comune di Napoli nella splendida cornice del Teatro San Carlo per mettere al centro della discussione un tema cruciale per lo sviluppo della nostra città: gli effetti trainanti della nostra programmazione culturale sul turismo e, quindi, sull’economia. Abbiamo discusso assieme a tanti addetti ai lavori, agli operatori culturali a grandi ed apprezzati artisti e manager del settore e con il Sindaco Manfredi, di quanto a Napoli l’economia della cultura, appunto, non sia un’enunciazione astratta, ma una prospettiva concreta di sviluppo e di occupazione, frutto di una visione politica e sociale.
Parlare di Napoli significa parlare non solo di un luogo fisico, ma di una realtà simbolica potente. Una città che ha spesso pagato il prezzo di un immaginario negativo, ereditato da decenni di narrazioni stereotipate, che l’hanno rappresentata come bella e dannata, affascinante ma condannata a non realizzarsi mai pienamente. Oggi possiamo dire con forza: quell’immagine appartiene al passato. Ora Napoli “A New City” – così come recita il nostro brand installato in piazza Municipio- è una delle mete più cool e più raccontate sui media e sui social del mondo, ed è una città che le guide e i siti di viaggio raccomandano di visitare almeno una volta nella vita. L’appeal di Napoli a livello internazionale è una realtà e Napoli cresce sempre di più con il turismo: a dirlo sono i dati aggregati raccolti dal nostro Osservatorio Turistico Urbano che hanno restituito informazioni preziose per lo studio dei flussi turistici. Al 31 maggio abbiamo accolto 10 milioni di turisti e le previsioni a tutto il 2025 sono di 20 milioni.
Perchè puntiamo sulla Cultura? Le ragioni sono tante, ma dal punto di vista turistico posso subito dire che la cultura di Napoli cioè la vera identità della nostra città è il segreto del nostro successo a livello internazionale. Napoli oggi si presenta al mondo come una città in cammino. Una città che ha scelto la cultura come motore strategico del proprio sviluppo territoriale. E non parlo solo di cultura alta, ma di quel patrimonio immateriale che si respira nei vicoli, nelle botteghe artigiane, nei gesti quotidiani dei napoletani. Non possiamo dimenticare che Napoli custodisce un patrimonio straordinario, che è allo stesso tempo materiale e immateriale.
I siti UNESCO, i musei, le chiese, il centro storico più grande d’Europa, ma anche le tradizioni, la lingua, la musica, il teatro popolare, le botteghe, il cibo.
Abbiamo avviato un lavoro complesso – e ancora in corso – per migliorare la qualità dello spazio pubblico (Dehors, parchi), compresa la riqualificazione di immobili abbandonati (esempio significativo: RAP), la fruibilità dei servizi turistici (infopoint, bagni, tutor, bici, minicar), la sicurezza e la pulizia nelle aree a più alta densità culturale, le molteplici attività di tutela del patrimonio UNESCO.
Ovviamente il Comune non avrebbe potuto fare tutto da solo e questo è stato chiaro al Sindaco dal primo momento quando ha chiesto e ottenuto il Patto per Napoli e ha cominciato a dialogare con il governo e con tutti gli stakeholders locali e nazionali. Il nostro compito, come amministratori, non è solo quello di facilitare. È quello di disegnare orizzonti, di generare fiducia, di costruire visioni a lungo termine.
Perché se la cultura è il motore, Napoli è la città che può mostrarci dove andare.