"I numeri delle iscrizioni ai nuovi corsi di Medicina, che potrebbero essere il triplo o quadruplo rispetto agli anni scorsi, e le enormi difficoltà organizzative che ne conseguono, dimostrano che la riforma dell'accesso alla Facoltà di Medicina voluta dalla ministra Bernini sta mettendo a rischio la qualità della didattica e la capacità delle università di offrire una formazione all'altezza". Lo sottolineano in una nota Irene Manzi e Marina Sereni, rispettivamente responsabile scuola e responsabile università del Partito democratico. "Abbiamo denunciato fin da subito questo capolavoro alla rovescia della ministra Bernini che, in un solo colpo, scarica su università, studenti e famiglie le conseguenze di una scelta e non toglie, ma semplicemente posticipa di 6 mesi, il numero chiuso con un evidente peggioramento della qualità formativa. E tutto ciò è accaduto - aggiungono le dem - sostituendo il quiz iniziale con 3 prove che non garantiranno, da sole, il diritto a frequentare, dopo il primo semestre, la Facoltà di Medicina. Adesso accade quello che tutti immaginavamo: le università -abbandonate dalla ministra - non riescono a fare fronte all'obbligo di accogliere tutti gli studenti che sono molti di più rispetto alla capacità ricettiva degli atenei: mancano le strutture adeguate e si dovrà far ricorso alla didattica online o mista. Senza considerare che, in assenza di una seria programmazione sul fabbisogno di personale del Ssn, si rischia di tornare alla pletora per i medici e di svuotare i percorsi di studio per le altre professioni sanitarie carenti, a partire da quella infermieristica". "Purtroppo - concludono - questa riforma frettolosa, farraginosa e caotica produrrà solo caos e nessun miglioramento della sanità del futuro non intervenendo sui nodi più critici delle specializzazioni e del reclutamento dei futuri medici e professionisti sanità. Con le norme spot non si risolvono i problemi, ma si fanno solo danni".