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Barbagallo: la privatizzazione di Poste è un'operazione solo per fare cassa

04 Aprile 2024

Il Gruppo del Partito democratico ha votato contro la privatizzazione di Poste Italiane e ha presentato un parere alternativo firmato da Anthony Barbagallo, capogruppo Pd in commissione Trasporti e sottoscritto da tutti i componenti dem della IX commissione di Montecitorio, Ouidad Bakkali, Andrea Casu, Valentina Ghio e Roberto Morassut. Nel parere - si legge in una nota del Pd - si esplicita, in particolare, che allo stato attuale, non sono stati forniti dal governo elementi sugli effetti di riduzione del debito che potrebbero essere conseguiti dalla dismissione di quote azionarie. Un'operazione di oltre quattro miliardi non puo' essere portata avanti senza una relazione tecnica, assente sia alla Camera che al Senato. La dismissione di quote azionarie in Poste italiane da parte del Mef, non risulta collegata al piano industriale dell'azienda. Se la vendita delle quote avvenisse per intero - prosegue la nota -, esiste il rischio di invertite gli attuali rapporti di forza all'interno dell'azionariato di Poste italiane: il mercato e i fondi di investimenti arriverebbero a pesare il doppio di Cdp. Il provvedimento non contiene misure a tutela del risparmio postale. Il 60 per cento delle risorse di Cdp (oltre 240 mln di euro) proviene dalla raccolta postale ed e' utilizzata per finanziare infrastrutture, grandi opere e piccola imprenditoria. Dai contenuti del provvedimento - si legge ancora - non si comprendono quali siano le linee di indirizzo, le tempistiche, le modalita' di esecuzione e gli stati di avanzamento del programma di dismissioni delle quote del Mef e appare del tutto inaccettabile il coinvolgimento forzato dei dipendenti di Poste italiane nell'acquisizione di azioni di Poste Italiane senza alcuna garanzia dei futuri livelli occupazionali. Infine, la dismissione da parte del Mef delle quote azionarie, a cui si aggiunge l'operazione di acquisizione da parte di Poste italiane del 49 per cento della quota capitale di PagoPa, evidenzia l'utilizzo della piu' importante azienda italiana di servizi come fonte di finanziamento delle politiche del governo. 


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