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Schlein: chi dice “Russia democratica” vuole il Premierato. Stop con la riforma!

19 Marzo 2024

Il Pd conferma il proprio no "netto, forte e motivato" al premierato, il che comporta il mantenimento sul tavolo dei 1.800 emendamenti al ddl Casellati, che infatti procede al piccolo trotto in Commissione Affari costituzionali del Senato, dove il presidente Alberto Balboni ha confermato l'intenzione di evitare forzature per aggirare l'ostruzionismo di Pd e Avs. Un iter parlamentare riflessivo, che riguarda anche l'altra riforma, quella dell'Autonomia differenziata alla Camera, mentre la premier Giorgia Meloni difende la sua riforma. Con Elly Schlein che rimarca, attaccando frontalmente il centrodestra: "La democrazia non è la libertà di andare a votare ogni cinque anni ed acclamare un capo. Non mi stupisce che sia la riforma di un governo in cui un ministro dice che le elezioni russe siano state libere e democratiche. Non è questa la democrazia". Proprio Meloni ha insistito nell'affermare che l'elezione diretta non è una riforma a proprio beneficio, visto che entrerà in vigore la prossima legislatura, quando "anche il mandato del presidente Mattarella sarà verso il termine", il che dimostra che essa non vuole colpire l'inquilino del Quirinale. Insomma è una riforma "a beneficio". "Saranno gli italiani a decidere cosa fare", ha aggiunto riferendosi al futuro referendum. Insomma al momento Meloni non sembra intenzionata ad aprire un confronto sull'elezione diretta, che è il punto su cui il Pd solleva una pregiudiziale. E il "non possumus" dei Dem sull'elezione è stato ribadito dalla stessa segretaria Schlein che ha criticato a fondo il ddl Casellati. In particolare è il meccanismo per cui il Parlamento è eletto a traino del premier, ha detto la segretaria Dem,per "svuotare il Parlamento e il ruolo del Presidente della Repubblica come garante dell'unità nazionale"; infatti con la riforma il "Capo avrebbe nella sua disposizione non solo il Parlamento ma anche l'elezione del Presidente della Repubblica". "E' una riforma furba - ha aggiunto - perché Meloni dice ai cittadini "decidete voi" ma in realtà si tratta di un "decido io per cinque anni"". Schlein ha rilanciato chiedendo a Meloni di discutere semmai della legge elettorale, "permettendo ai cittadini di eleggere i propri parlamentari". Sul piano del dibattito parlamentare il Pd in Commissione ha riproposto l'alternativa all'elezione diretta. Infatti la Commissione sta discutendo proprio l'articolo 3 del ddl Casellati che riguarda appunto l'elezione diretta: gli emendamenti di Pd, M5s, Avs e Azione propongono in alternativa il rafforzamento dei poteri del Presidente del Consiglio, con la sfiducia costruttiva. Ma la maggioranza compattamente li sta respingendo tutti. Sul tavolo ci sono circa mille emendamenti al solo articolo 3, che se discussi e votati tutti porteranno il testo in Aula oltre le europee del 9 giugno. Di qui l'ipotesi fatta ventilare da alcuni esponenti della maggioranza di aggirare l'ostruzionismo saltando gli emendamenti e andando in Aula senza mandato al relatore. Una ipotesi tuttavia smentita dal presidente della Commissione e relatore Alberto Balboni che ha rilanciato una controproposta alle opposizioni, quella di concentrarsi su "100 emendamenti qualificanti, magari rimodulando i tempi del dibattito". Richiesta a cui le opposizioni non intendono accedere: "almeno per ora" chiosa Balboni speranzoso.


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