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Losacco: Un dibattito pubblico per capire e spingere le opere del Pnrr

11 Marzo 2022

Intervento su Il Quotidiano del Sud

Articolo di Alberto Losacco

Il dibattito pubblico è lo strumento che aiuta le I pubbliche amministrazioni a focalizzare punti di forza e debolezza, rischi e opportunità nella progettazione di opere ad alto impatto sui territori.
E una fattispecie che va decisamente rafforzata e resa un elemento strategico soprattutto in funzione degli interventi infrastrutturali connessi al PNRR.
Nell'agorà di lunedì scorso, organizzata dal circolo PD "David Sassoli" di Bari, è emersa una serie di elementi di positività sull'utilizzo da parte delle PA dello strumento del dibattito pubblico, assieme alle criticità nella sua concreta applicazione, divenute poi spunti di riflessione da suggerire come tematiche di attività politica per i gruppi parlamentari e per i consigli regionali.
Reso obbligatorio dalla riforma del codice degli appalti del 2016 per le opere superiori ai 50 milioni di euro, nella legge-delega sui contratti pubblici all'esame del Senato si parla di una sua ulteriore valorizzazione per decisioni che rispecchino i fabbisogni della comunità e che consentano, attraverso una conoscenza dei dati sulle opere, non solo una significativa riduzione degli elementi di conflittualità, ma anche una formidabile arma di comunicazione corretta nei confronti dei cittadini e dei corpi intermedi, chiamati a interloquire con i decisori.
Nel processo normativo di possibile modifica di alcuni elementi di istituto del dibattito pubblico, è emersa la opportunità di ridurre la soglia economica che lo rende obbligatorio: per esempio, a dieci milioni di euro (tenuto conto che il costo di un plesso scolastico di grandi dimensioni, potrebbe essere una cifra adeguata di riferimento).
Inoltre, seguendo l'esempio francese, un elemento decisamente a sostegno dell'utilizzo dello strumento, potrebbe essere l'impossibilità, per le opere oggetto di dibattito, di attivare ricorsi e contenziosi giurisdizionali dopo il termine dello stesso. Comprendendo la delicatezza del tema, non si può sottacere che questi ultimi rappresentano la principale causa di rallentamento dei lavori pubblici e delle grandi opere nel nostro paese.
Questo assumerebbe ancora più valore se lo contestualizziamo agli innumerevoli progetti finanziati dal PNRR, su cui l'Europa ha imposto il vincolo di funzionamento delle opere e la relativa rendicontazione entro il 2026.
Bisogna poi fare in modo che il dibattito pubblico sia davvero uno strumento di democrazia partecipativa, che diventi un vero e proprio sistema di supporto alle decisioni delle mille PA, che spesso non ricorrendo al contraddittorio con cittadini e corpi intermedi, bandiscono gare che non trovano partecipanti o che procurano contenzioso per la inesattezza dei fini e degli scopi.
Degna di nota è stata la riflessione sull'importanza del rigore metodologico afferente al dibattito pubblico che altrimenti potrebbe incorrere in due criticità. L'affermarsi delle ragioni dei più organizzati e motivati, da scongiurare, garantendo un equilibrio nello sviluppo del dibattito tra cittadini e professionisti, tra stakeholders e futuri fruitori dell'opera. Il secondo è il rischio che il dibattito pubblico diventi un compromesso (a ribasso) tra interessi confliggenti, con la PA che assume il ruolo di semplice registrazione dei contenuti del dibattito e di certificatore silente di un processo neutro.
Nel corso dell'agorà è scaturita l'importante onere per la PA, chiamata a intendere il dibattito pubblico come strumento conoscitivo, partecipativo, di redazione dei processi, funzionale a misurare la bontà delle proposte e eventualmente a ridisegnare le decisioni assunte nei progetti ammessi all'esame del dibattito.
Invece, ed è questo l'aspetto più importante, il dibattito pubblico deve essere uno strumento di riavvicinamento tra gli attori, utile anche per far comprendere ai cittadini la complessità della decisione pubblica, delle variabili che sono in gioco quando si tratta di realizzare una grande opera. Nei tempi di trasformazione digitale e di trasparenza amministrativa il dibattito si è incentrato anche sulla necessità dell'utilizzo di piattaforme informatiche utili a raggiungere obiettivi plurimi, quali la tracciabilità dei contributi, la definizione di buone pratiche da mettere a risorsa comune, il processo di codifica delle modalità del dibattito e, da ultimo, la possibilità di partecipare ad una agorà virtuale decisamente più ampia, in modalità digitale.
Le riflessioni dell'agorà con i contributi di idee che sono arrivati, appaiono una eccellente modalità di garantire l'informazione corretta ai cittadini, di registrare, comunque, le voci ad opponendum, magari argomentando sugli elementi di dissenso; tutto ciò per colmare il gap sempre più ampio tra decisori, portatori di interesse, utenti e informazione corretta.
Il Pd è chiamato a farsi carico di una proposta di innovazione e correzione sull'istituto del dibattito pubblico, così come oggi in vigore.

Articolo scaricabile in PDF»

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