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Russia-Ucraina: le ragioni di una crisi molto pericolosa - di Nicola Corea*

20 Gennaio 2022



Le truppe russe trasferite ai confini ucraini e lo spettro di un’invasione, hanno spinto Biden a riportare l’attenzione sulle tensioni in Europa orientale. Tuttavia, fino ad ora, la crisi ha investito solo l’Ucraina, non si è estesa allo spazio post-Sovietico e non ha messo in ginocchio l’economia globale. Quali saranno le conseguenze globali di lungo periodo?

La crisi ucraina ha come sfondo la disfatta dell’ordine di sicurezza guidato dall’America, alla luce dell’avanzata delle potenze non occidentali e della rimodulazione della politica estera statunitense dopo un decennio di guerre. Sembra che l’Occidente stia cercando di compensare la riluttanza nell’uso della forza militare con l’impiego dell’ordine legale internazionale come arma, ossia usando sanzioni finanziarie, congelamento di asset e diritto internazionale per influenzare le scelte dei poteri revisionisti.

La Russia ha messo in discussione i principi dell’ordine europeo. Il Cremlino è sempre stato contrario al principio secondo cui i paesi sono liberi di scegliere le proprie alleanze e ha cercato costantemente, e spesso segretamente, di ostacolare l’allargamento della NATO al proprio vicinato. Tuttavia, Putin si sta ora esplicitamente opponendo a tali principi. La Russia non vuole solo ripristinare il concetto di sfere di influenza, ma conferirgli nuova legittimità come principio che governa l’ordine europeo. Una sfida diretta all’Europa e all’Occidente: nonostante alcuni paesi possano implicitamente accettare la visione russa dell’ordine europeo, nessuno di essi può permettersi di farlo esplicitamente. Tuttavia, sembra ancora meno probabile di prima che la Russia accetti l’ordine guidato dall’Occidente.

È dalla fine dell’URSS che Stati Uniti e Russia discutono senza realmente comprendersi come l’area euro-atlantica dovesse essere organizzata nel post guerra fredda. A periodi di ingannevole euforia sono seguite fasi di tensioni tra l’Occidente e Mosca. Dal 2008, allorché fu annunciata dalla NATO la prospettiva di adesione di Ucraina e Georgia, i rapporti sono progressivamente peggiorati, sino a precipitare con l’annessione della Crimea da parte della Russia e l’appoggio alla sedizione del Donbass, in risposta alla rivoluzione colorata a Kiev. Oggi, la crisi ruota sulla sovranità e indipendenza dell’Ucraina, che non possono essere oggetto di affievolimenti di sorta specie se imposti dall’esterno, ma afferisce soprattutto alla perdurante incomprensione di come gli equilibri politici e strategici in Europa orientale dovrebbero strutturarsi per essere stabili e legittimi. L’incomprensione è aggravata dal fatto che la cultura politica americana è andata sempre più incoraggiando una politica estera basata sui valori, mentre i Russi rimangono ancorati alla realpolitik tradizionale.

Non è impossibile immaginare la base su cui organizzare un equilibrio generalmente accettabile dell’area euro-atlantica. Mosca, prendendo atto dei dati reali, dovrebbe rinunciare alla pretesa di cristallizzare con atti formali quella che ritiene debba rimanere la propria residua sfera di influenza e alle sue ripetute iniziative destabilizzanti ai danni degli occidentali. Gli USA e gli europei dovrebbero a loro volta adattarsi con minori reticenze al fatto che la Russia ha interessi vitali nello spazio limitrofo ai confini della NATO e della UE e che, nel processo di disfacimento dell’impero sovietico, Mosca ha ceduto tutto quello che poteva concedere, compreso l’ingresso dei paesi Baltici nella Alleanza Atlantica, senza che ulteriori alterazioni dell’equilibrio costituiscano un vulnus fatale alla sicurezza del paese.

 

* Avvocato – Foro di Catanzaro

 


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