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Crisi Kazakistan: le conseguenze per l’Italia e per l’Europa - di Nicola Corea*

17 Gennaio 2022




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Nelle prime due settimane del 2022, il Kazakistan si è reso protagonista dello scenario internazionale a causa delle proteste di massa scoppiate ad ovest e diffusesi velocemente per tutto il Paese. Sebbene la situazione sembri essere già sotto il controllo delle autorità, gli episodi potrebbero segnare un cambio di passo per l’enorme Paese centroasiatico, sia dal punto di vista interno che in una visione internazionale. Il Presidente Tokayev ha invocato l’intervento militare degli alleati del CSTO, l’Organizzazione del Trattato di Sicurezza collettivo, una sorta di piccola NATO che unisce Russia, Armenia, Bielorussia, Kirghizistan e lo stesso Kazakistan. L’intervento si è di fatto concretizzato, con l’arrivo nel paese di un contingente di 2500 unità, la maggior parte russe.

Gli scontri in Kazakistan, del resto, rischiano di avere conseguenze per la stabilità di tutta la regione e di intaccare gli interessi di diversi attori globali. Il Kazakistan, strettamente legato alla Russia da vincoli di natura storica ed economica, ha infatti costruito negli anni successivi all’indipendenza solidi rapporti anche con l’Occidente e con la Cina, che nel paese ha importanti interessi. Il Dragone ha investito molto in Kazakistan, guardando soprattutto alle infrastrutture necessarie alla Nuova Via della Seta e all’estrazione di metalli come l’uranio, fondamentale per la transizione energetica che Pechino ha deciso di basare in maniera consistente anche sul nucleare.

Le conseguenze preoccupano anche l’Europa, e in particolare l’Italia, che rappresenta il primo partner commerciale europeo e il terzo partner globale del Kazakistan.

L’Italia ha investito molto negli ultimi anni sul rapporto con il Kazakistan e sull’Asia centrale tutta. Lo dimostra la creazione, nel 2019, della Conferenza Italia – Asia Centrale, nel formato 1+5 (Italia più Kazakhstan, Kyrgyzstan, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan). La conferenza, la cui seconda edizione si è tenuta a inizio dicembre a Tashkent, in Uzbekistan, rappresenta il primo tentativo di creare un framework multilaterale strutturato tra le cinque repubbliche centroasiatiche ed un paese europeo. L’iniziativa diplomatica ha permesso all’Italia di porsi come interlocutore privilegiato nella regione, rafforzando al contempo la propria presenza sui mercati centroasiatici. La combinazione tra stabilità politica, disponibilità di idrocarburi e crescita economica sostenuta, ha rappresentato un irresistibile polo d’attrazione per gli investimenti italiani, concentrati soprattutto nei settori dell’energia e delle costruzioni, con l’arrivo in Kazakistan di aziende quali Eni, Saipem, Salini Impregilo e Italcementi.

Gli scontri di questi giorni gettano un’ombra di incertezza sul futuro del paese e degli equilibri regionali. L’intervento russo minaccia di destabilizzare ulteriormente il paese. Tutti elementi che giustamente preoccupano i paesi occidentali, Italia in primis. Il rischio che ancora una volta i paesi europei rimangano alla finestra, spettatori impotenti di stravolgimenti geopolitici in aree strategicamente rilevanti, è purtroppo alto.

 

* Avvocato – Foro di Catanzaro


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