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Per evitare rischio varianti Covid è indispensabile vaccinare nei paesi poveri - di Nicola Corea*

30 Novembre 2021

Arriva la variante Omicron e si ripropone un vecchio problema: vaccinare nei Paesi poveri per evitare il rischio varianti. Possiamo guardare al futuro con cauto ottimismo, ma al tempo stesso continuare a pieno ritmo con la campagna vaccinale e mantenere le precauzioni a livello di comportamenti individuali.

Gli esperti suggeriscono di non abbassare la guardia sul versante varianti. La soluzione è una strategia vaccinale globale. Dobbiamo farci promotori di campagne di vaccinazione nei Paesi densamente abitati e poveri di risorse, perché lasciare correre il virus è pericoloso. Le varianti attualmente in circolazione, infatti, riducono solo parzialmente l’efficacia del vaccino. Ma continuando a correre, il virus potrebbe compiere ulteriori mutazioni pericolose e questo rischio va assolutamente scongiurato.

Al momento siamo in fase di stallo. Se nell'Unione europea la popolazione ha ricevuto almeno una dose e il 60 per cento dei cittadini è stato completamente immunizzato, solo l'un per cento delle iniezioni somministrate a livello mondiale sono state distribuite in Africa.

Nei Paesi in via di sviluppo c'è ancora una grossa carenza di vaccini contro il coronavirus, per questo l'Organizzazione mondiale della sanità sostiene che sarebbe meglio dare loro le dosi piuttosto che usarle per la terza dose.

Il programma Covax, il meccanismo messo in campo per assicurare la distribuzione delle dosi di vaccino in tutto il mondo, ha finora spedito meno di 80 milioni di dosi a più di 120 paesi con una popolazione complessiva di miliardi di cittadini e molti dipendono esclusivamente da questo programma.

Se i paesi ricchi, che si sono accaparrati la quasi totalità delle dosi sul mercato, non condivideranno i vaccini anti Covid con quelli poveri, la pandemia potrebbe allungarsi "anche di sette anni". Lo ha affermato in un editoriale su “Nature”, Gavin Yamey, direttore del Center for Policy Impact in Global Health della Duke University, che ricorda come al momento 130 paesi, con una popolazione di 2,5 miliardi di abitanti, hanno ricevuto pochissime dosi.

Un focolaio in un qualsiasi posto del mondo può portare ad un'epidemia ovunque ed ecco perchè è nell’interesse collettivo condividere le dosi e far sì che si espandano le forniture globali di vaccini.

In questo momento, una piccola parte della popolazione mondiale si è assicurata più di metà delle dosi disponibili e anche il programma Covax - attivato dall'Oms - ha scorte per appena il 20% della popolazione dei paesi a basso e medio reddito.

Bisogna intervenire al più presto per mettere definitivamente all’angolo il coronavirus. Circa cento milioni di dosi a disposizione in Ue stanno per scadere, per questo è preferibile destinarle ai paesi poveri invece che lasciarle finire nella spazzatura.

 

* Avvocato – Foro di Catanzaro


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