"Credo che sia molto importante fare iniziative come questa e non è scontato farle. Questo è un Paese in cui c’è grandissima attenzione e grandissima sensibilità sulle ricorrenze delle stragi ma c’è scarsissima attenzione dell’opinione pubblica rispetto a ciò che la mafia è oggi e a quanti pericoli porta con sé la mafia oggi. La mafia ha fatto la scelta di sparare il meno possibile, però, gli arsenali di armi li ha, come è emerso nelle audizioni sul processo Aemilia: non li usa perché vuole suscitare basso allarme sociale e c’è abbastanza riuscita perché non c’è una percezione della pericolosità delle mafie. Le istituzioni lavorano, abbiamo straordinarie risorse investigative e un’organizzazione di organismi di contrasto alle mafie che continua a produrre inchieste e arresti e a dare colpi durissimi alle mafie ma, nonostante questo, c’è bisogno di dare il senso all’opinione pubblica di qual è la pericolosità di una criminalità organizzata che ricicla il denaro che proviene da traffici illeciti e prende le aziende per questo. Questo vuol dire pompare molti miliardi nell’economia legale. Avere tanti miliardi controllati dalle mafie e provenienti dai traffici criminali nell’economia legale di un Paese è un problema per la democrazia. Per questo bisogna parlarne tanto. L’impatto della bomba o dell’omicidio è certamente più forte ma il problema c’è anche senza stragi. Complessivamente, come istituzioni, durante la pandemia e ancora adesso stiamo facendo uno sforzo positivo per contrastare le mafie. Forse non è stato fatto tutto ciò che si poteva ma sicuramente è stato fatto uno sforzo positivo. Nelle crisi, infatti, le mafie possono da una parte utilizzare le ingenti risorse che hanno e dall’altra parte possono provare ad accedere alle risorse pubbliche che in questi casi vengono messe in campo. Penso, comunque, che abbiamo fatto alcune cose importanti. Si raccontava dei sacchetti di cibo allo Zen e in qualche altro Comune: questo era un rischio che avevamo intuito fin da subito. La possibilità che le mafie, in una fase di crisi così pesante come quella pandemica, si sostituissero allo Stato e alle istituzioni, l’abbiamo vista. Abbiamo preso molti provvedimenti, come il reddito di emergenza o iniziative prese dai Comuni, per impedire alle mafie di sostituirsi allo Stato. Il tema di radicarsi sul territorio e avere consenso sociale sul territorio è un problema che le mafie si pongono sempre, anche al Nord. Quando raccontano le storie di Brescello e di Grande Aracri emerge il tema del consenso sul territorio; così come c’è un tentativo delle mafie di entrare nella sanità un po’ per prendere i soldi ma anche perché un dottore o un dirigente sanitario ha una credibilità nei confronti delle persone. Credo che abbiamo messo in campo una serie di misure per evitare che nei prossimi mesi succeda che la criminalità organizzata rischi di appropriarsi di una parte delle risorse che vengono messe in campo per la ripresa con il PNRR. Siccome c’è la crisi e c’è bisogno di una ripresa rapida, qualcuno ha provato a spingere per abbassare le tutele di legalità per risolvere i problemi. Questa è stata una tesi che è stata spesso affermata: il voler appaltare i lavori subito per farli subito e, quindi, riducendo le regole e le tutele di legalità. Questo sarebbe stato un grande regalo alle mafie. Noi abbiamo impedito che questo accadesse: è stata una nostra battaglia. Sulla ricostruzione dopo i terremoti sono state abbassare le tutele di legalità e si sono cambiate le regole in nome di una velocità che poi nei fatti non c’è stata. Inoltre, si sta investendo molto sulle banche dati. Ho letto un rapporto in cui si spiega che il tra il 20 marzo 2020 (inizio pandemia) e il gennaio 2021 sono state trasferite circa 58mila aziende, con una percentuale più alta in alcune Regioni. È chiaro che un monitoraggio di tutto questo è necessario. Gli investimenti ci sono e ora occorre far funzionare un sistema di monitoraggio di tutto, dalle transazioni commerciali alle compravendite di negozi, ai cambi di destinazione d’uso. Bisogna che si crei un sistema in grado di vedere le anomalie. Inoltre, sempre in nome della velocità, si stava tentando di spiegare che le società che nascono sul web per mettere in campo nuove tecnologie potevano essere costituite direttamente da remoto senza il passaggio con i notai o con pubblici ufficiali. Questo è stato fermato. Alla luce delle cronache recenti da cui è emerso che le aste giudiziarie stanno diventando un’occasione importante per le mafie per riciclare, abbiamo poi approvato in Commissione Giustizia al Senato e a breve approveremo in Aula il nostro emendamento che istituisce una banca dati presso il Ministero, che raccoglie tutti i soggetti che fanno offerte nelle aste giudiziarie e i conti correnti. Ovviamente si tratta di una banca dati a cui avranno accesso solo le Procure ma che rende possibile capire dove ci sono finanziamenti di provenienza non chiara e, quindi, consentire di intervenire. Credo, quindi, che abbiamo fatto alcune cose che magari non sono sufficienti ma sottolineo che complessivamente c’è la necessità di alzare l’attenzione. Avviso Pubblico sta facendo un lavoro straordinario per alzare l’attenzione nei Comuni, capire quali sono le spie rispetto a situazioni di criminalità e diffondere le buone pratiche. Noi, però, dobbiamo costruire una sensibilità. Al Nord, per tanti imprenditori, è normale che se arriva una persona a offrire servizi finanziari o di recupero crediti in un momento di difficoltà va bene anche senza sapere o capendo che ci sono alle spalle organizzazioni criminali. La conseguenza poi è che spesso queste organizzazioni si prendono le aziende ma, soprattutto, inquinano in maniera pesante la nostra economia e, quindi, la nostra democrazia. Serve che su queste cose ci sia chiarezza e attenzione e che non ci sia mai normalità nella frequentazione o nei rapporti con le mafie.