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Un Piano Regionale per affrontare la carenza di Medici di Famiglia - di Carlo Borghetti

19 Luglio 2021

I più li chiamano “medici di base“. Tecnicamente si chiamano “medici di medicina generale“, in sigla MMG. Loro preferiscono generalmente essere chiamati “medici di famiglia“. Comunque li si chiami è certo che svolgono un ruolo fondamentale nel servizio sanitario pubblico nazionale e regionale, di raccordo e di sintesi rispetto agli interventi dei medici specialisti, capaci di integrare gli aspetti delle cure più strettamente sanitari con gli aspetti sociosanitari e sociali, aspetti integranti nella realizzazione del benessere delle persone che hanno in carico, delle quali riscuotono la fiducia e conoscono la storia non solo “medica“, spesso per periodi di tempo di svariati anni. Sono figure professionali che pochi servizi sanitari al mondo possono vantare così come possiamo noi, in Italia, grazie alle indicazioni e alle linee di sviluppo che risalgono alla istituzione del Servizio Sanitario Nazionale con la Legge 833 del 1978, vero e proprio patrimonio del nostro Paese da riscoprire e rilanciare, contestualizzato all’oggi, senza però tradirne i valori e i principi.
Ma da qualche anno i medici di famiglia in servizio stanno progressivamente diminuendo, con un reintegro di quelli andati in pensione che non pareggia il numero dei cessati, e l’evoluzione della medicina territoriale e della sanità in generale impone nuove riflessioni su quali debbano essere i ruoli dei MMG oggi e le modalità e le regole che debbano definirne l’attività.
Stando alla Lombardia, una recente nota della Direzione generale dell’assessorato regionale al Welfare illustra la situazione degli ambiti territoriali cosiddetti “carenti” di medici di famiglia, quantificando così i posti di MMG vacanti: ATS Milano metropolitana 243, ATS Bergamo 77, ATS Brescia 103, ATS Monza e Brianza 77, ATS Insubria 113, ATS della Montagna 26, ATS Pavia 28 e ATS Valpadana 117, per un totale di 784 medici da reperire.
Considerando che secondo i dati della Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale nel quinquennio 2018-2022 i medici di famiglia che saranno andati alla fine in pensione in Lombardia saranno 1802, è dunque necessario agire rapidamente su più fronti per evitare che i lombardi rimangano privi di una copertura adeguata sul fronte delle cure primarie e della continuità assistenziale, consapevoli che parte degli interventi possibili possono essere messi in campo a livello nazionale, e parte a livello regionale, evitando di utilizzare questo tema a fini biecamente elettorali, mettendo in atto tutte le possibili sinergie e collaborazioni istituzionali e politiche, anche ponendo in capo alla Regione iniziative utili allo scopo.
Sul fronte del Consiglio regionale della Lombardia, infatti, con il gruppo PD avevamo già nel 2018 proposto alla Giunta regionale l’incremento delle borse di studio (e quindi dei posti) per i corsi di formazione per medici di famiglia, che sono di durata triennale, e l’anno successivo, nel 2019, avevamo proposto di incrementare il valore di tali borse, per parificarlo a quello delle borse di studio dei medici in specialità, più “ricche”, incentivando così i giovani laureati in Medicina a intraprendere la strada della Medicina generale anche riconoscendone la pari dignità economica.
La proposta non passò.
Lo scorso 6 luglio, insistendo ancora sul tema, con il gruppo consiliare del PD abbiamo presentato una mozione in Aula che rappresenta un vero e proprio Piano regionale per affrontare la carenza di medici di famiglia, che impegnava la Giunta:
-a incrementare il numero delle borse per il corso di formazione per MMG;
-a innalzare l'importo delle suddette borse equiparandolo a quello previsto per la specializzazione ospedaliera;
-a incentivare i MMG a coprire gli ambiti territoriali carenti da almeno 12 mesi concedendo per i primi 5 anni spazi pubblici in concessione gratuita da utilizzare come studio e rimborsando fino all'80% delle spese sostenute per l'assunzione di personale infermieristico e amministrativo;
-a pianificare in largo anticipo le sostituzioni dei medici di base che cessano la propria attività così da non lasciare centinaia di ambiti sguarniti;
-ad aumentare il numero di pazienti che i MMG in formazione possono convenzionare, come sostituti, dai 500 pazienti attuali a 1500;
-a semplificare per i cittadini l'iter di "scelta e revoca" del MMG attivando convenzioni con farmacie e uffici postali che consentano di effettuare l'intera procedura prevista;
-a prevedere le risorse necessarie da destinare alle ATS lombarde affinchè possano assumere un contingente adeguato di giovani medici neoformati in Medicina generale e cure primarie da impiegare sul territorio, così da poter effettivamente creare un welfare di comunità e di prossimità.
La mozione è stata bocciata dalla maggioranza di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, che hanno preferito approvare una loro mozione pur interessante ma rivolta esclusivamente al Governo nazionale per non impegnare Regione Lombardia.
La ratio delle proposte del PD, invece, sta nella possibilità di metterle concretamente in atto in tempi relativamente brevi sul territorio regionale, in attesa che decolli la costituzione delle Case della Comunità previste dal Recovery Plan e parallelamente al necessario potenziamento di tutta la sanità territoriale, dell’assistenza domiciliare e di altre iniziative che vedono la Lombardia indietro, e che auspichiamo vengano previste dalla nuova riforma sociosanitaria regionale in discussione, ben sapendo che nulla può surrogare l’insostituibile ruolo del MMG, che potrà però certamente beneficiare nella sua attività di una sanità più forte e diffusa sul territorio, specie se vi potrà partecipare, in forma singola o -meglio- associata integrandosi proprio con le nuove iniziative attese.
Restiamo convinti che Regione Lombardia debba assumersi le responsabilità e gli oneri in proprio che abbiamo proposto con il nostro Piano per risolvere il problema degli ambiti carenti di medici di famiglia, senza aspettare le prossime iniziative governative già annunciate, e andandole comunque a integrare.
Va rigettata infine l’ipotesi dei colleghi di centrodestra secondo cui mancate iniziative sui MMG negli ultimi 25 anni dei Governi nazionali che si sono succeduti debbano essere addebitate a una singola parte politica (il centrosinistra), essendosi alternati in questo lasso temporale a Roma Governi di tutti i colori politici praticamente in ugual misura. Unicuique suum. E adesso anche alla Lombardia il suo.


Carlo Borghetti, Vice Presidente del Consiglio regionale della Lombardia
Consigliere regionale del Gruppo PD
Componente della Commissione Sanità


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