Registrati

Privacy

Informativa ai sensi dell'art. 13 del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196. La raccolta e il trattamento dei dati sono effettuati limitatamente ai fini connessi alla gestione operativa e amministrativa del servizio. I dati sono trattati con strumenti informatici e telematici e non saranno comunicati a terzi. Il titolare del trattamento è AreaDem.
* Acconsento al trattamento dei miei dati personali
Log in

 
Registrazione al sito - Login al sito

Fassino: Mai piu' Srebrenica: i Balcani in Europa - Intervento su Il Tirreno

11 Luglio 2021

L’11 luglio 1995 le milizie serbe di Ratko Mladic occuparono Srebrenica, separarono gli uomini dalle donne, e per due giorni e due notti massacrarono 8.000 bosniaci musulmani, buttando i cadaveri in grandi fosse comuni. Sono passati 26 anni, ma il ricordo di quel massacro resta vivo come la tremenda testimonianza dell'abiezione e della disumanità a cui può condurre l'esaltazione della purezza etnica. Sì, proprio quella fu la radice delle guerre che portò prima alla dissoluzione della Federazione Jugoslava e poi alle guerre etniche che insanguinarono i Balcani con ogni sorta di efferatezza.
Vi sono regioni del mondo che rivestono un interesse strategico sia per le nazioni più prossime, sia per il vasto continente di cui sono parte. Così è per i Balcani, porta sudorientale dell'Europa, terra di frontiera tra Occidente e Oriente, tra Europa e Asia, tra cristianità e Islam, tra cattolicità e Chiesa ortodossa in un crogiuolo di popoli, etnie, nazionalità, religioni, culture, alfabeti. Una regione che nel corso dei secoli è stata teatro di avvenimenti— invasioni, guerre, dominazioni — che sempre hanno investito l'intero continente. E così è stato anche all'inizio degli anni '90 quando venuto meno il ruolo di area-cuscinetto trai blocchi occidentale e sovietico svolto dalla Federazione Jugoslava, la sua dissoluzione diede luogo a guerre sanguinose tra i popoli balcanici.
Cinque anni dopo con la pace di Dayton si indicò nell'integrazione nella Ue e nella Nato la via per superare odi e rancori, sollecitando ogni popolo a pensare il proprio futuro non contro il vicino, ma "con" il vicino.
Una strategia sancita nel 2003 dal Consiglio Europeo di Salonicco. Si avviò così un cammino che ha visto l'ingresso nella Ue di Slovenia, Bulgaria e Romania (i Balcani orientali) e Croazia, suscitando nelle altre nazioni della regione la aspettativa di una loro rapida integrazione. Aspettativa rafforzata dalla decisione della Nato di aprire le porte anche a Montenegro, Albania e Nord Macedonia.
Le cose sono andate diversamente.
La crisi economica che ha colpito l'Europa tra i12008 e il 2015, il conflitto russo-ucraino alle porte dei Balcani, Brexit e le spinte euroscettiche di alcuni Paesi dell'Europa centrale, l'incalzare di flussi migratori: tutto ciò ha indotto in molti governi europei un istinto di chiusura che ha rallentato il percorso di integrazione dei Balcani occidentali.
Un rallentamento che a sua volta ha suscitato frustrazione e delusione nelle classi dirigenti e nelle opinioni pubbliche della regione, con il rischio del riemergere delle pulsioni etniche e nazionalistiche che tante tragedie già hanno prodotto in quelle terre. Ne è testimonianza un non-paper anonimo diffuso nelle scorse settimane che propone la disarticolazione dell'attuale assetto dei Balcani sostituendolo con una spartizione etnica da cui sorgano una grande Serbia, una grande Croazia e una grande Albania.
Eppure dovrebbe essere evidente quanto l'integrazione dei Balcani sia importante per la stabilità della regione e per la sicurezza dell'Europa intera. E una piena appartenenza all'Unione Europea che può evitare che il rischio che lo storico rapporto culturale e religioso con il mondo slavo e ortodosso attragga la Serbia in altre orbite. È per entrare in Europa che Skoplje ha sottoscritto con Atene l'accordo sulla denominazione Nord Macedonia. La integrazione europea è la leva per assicurare stabilità in Albania, Montenegro e Nord Macedonia percorse in questi anni da conflittualità politica interna spesso aspra. Ed è il traguardo europeo che può sollecitare Serbia e Kosovo a normalizzare le loro relazioni. Così come solo un forte ancoraggio europeo può mettere la Bosnia-Erzegovina al riparo da ricorrenti pulsioni separatiste.
Naturalmente occorre che quei Paesi adeguino le loro legislazioni ai principi e agli standard europei, in particolare in materia di indipendenza della magistratura, libertà dei media, lotta alla corruzione, tutela dei diritti civili e delle minoranze. Riforme ovunque avviate, che tuttavia sono a rischio: se Bruxelles frena, anche le capitali balcaniche saranno indotte a frenare.
Né va mai dimenticato che i Balcani si affacciano su quel Mediterraneo percorso da molteplici crisi. Peraltro la crescente presenza di Russia, Cina e Turchia sottolinea l'importanza della regione negli equilibri geopolitici del Sud Europa e del Mediterraneo.
Insomma, è tempo di decidere. Da Dayton sono trascorsi 26 anni e da Salonicco 18. Dilazionare ancora non può che produrre guasti e aprire spazi ad altri conflitti e violenze. Serve un cambio di passo, accelerando i negoziati in corso con Serbia e Montenegro, avviandoli con Albania e Nord Macedonia, riconoscendo alla Bosnia lo status di candidato e dando segnali concreti al Kosovo, come la liberalizzazione dei visti di ingresso nell'Ue. E da subito atti di inclusione: ricomprendendo i Balcani nello spazio europeo di approvvigionamento dei vaccini, sostenendo i programmi di sviluppo di quei Paesi, condividendo con loro la gestione dei flussi migratori della rotta balcanica, coinvolgendo istituzioni e società civili nella Conferenza sul futuro dell'Europa.
Uno scenario in cui l'Italia - per la prossimità e per gli intensi legami storici, culturali, economici e politici – è chiamata a svolgere un ruolo di punta.
Ma l'europeizzazione dei Balcani non è meno importante per la pace, la sicurezza e la stabilità dell'Europa intera.
Se si vuole che "mai più Srebrenica" non sia una frase retorica, allora servono scelte coerenti e lungimiranti. E servono adesso.

Articolo di Piero Fassino (file PDF)»


Fassino: Strage di Srebrenica, solo l’Europa può scacciare lo spettro di quell’orrore - intervista de Il Riformista»

Balcani, Fassino: etnocentrismo tara drammatica per conflitti e drammi»


Commenta... oppure


torna su

Agenda

DoLuMaMeGiVeSa
1 2 3 4 5 6
7 8 9 10 11 12 13
14 15 16 17 18 19 20
21 22 23 24 25 26 27
28 29 30

Rassegna stampa