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Fame nel mondo, la parola d’ordine e' fare presto - di Marina Sereni e Maurizio Martina

07 Luglio 2021

Intervento su Il Riformista


La scorsa settimana a Matera il Governo italiano ha guidato l’incontro dei Ministri degli Esteri e della Cooperazione dei paesi G20. Lo ha fatto proponendo un percorso di confronto e impegno tutt’altro che scontato e mettendo al centro dei lavori il tema cruciale della sicurezza alimentare dopo la pandemia.
Si tratta di un passo importante e di una scelta che definisce ancora una volta il peculiare contributo italiano a un rinnovato impegno multilaterale nel segno della cooperazione internazionale e dell’azione comune. La comunità globale ha bisogno di affrontare urgentemente, con più determinazione, la drammatica questione della giustizia alimentare e del diritto al cibo. La pandemia ha aggravato la situazione ovunque, e in particolare nelle aree del mondo già in sofferenza come Africa, Asia e America Latina. L’acuirsi e il moltiplicarsi dei conflitti, gli effetti dei cambiamenti climatici accanto all’impatto socio-economico della pandemia da Covid19 stanno creando milioni di nuovi affamati che si aggiungono purtroppo ai settecento milioni di persone già in questa condizione.
Ci sono realtà come lo Yemen, Il Sud Sudan, Haiti e la Siria oltre la soglia di guardia da tempo. In Etiopia la crisi del Tigray sta sfociando in una terribile carestia. Donne e bambini sono ovunque i più colpiti. Gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile delle Nazione Unite sono oggi più lontani e proprio per questo occorre un impegno straordinario dei paesi più avanzati a partire dai G20. Il senso del lavoro proposto dall’Italia con la squadra guidata dal Ministro Di Maio e con la collaborazione del Direttore Generale FAO Qu Dongyu è stato proprio questo: condividere una valutazione aggiornata dei rischi, rimettere al centro dell’attenzione la sicurezza alimentare e avanzare una proposta d’impegno operativa. Così il G20 di Matera ha prodotto una Dichiarazione condivisa rispetto alle sfide da affrontare, a partire dal salto di qualità necessario per un approccio compiutamente “One Health” che leghi indissolubilmente la salute dell’uomo a quella degli altri esseri viventi e della terra stessa. Ma dalle parole è ora fondamentale passare anche all’azione.
E così, grazie alla stretta collaborazione tra Italia e Fao è stato lanciato il progetto della Food Coalition quale originale strumento multilivello di partenariato operativo tra paesi e tra soggetti pubblici e privati per promuovere azioni di sostengo alla resilienza dei sistemi alimentari dopo il Covid attorno a quattro aree d’impegno: lotta a sprechi e perdite, trasformazione dei sistemi alimentari locali, azioni di protezione sociale, inclusione economica e contrasto alle povertà e risposta umanitaria. Si tratta di un percorso originale per accelerare le azioni di cooperazione tra attori diversi, istituzionali e non, pensando prima di tutto al sostegno concreto delle economie rurali. Al sostegno di contadini, pescatori, allevatori. A Matera abbiamo lanciato la prima “call to action” rivolta a quanti vogliono mettersi al lavoro per questo obiettivo, a Firenze a metà settembre, con il G20 dell’Agricoltura, si realizzerà un ulteriore passo avanti.
Intanto, già diversi progetti stanno prendendo vita: dall’impegno comune di Israele e Marocco, al percorso dell’Olanda con lo Zimbabwe, alla proposta di Coldiretti e di alcune associazioni agricole americane e ghanesi per la costruzione della prima rete globale dei Farmers Market, al lavoro di Unido e del Future Food Instituite con realtà spagnole, algerine, greche e irachene per il sostengo all’innovazione agricola. Il nostro prossimo appuntamento sarà tra poche settimane, proprio in FAO, quando il governo italiano e le Nazioni Unite promuoveranno insieme il Pre Food System Summit. Anche in quella occasione dovremo saper coniugare analisi e azione.
Dovremo saper andare oltre le istituzioni, in particolare coinvolgendo le associazioni, le popolazioni indigene, e i tanti che vivono quotidianamente l’esperienza diretta delle tante agricolture del pianeta. C’è una responsabilità da assolvere insieme, con decisione, per affermare davvero sistemi alimentari equi e sostenibili ad ogni latitudine. Il diritto al cibo non può rimanere solo nei nostri documenti, deve radicarsi concretamente nella vita di milioni di persone. La cooperazione internazionale e un rinnovato impegno multilaterale sono la risposta a queste sfide e l’Italia, ancora una volta, può giocare un ruolo determinante proprio a partire da questa consapevolezza.

Fonte: Il Riformista

Articolo di Marina Sereni e Maurizio Martina - Il riformista (PDF)»


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