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Zanda: Con i 5 Stelle alleanza tattica non strategica - Intervista del Corriere della Sera

04 Luglio 2021

Intervista del Corriere della sera a Luigi Zanda

Senatore Luigi Zanda, il M5S è spaccato.

«Io non credo che ci sarà la scissione. Perché quella tra Conte e Grillo è una sfida molto personale e ritengo che nessuno dei due voglia buttare a mare una storia che li ha portati a un successo politico. Ci saranno aggiustamenti dello statuto, non ci saranno scissioni. Ma la questione più importante è quale sarà il posizionamento politico del M5S. Io mi aspetto ci sia la conferma della fiducia piena nel governo Draghi, nell’europeismo e atlantismo, senza cedimenti filo-cinesi. In più mi attendo che non ci sia nessuno sbandamento sui principi della democrazia parlamentare e liberale».
E se il M5S prendesse le distanze da Draghi?

«Credo nessuno dei partiti che oggi sostengono Draghi possa avere la temerarietà di mandare a picco l’Italia per futili motivi. Se ciò dovesse invece accadere, le conseguenze politiche sarebbero molto serie».
II M5S è un alleato affidabile?

«lo ho sempre considerato e considero il rapporto con i 5 Stelle un’alleanza tattica e non strategica».
Tra un po’ inizieranno le grandi manovre per il Quirinale. Pd e 5 Stelle giocheranno di concerto?

«Penso che sia veramente troppo presto per parlare di quello che succederà a febbraio prossimo. Quando esistevano i grandi partiti popolari era possibile immaginare con molti mesi d’anticipo, anche se non è sempre stato così, lo scenario di questa elezione e si potevano siglare accordi importanti. Noi invece oggi abbiamo un sistema politico molto frantumato, con tre partiti intorno al 20 per cento, un quarto partito al 15 circa e dei partiti minori. Ne consegue che cercare di costruire oggi maggioranze in vista dell’elezione del Quirinale sia un’impresa inutile oltre che sbagliata. Nessuno oggi è in grado di fare previsioni attendibili. Non è in gioco solo il rapporto tra Pd e 5 Stelle, anche il centrodestra è in difficoltà: Forza Italia proseguirà sulla strada della federazione dopo le posizioni assunte da Meloni e Salvini in Europa?».
Già, Salvini è un vostro alleato di governo e ha siglato un patto con Orban e gli altri sovranisti d’Europa…

«Si tratta di una questione molto rilevante: tutta la destra nazionalista europea è in allarme e si mette insieme per mostrare i muscoli. Peccato che anche Salvini e Meloni si siano uniti a questo gruppo. Dopo la sospensione del patto di stabilità e dopo il Pnrr le destre nazionaliste e sovraniste sentono l’odore di un’Europa più unita e ora temono un’Europa federale. La sfida finale infatti sarà quella tra l’Europa federale e l’Europa dei nazionalismi».
Il rapporto tra il Pd e Draghi è saldo?

«Io penso che l’Italia sia molto fortunata ad avere Draghi premier e concordo con quello che ha detto Letta: il governo Draghi è il governo del Pd. Poi naturalmente ci sono gli aspetti politici della vita di un partito che non si esauriscono nell’appoggio a un governo. Noi abbiamo l’imperativo categorico di svolgere iniziative politiche che portino ad allargare la nostra base elettorale”.
Che nei sondaggi non va oltre il 20 per cento.

«Il 50 per cento degli italiani è formato da elettori di centro che guardano a sinistra e da elettori di sinistra che guardano al centro: questo è il Pd, la nostra base elettorale potenzialmente è molto ampia. E le Agorà immaginate da Letta la allargheranno».


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