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Come il PNRR migliorerà l’economia italiana - di Nicola Corea

29 Aprile 2021



Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) è pronto, salvo qualche limatura dell’ultima ora, il testo di 319 pagine è stato pubblicato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e reso accessibile a tutti i cittadini che lo vorranno leggere.

L’Italia ha a disposizione 221,5 miliardi sul totale, di cui 191,5 miliardi di euro giungeranno attraverso il Next Generation EU e 30 miliardi dal fondo complementare.

Si prevede che il Piano nazionale di recupero e resilienza (Pnrr) avrà un impatto di 3,6 punti percentuali sul PIL nel 2026, ovvero quando le varie missioni messe in pratica inizieranno a rilasciare la parte più corposa degli effetti benefici sull’economia reale dell’Italia.

Tuttavia già a partire dal 2021 con i primi fondi che dovrebbero arrivare a partire dalla seconda metà dell’anno, si prevede un effetto del +0,5% sul PIL.

Mentre tra il 2022 e il 2026 ci si attende un impatto positivo medio sul PIL di circa il +1,4%, rispetto al quinquennio 2015-2019.

Già nel 2023 è atteso un incremento del PIL del +1,9% e nel 2025 del +3,1%. I consumi privati ne beneficeranno, però, solo a partire dal 2025, mentre le esportazioni a partire dal 2024, e gli investimenti da subito.

Sulla base di una serie di ipotesi operative, tra cui la destinazione di una quota rilevante (oltre il 70 per cento) delle risorse di NGEU al finanziamento di investimenti pubblici e di altre spese in conto capitale e un approccio più efficiente delle amministrazioni pubbliche nella fase attuativa dei progetti, si può ipotizzare una crescita del PIL di tre punti percentuali nel periodo 2021-2026 rispetto allo scenario di base, cioè in assenza degli investimenti e degli incentivi del Piano.

Benefici alla crescita potrebbero derivare anche dalla realizzazione di alcune delle riforme individuate nel Piano. Le simulazioni effettuate con modelli già in uso presso il MEF indicano, infatti, che il completamento delle riforme della PA, del fisco e della giustizia potrebbero avere un impatto sul PIL nel medio periodo di oltre un punto percentuale. Analogo risultato si otterrebbe in caso di riforma del mercato del lavoro, con riferimento alla revisione del sistema degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive.

Il Piano include inoltre un corposo pacchetto di riforme, che toccano, tra gli altri, gli ambiti della pubblica amministrazione, della giustizia, della semplificazione normativa e della concorrenza.

Si tratta di un intervento senza precedenti, che intende riparare i danni economici e sociali della crisi pandemica, contribuire a risolvere le debolezze strutturali dell'economia italiana, e accompagnare il Paese su un percorso di transizione ecologica e ambientale.

Il Piano ha come principali beneficiari le donne, i giovani e il Mezzogiorno e contribuisce in modo sostanziale a favorire l'inclusione sociale e a ridurre i divari territoriali. Nel complesso, il 27 per cento del Piano è dedicato alla digitalizzazione, il 40 per cento agli investimenti per il contrasto al cambiamento climatico, e più del 10 per cento alla coesione sociale.


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