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Sassoli: le idee di Enrico per aiutare Bruxelles - intervista de la Repubblica

14 Marzo 2021

Il Presidente del Parlamento europeo: "con lui le idee giuste serve uno shock di equità per cambiare l`Italia e la Ue"




di Alberto D`Argenio

«Enrico Letta non ha paura delle nuove idee, il che è esattamente ciò che serve al Paese, al Partito democratico e all`Europa». Il presidente del Parlamento europeo, David 
Sassoli, vede nell`arrivo di Letta alla segreteria del Pd «una risposta al massimo livello di autorevolezza alla grave crisi nella quale è entrato il partito». Che ora ha la necessità di animare una grande iniziativa "una tenda" - per dare rifugio a tutti i progressisti. Anche attraverso un percorso di ulteriori "convergenze e obiettivi comuni" con i Cinquestelle targati Giuseppe Conte.


Che consigli darebbe a Enrico Letta per rilanciare un Pd dilaniato?

«Dopo il Covid non torneremo al mondo di prima, molte cose cambieranno per sempre e questo vale anche per i partiti. Servono nuove forme di selezione, partecipazione e decisione. Soprattutto servono idee. La pandemia è il nostro deserto e per attraversarlo serve una grande tenda dove tutti si sentano bene».


Una tenda?

«Sì, una tenda che accolga i progressisti, tutti coloro che vogliono rafforzare la democrazia, lottare contro le ingiustizie, difendere i nostri valori e aiutare l`Unione a costruire una sovranità europea. Servono pluralismo e laicità. E dobbiamo metterci subito in cammino, perché le truppe chiuse in caserma fanno solo casino».


Giuseppe Conte sta costruendo un Movimento improntato al verde e all`Europa che nei sondaggi ha già superato il Pd: rischiate una spirale verso la subalternità?

«Con i 5 Stelle abbiamo evitato che vincesse il Papeete, governiamo con loro per la seconda volta e al Parlamento europeo hanno votato nell`80% dei casi con il gruppo dei Socialisti e Democratici: con la leadership di Conte potremo aumentare le convergenze e gli obiettivi comuni in Italia e in Europa».


Quale sarà il ruolo del Pd di Letta nell`esecutivo Draghi?

«Il Pd con Enrico può dare forza al governo sull`uscita dalla pandemia e sulla ripresa economica, poi a fine legislatura si tireranno le somme e potranno tornare le naturali distinzioni tra partiti. Ma ora tutti devono remare a testa bassa per salvare e rilanciare il Paese».


Come si sente a farlo con la Lega?

«Il Pd è il partito della coesione sociale e del patriottismo costituzionale, quando altri aderiscono a questi principi, quando riconoscono che l`Europa non è burocrazia ma il nome della pace di cui godiamo, il Paese ne trae beneficio e il sistema politico diventa più maturo».


Intanto c`è un Pd da rilanciare, che deve raccogliere i cocci: serve una rifondazione?

«Dall`Assemblea (di oggi, ndr) la risposta sarà adeguata. Penso che serva un partito che torni nel nord, dove non basta vincere qualche città per dire di avere capito il travaglio di un tessuto industriale schiacciato dall`idea di piccola patria. Serve un partito che torni al sud, dove la domanda assistenzialista certifica gli errori di pianificazione del passato. Serve un partito che non si accorga 
delle donne solo quando se le dimentica. Serve uno `shock di equità`, perché anche la pandemia non è uguale per tutti e milioni di italiani sono passati dal ceto medio alla soglia di povertà. Il Pd deve ascoltare le istanze della povera gente non solo per dare sussidi, di certo fondamentali, ma perché lì c`è un bisogno di emancipazione sociale, come ci richiama papa Francesco, che è la molla della rinascita. L`inquieta società italiana non vuole scassare tutto, ma chiede passi in avanti. Dobbiamo fare di tutto perché questo avvenga».


Lasciando la segreteria Nicola Zingaretti ha parlato di "vergogna" verso il Pd.

«Un momento di scoramento è consentito a tutti, però Zingaretti ha avuto il merito di avere rilanciato il Pd in una fase buia e di avere anteposto la tenuta democratica del Paese agli interessi di partito».


Come superare il genetico problema delle correnti e di un certo istinto autodistruttivo?

«Credo che l`unanimismo sia una malattia che possiamo correggere con un vero pluralismo interno. oggi però il tema è quello delle idee e di ritrovare legami e amicizie senza le quali non si fa politica».


Pensa che con Letta si possa ricomporre la frattura con gli esuli della stagione renziana oggi in Leu?

«Tutto è possibile, tutto è auspicabile. Enrico saprà cosa fare».


Gli ha già parlato?

«Ci siamo sentiti lo scorso fine settimana per commentare la partenza della Conferenza sul futuro dell`Europa con la quale 
ridaremo ai cittadini le chiavi della casa comune europea. L`ho trovato come sempre informato. Dobbiamo rendere più efficiente la democrazia europea, dotarla di nuove competenze e riformarla. Non ci sono tabù, nulla è proibito».


Pensa che la Conferenza debba sfociare in quella riforma dei trattati oggi auspicata da alcuni governi e osteggiata da altri?


«Sì, il Parlamento ha già messo sul tavolo alcune idee, e altre arriveranno dai cittadini, come le liste transnazionali alle elezioni europee, gli Spitzenkandidaten (il portabandiera del partito che vince le europee diventa presidente della Commissione Ue, ndr), il potere di iniziativa legislativa, l`addio al diritto di veto e nuove competenze europee a partire dalla Salute».


A novembre ha ricevuto critiche 
per avere lanciato proprio con Repubblica l`idea di neutralizzare il debito da Covid: si sente di ribadirla?

«Vedo che questa riflessione sulla sterilizzazione del debito da Covid comincia a coinvolgere economisti e politici in Europa e negli Usa. Tutti fanno troppi debiti e non è detto che la crescita riesca a sostenerne il peso. Sarà il tema del prossimo futuro. Ne riparleremo presto».



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