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Mirabelli: non si torni all’isolamento del 2018. Costruiamo l’alleanza con M5S e LEU - intervista de Il Dubbio

23 Febbraio 2021


Mirabelli: necessario produrre vaccini in Italia


Pd: Mirabelli, fondamentale in nuova fase, ma no a nostalgie di nobili solitudini

Intervento di Franco Mirabelli all'incontro "La svolta dell'89: il futuro ha radici antiche" in occasione dei 100 anni del PCI


“Conte è una risorsa per il campo democratico ma deciderà lui quale ruolo giocare. Il Pd ha le sue leadership, guardiamo con rispetto a Conte e a quello che può rappresentare nel rapporto con l’opinione pubblica. Se deciderà di riprendere l’esperienza politica valuteremo il da farsi assieme agli alleati”.


di Giacomo Puletti 

Franco Mirabelli, senatore del Pd, si dice «convinto» che l’alleanza con il Movimento 5 Stelle abbia funzionato e per questo «è giusto riproporla anche alle Amministrative», ma sul futuro dell’ex Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, spiega che “sarà lui a decidere quale ruolo avrà nel campo progressista”.

Senatore Mirabelli, alcuni nel suo partito contestano la linea dell’alleanza strategica con il M5S. Perché lei la ritiene opportuna?

Sono convinto che l’alleanza abbia funzionato e abbia consentito al Pd di ritornare centrale nella vita politica e al Governo del Paese. Che questa alleanza continui a essere viva è interesse di chiunque voglia costruire un campo democratico e largo. Sia dentro al Governo Draghi, per far valere le proposte e l’agenda che stavamo costruendo nel Governo precedente, sia in vista delle elezioni amministrative.

Crede dunque che vada riproposta anche per la corsa al governo delle grandi città?

Si tratta soltanto di prendere atto della realtà. Ci sono delle forze pronte a costruire un campo alternativo alle destre e mi auguro che sia più largo di quello oggi rappresentato da Pd. M5S e LEU. Credo che nessuno possa auspicare di tornare indietro al 2018 e a quello “splendido isolamento” che ci ha portato al 18 per cento e che fino al luglio 2019 ci ha condannato all’ininfluenza.

Quale ruolo avrà l’ex Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nella costruzione di questo campo «democratico e largo»?

Entriamo in una fase in cui molto cambierà dentro le forze politiche e negli stessi schieramenti. Fare previsioni ora non è utile e nemmeno opportuno. Conte è tuttavia una risorsa per il campo democratico di cui parlavo prima ma deciderà lui per quale ruolo con giocare. Il Pd ha la sua leadership, guardiamo con rispetto a Conte e a quello che può rappresentare nel rapporto con l’opinione pubblica. Se deciderà di riprendere l’esperienza politica valuteremo il da farsi assieme agli alleati.

Con il senno di poi, pensa che sia stato controproducente durante la crisi di Governo portare avanti per settimane la strategia del “o Conte o voto”?

Questo ragionamento l’ho già sentito ma a me pare evidente che, nel momento in cui noi abbiamo confermato un giudizio positivo sull’esperienza di Governo che stavamo facendo, pur avendo noi sottolineato prima di tutti la necessità di fare un salto di qualità, sia stato normale volerla portare avanti. Stavamo lavorando con gli alleati per quello, difendendo e valorizzando l’esperienza di Governo del Conte bis e il ruolo di Conte nei rapporti con l’Europa e nella gestione della pandemia. Sarebbe stato stravagante se avessimo detto di voler proseguire quell’esperienza ma al tempo stesso ci fossimo dichiarati disponibili a un’alternativa.

Da un certo punto in poi però era chiaro che il Conte ter non avrebbe avuto i numeri, eppure avete proseguito con quella strategia. Perché?

La nostra opinione era quella e nel momento in cui ci battevamo per il Conte ter non potevamo far altro che sostenere Conte. Renzi non ci ha consentito di mantenere una maggioranza larga come quella che volevamo e ne abbiamo preso atto. Accogliendo l’appello del Presidente Mattarella, ci siamo messi a lavorare guardando all’interesse del Paese.

E così ora sostenete il Governo Draghi. Su quali punti il Pd spingerà per dare una linea all’esecutivo?

Mi pare che gli obiettivi principali e prioritari del Governo Draghi siano chiari e insiti nel mandato del Presidente della Repubblica: campagna vaccinale, sconfitta della pandemia e ripartenza dell’economia utilizzando al meglio l’opportunità del Recovery Plan. Rispetto alla pandemia e al piano vaccinale debbo dire che si sta proseguendo bene ma bisogna ulteriormente aumentare il ritmo.

Eppure ci sono troppi vaccini in frigo, con la variante inglese che sembra muoversi in fretta. Riuscirà il Governo a gestire le prossime settimane?

Ci vuole grande prudenza, come ha dimostrato il Ministro della Salute, Roberto Speranza, per evitare che si apra di nuovo una fase in cui la curva ricresce. Bisogna poi utilizzare bene i fondi del Recovery, ma di questo discuteremo in Parlamento. Gli obiettivi di Draghi sono quelli su cui il Pd ha cercato di qualificare il proprio progetto politico: il lavoro, la questione ambientale, la digitalizzazione e la riforma fiscale, con un fisco più equo che contribuisca a ridurre le diseguaglianze nel nostro Paese. C’è poi il grande tema della riforma della giustizia.

Su questo, la Ministra Cartabia sembra andare spedita verso un cambio di paradigma rispetto al suo predecessore, Alfonso Bonafede. Quali sono le urgenze?

Ci sono due progetti di riforma sul penale e sul civile già in Parlamento e credo che la nuova maggioranza debba partire da qui per migliorarli. Penso che la Ministra Cartabia sostenga una cosa che noi sosteniamo da tempo: c’è un tema prescrizione, è giusto rivendicare il fatto che i processi non possono essere infiniti ma è giusto anche porsi il problema di arrivare a sentenza e non concludere i processi senza esito.

Come si risolve l’inghippo?

Con una riforma del processo penale che garantisca tempi certi e una responsabilizzazione dei magistrati rispetto al mantenimento dei tempi fissati. Poi ci sono una serie di norme che possono essere messe in campo ma dobbiamo riuscire a ridurre il numero dei processi penali e credo che il tema della depenalizzazione di alcuni reati stia benissimo dentro questo contesto. Ma bisogna smetterla di trattare la prescrizione come un tema ideologico, occorre responsabilità.

In questi giorni c’è molto fermento nel Pd tra la questione di genere dopo il caso dei tre Ministri uomini e la richiesta di un congresso in cui si metta in discussione l’alleanza con il M5S. Che aria tira?

E’ normale che si apra una discussione, perché si è chiusa una fase e se ne apre un’altra. Ma ci vuole senso di responsabilità perché la priorità ora è dare un contributo al Governo Draghi, sottolineando i nostri temi identitari. Zingaretti ha fatto bene a convocare l’Assemblea Nazionale del partito a metà marzo e sarà una discussione seria. Ce ne saranno altre ma è evidente che dovremo riflettere molto nei prossimi mesi per essere capaci di cogliere i mutamenti del quadro politico che inevitabilmente il Governo Draghi porterà con sé.

Il Pd sarà in grado di farlo?

La mia preoccupazione è che si apra una discussione congressuale prima del tempo, che anziché mettere al centro le idee rischi di affrontare questioni che riguardano i gruppi dirigenti, lasciando in secondo piano le questioni aperte.


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