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Coronavirus: allarme sugli effetti economici della seconda ondata - di Nicola Corea

22 Ottobre 2020



Il coronavirus ci costerà 160 miliardi. L'epidemia in corso, oltre all'emergenza sanitaria, ha portato conseguenze pesanti anche dal punto di vista economico. Secondo le stime più ottimistiche, il Pil dovrebbe scendere del 10% rispetto all'anno scorso. Una perdita che potrebbe tradursi in un buco da 160 miliardi di Euro. Un conto già molto salato, che potrebbe peggiorare ancora durante la seconda ondata.

E’ evidente che un crollo del genere avrà degli effetti molto negativi sul mercato del lavoro. Anche perché il peggio deve ancora arrivare. Quando verrà meno il blocco dei licenziamenti, infatti, correremo il rischio di vedere aumentare a dismisura il numero dei disoccupati.

Gli effetti del Covid sull’economia italiana sono stati pesantissimi. Rispetto allo stesso periodo del 2019, nei primi sei mesi di quest’anno quasi tutti i principali indicatori economici del Paese sono stati preceduti dal segno meno. Ordinativi industria -20,9%; Export -20,4%; Fatturato industria -19,0%; Produzione industriale -18,3%; Fatturato dei servizi -16,9%; Investimenti -14,7%; Consumi delle famiglie -11,9%; Pil -11,7%; Commercio -8,8%.

Per quanto riguarda l’occupazione, già i dati relativi al secondo trimestre, pur decisamente negativi nel loro complesso per il peso del lungo lockdown tra marzo e maggio, evidenziano una discreta velocità di recupero.

Secondo i dati Istat, ad aprile si è aperto repentinamente un buco occupazionale di alcune centinaia di migliaia di unità. A giugno esso era valutabile in quasi un milione di unità secondo i dati grezzi. Il “buco” è stato arginato tra luglio e agosto: praticamente dimezzato.

Sulle prospettive a breve termine gravano due fattori di incertezza.

Il primo, più rilevante e decisivo, concerne il riacutizzarsi dell’emergenza epidemiologica a livello sia internazionale che nazionale, con i conseguenti riflessi sui volumi degli scambi e dei consumi. Ciò può interrompere o, nella peggiore delle ipotesi, invertire, quel sentiero di recupero fin qui imboccato.

Il secondo elemento di incertezza riguarda l’impatto e le conseguenze degli enormi volumi di cassa integrazione esplosi in aprile, con oltre 5 milioni di dipendenti collocati in cassa integrazione. Il loro riassorbimento, iniziato in modo sensibile in giugno, nel corso dell’estate è proseguito continuamente, come si può dedurre da alcuni dati Inps e dai dati Istat sulle ore settimanali lavorate, in luglio e agosto ritornate quasi sui livelli del 2019.

In questa situazione sono estremamente importanti nuovi aiuti economici. Inoltre, va evitata qualsiasi chiusura generalizzata che aggraverebbe ancor più la situazione.


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