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Intervento di Franco Mirabelli in Assemblea Regionale Pd Lombardia

12 Settembre 2020


"Colgo l’occasione per ringraziare Vinicio Peluffo e il gruppo dirigente regionale perché credo che in una fase difficilissima come quella del lockdown ci sia stata una capacità di tenere insieme un filo di collegamento tra le rappresentanze istituzionali a tutti i livelli, i Segretari delle Federazioni e il partito. Si è fatto un lavoro importante, anche di confronto, e va riconosciuto. Come va riconosciuta la giustezza della scelta di essere qui oggi con lo slogan “è ora di cambiare” perché nei prossimi giorni dovremo cominciare a dirlo che è ora di cambiare ma anche come e perché. Il fatto che Regione Lombardia, dopo quello che è successo, non abbia preso nessuna misura per rimettere sul territorio quegli strumenti utili per affrontare eventuali ritorni del contagio, credo che sia un tema che dobbiamo porre con forza. 
Vorrei fare alcune considerazioni. Innanzitutto, il segretario Peluffo nella sua relazione ha parlato di sistema di potere della Lega in Lombardia. Credo che questo non lo dobbiamo dare per scontato: è assolutamente vero e non penso che possiamo lasciar passare il tutto sotto silenzio. Le cose che stanno succedendo in questi giorni e in queste ore sono preoccupanti, non solo perché si evidenzia che c’è un sistema di potere, di interessi, di utilizzo delle istituzioni da parte della Lega e di soggetti vicini alla Lega. Colpisce molto anche il fatto che non ci sia una reazione: non si sentono neanche in dovere di spiegare, c’è la scelta dell’opacità, c’è la scelta di non garantire la trasparenza, di passare direttamente al vittimismo e al complottismo anziché spiegare i fatti che vengano denunciati. Non rinuncerei a tenere in campo il Partito Democratico e l’opposizione su questo, sapendo che in passato siamo passati addirittura dallo scioglimento del Consiglio Regionale per mafia e non è cambiato nulla. Se vogliamo che qualcosa cambi, quindi, il punto è dimostrare che quel sistema di potere, così come ha dimostrato la vicenda sanitaria, non è più grado di garantire quell’efficienza che la Regione Lombardia ha sempre potuto spendere sui territori, anche quando il Consiglio Regionale è stato sciolto per mafia. Dobbiamo tenere insieme queste due cose e oggi abbiamo la possibilità di farlo. C’è un sistema di potere opaco e non trasparente e dall’altra parte quel sistema di potere non è più in grado di dare risposte ai problemi dei lombardi, così come dimostra la vicenda sanitaria. Un’altra cosa che vorrei dire in una sede di partito in cui è la prima volta che ci vediamo dopo tanto tempo è che trovo che il tema della subalternità del PD rispetto a M5S per me sia incomprensibile. Se devo pensare a una definizione del sentimento per cui oggi dobbiamo lavorare affinché prevalga tra i nostri elettori, è quello dell’orgoglio. Noi abbiamo fatto una scelta che dobbiamo rivendicare ed è una scelta che ha portato il Paese a gestire la pandemia con un Governo che ha dimostrato capacità, non con Salvini che avrebbe governato con i suoi alleati europei, perché noi abbiamo ridato credibilità al nostro Paese e al Governo in Europa, altro che subalternità. Che subalternità è questa? Siamo noi gli europeisti. Così come i dati drammatici sulla disoccupazione indicano che comunque l’Italia e il Governo, in cui noi abbiamo messo al centro il lavoro, ha tutelato e protetto il lavoro più degli altri Paesi. Penso, quindi, che dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo fatto. Fuori da noi è più percepito il valore di ciò che abbiamo fatto rispetto a ciò che noi pensiamo. Se ci soffermassimo meno sui temi autoreferenziali e guardassimo un po’ di più fuori sarebbe meglio e questo lo dobbiamo fare anche su un altro terreno. Il Recovery Plan, ad esempio, è importante ma non è scontato: non sono soldi a pioggia che andranno ovunque come molti pensano (non c’è associazione che non pensi di ottenere soldi) ma è una grande sfida per il futuro. Penso che il profilo del Partito Democratico si fonderà molto di più su questo terreno, su cui noi sapremo indicare una strada e un’idea di Paese utilizzando il Recovery Fund. Sono già stati fatti esempi ma cambierà tutto. Il Recovery Fund non serve a farci tornare come eravamo prima ma a cambiare la vita delle persone e sarà un’altra rivoluzione come quando hanno chiuso le grandi fabbriche. Basta guardare a cosa sta succedendo nei centri delle grandi città e cosa sta producendo lì lo smart working in termini di rendere antico un sistema costruito attorno agli uffici e capiremo che sforzo dovremo fare per ridisegnare un progetto, un mercato del lavoro, la vita e il Paese in cui viviamo".

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