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Franceschini alla destra "Un patto sulle riforme" - intervista de La Stampa

09 Settembre 2020

Il Capodelegazione del Pd: comunque vada il Governo non cadrà



di Francesca Schianchi

«Se al referendum vincerà il Sì, come penso, sarebbe intelligente per maggioranza e opposizione prendere quel voto come una spinta a fare le riforme costituzionali necessarie». A undici giorni dalle urne su referendum e Regionali, il capodelegazione Pd e ministro della Cultura Dario Franceschini avanza la sua proposta bipartisan: «So già che adesso riceverò molti no, ma credo ci saranno ripensamenti dopo il 21 settembre». Convinto che quel lunedì le notizie saranno buone per i dem e il governo - «andrà avanti fino a fine legislatura» - e proiettato verso i progetti del Recovery Plan, «arriveranno nei tempi giusti: la fretta fa i gattini ciechi».

Ministro, partiamo dal referendum. Dalla vostra Direzione è uscito un Sì un po' sofferto, con vari esponenti del partito contrari.
«Abbiamo avuto un dibattito tranquillo e costruttivo, merce rara nella politica italiana. La posizione del segretario è largamente maggioritaria ed è la conferma di quanto abbiamo deciso un anno fa alla nascita del governo».

Una posizione largamente maggioritaria col sistema di voto del silenzio- assenso...
«Non mi pare che cambi la sostanza del voto. Alla nascita del governo, gli alleati ci hanno chiesto di inserire la riduzione del numero dei parlamentari e noi abbiamo posto la condizione delle riforme collegate: a memoria non ricordo nessuno né dal Pd né dal mondo della sinistra che allora abbia detto "è un prezzo troppo alto da pagare per far nascere il governo"».

Roberto Saviano vi ha apostrofato «Andate a cag..., voi e le vostre bugie».
«Una caduta di stile, piena di inspiegabile rancore. La posizione di Zingaretti è quella del partito. Offendere lui significa offendere centinaia di migliaia di militanti ed elettori Pd».

Pacta sunt servanda, ha detto lei, i patti si rispettano: ma è corretto cambiare la Costituzione per rispettare un patto politico?
«Il percorso è quello dell'articolo 138. La riforma ha avuto una larga maggioranza in Parlamento, ora ci sarà il referendum: più garantista di così!».

Va bene, ma il tema è che una riforma costituzionale andrebbe votata se la si crede giusta nel merito, no?
«Di per sé, il taglio da solo non è un pericolo per la democrazia né la soluzione di un problema. Ma è un punto di partenza su cui costruire un'altra serie di riforme».

Non rischiate di firmare una cambiale in bianco? Voi votate la riforma a cui tiene il M5S, che diventa legge, ma sulle altre non c'è certezza.
«Non è così, perché ci sono ancora due anni di legislatura. E voglio fare un invito a tutte le forze politiche. Abbiamo sperimentato tutti, misurandoci col governo del Paese, che il sistema non funziona bene come dovrebbe: visto che il taglio dei parlamentari ha un gradimento trasversale, sia l'avvio di un periodo di riforme per mettere in condizione chi vincerà la prossima volta di misurarsi con un sistema che funziona».

Sta invitando le opposizioni a scrivere insieme riforme costituzionali?
«Se siamo tutti d'accordo che il sistema ha bisogno di correttivi, usiamo la seconda parte della legislatura per lavorarci. A partire dal superamento del bicameralismo perfetto».

Le sembra ci sia il clima per un patto di questo tipo?
«Ora certo che no, siamo in campagna elettorale e so che la mia proposta riceverà dei no. Ma ci potrebbero essere ripensamenti dopo il 21».

E sicuro che la legislatura andrà avanti? Se alle Regionali il Pd dovesse andare molto male non potrebbero esserci conseguenze sul governo?
 «Stiamo lavorando perché le cose vadano bene. Ma comunque il governo andrà avanti. In Italia si vota continuamente per amministrative, regionali, referendum. Non è possibile che ogni turno elettorale mini la stabilità dei governi, lo dico per la tenuta del sistema».

Sarebbe però opportuno un rimpasto?
«Non posso esprimermi su questo: sono rispettoso dei ruoli istituzionali e di partito».

Salvini prevede un 7-0 per lui: qual è il suo pronostico?
 «Non faccio pronostici ma non andrà così: quello di Salvini è training autogeno. Del resto, quando fa previsioni in agosto non gli va bene in genere...».

Se perdeste anche la Toscana, il segretario Zingaretti dovrebbe dimettersi?
«Le elezioni andranno bene, ma se succedesse una cosa simile il meno colpevole tra tutti noi sarebbe proprio Zingaretti. Ha fatto un grande lavoro in questo anno per accompagnare il governo e il partito attraverso scelte difficili».

Lei era tra i principali sponsor di un accordo col M5S alle Regionali, ma è andata male. Un vostro fallimento?
«Sapevamo che è un percorso difficile, partivamo da posizioni antitetiche. Ma abbiamo comunque fatto passi avanti: ho visto nel M5S un cambiamento profondo su temi importanti, è cresciuta in loro una cultura di governo. Nostro obiettivo deve essere costruire un campo di forze in grado di sconfiggere le destre: è un tema difficile ma ineludibile».

Come giudica il lavoro di Conte?
«Il premier ha dimostrato capacità fuori dal comune: non è semplice trovarsi di colpo alla guida del Paese in una situazione complicata senza aver mai fatto prima politica o esperienza amministrativa».

È, come disse Zingaretti, «un punto di riferimento delle forze progressiste»?
«Per formazione appartiene sicuramente al campo riformista. Questo governo non si può definire di centrosinistra perché il M5S non è così classificabile, ma penso che si notino svolte profonde in senso riformista, dall'europeismo alle politiche sociali».

I decreti sicurezza di Salvini però sono ancora lì.
«C'è già un accordo di governo per cambiarli».

Siete al governo da un anno...
 «Potevamo farlo prima, ma ora c'è l'accordo e approveremo al più presto le modifiche».

Conte ieri era alla Festa dell'Unità, lei ha annullato la sua presenza. Come mai?
«Nessun retroscena, solo la concomitanza con un'audizione in Commissione cultura al Senato».

A che punto siete sui progetti del Recovery Plan?
 «Ci abbiamo lavorato, ma le linee guida che si presentano oggi non sono la conclusione dellavoro. Io mi impegnerò perché abbiano un ruolo di primo piano i temi della cultura e del turismo».

Secondo il leader di Confindustria Bonomi siete in ritardo e avete buttato agosto.
«È stato fatto un lavoro per tutto agosto. Rispetteremo i tempi chiesti dalla Ue».

Se i soldi del Recovery Fund arriveranno nel 2021, servono i 36 miliardi del Mes?
 «Io sono per deideologizzare il problema: prendiamo il Mes a tutti i costi contro non prendiamolo a nessun costo. Capiremo discutendone che spendere quei soldi è una scelta intelligente».



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