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Un caffè con... Francesca Puglisi - intervista di Affaritaliani.it

01 Giugno 2020



All'interno del format di Compliance cafè abbiamo cercato di trasferire la nostra convinzione che l’espressione compliance non debba solo intendersi quale sinonimo di costo, ma anche di efficienza ed opportunità. In una parola, di business.

Purtroppo, però, nei mesi dell’emergenza Covid-19 le nostre imprese hanno respirato paura e pessimismo a pieni polmoni, costrette spesso a dubitare della solidità stessa dei propri fondamentali.

I costi sono diventati quasi insostenibili a causa del calo dei volumi d’affari e le opportunità si sono sensibilmente allontanate.

Anche per questo motivo, perfino più del solito, ci siamo sentiti in dovere di sviluppare ragionamenti in positivo, offrendo spunti di rinnovamento alla promessa di un possibile rilancio aziendale.

Bisogna crederci.

In quest’ottica ci è sembrato interessante coinvolgere anche il mondo delle istituzioni per offrire ai nostri lettori una visione quanto più puntuale di ciò che ci aspetta in futuro. 

Il nostro caffè di stamattina ci vede, quindi, dialogare con Francesca Puglisi, attualmente Sottosegretario al Lavoro e alle Politiche Sociali dal 16 settembre 2019.

Sottosegretario, vogliamo provare a guardare al futuro, magari con un pizzico di ottimismo. Qual è il piano del Governo per rilanciare e incentivare l’occupazione?

«Facciamo una veloce premessa prima di parlare di futuro, e sono felice che mi abbiate chiesto di farlo. La pandemia è stata un colpo durissimo per l’Italia - che ha avuto il passivo più pesante - e più in generale per l’economia globale. Come Governo abbiamo preso un Paese con lo 0,6% di crescita e volevamo fare meglio, poi è arrivato il Covid-19 e, con il decreto “Cura Italia”, ci siamo preoccupati di estendere la rete sociale a tutti i lavoratori, anche quelli delle microimprese, le partite iva, i professionisti. Poi con il decreto “Liquidità” abbiamo messo a disposizione delle aziende risorse per potersi ricapitalizzare e competere in maniera più solida nel mercato. Abbiamo stanziato 200 milioni di euro per la promozione del made in Italy nel mondo. Con il decreto “Rilancio” iniziamo a fare investimenti che saranno preziosi per riattivare e spingere il mercato interno, visto che l’export subirà certamente una flessione importante. Abbiamo il dovere di sostenere l’economia interna e lo faremo anche con l’ecobonus e il sismabonus che permetteranno di attivare quei cantieri che hanno un impatto più immediato in termini occupazionali. Un altro intervento sarà un decreto sulle semplificazioni che servirà per sbloccare i miliardi che sono stati già stanziati per le opere pubbliche, grandi e piccole, e che sono già cantierabili dagli enti locali. Per noi questo significa iniziare a sostenere in maniera attiva l’occupazione. Poi ci sono altre misure che dovremo mettere in campo nella prossima legge di bilancio, una su tutte: la riforma degli ammortizzatori sociali».

Mai come in questo periodo fare formazione è importante. Sia per i dirigenti che devono cambiare paradigma alle loro aziende sia per i lavoratori che in molti casi dovranno reinventarsi. Pensate di fare qualcosa sull’importante tema della formazione?

«Già il decreto “Rilancio” contiene una norma che permette di re-investire i fondi PON SPAO per la formazione anche in servizio attraverso la rimodulazione dell’orario di lavoro delle persone che sono in cassa integrazione o in esubero. Su questo noi vogliamo investire molto facendo una riforma strutturale degli ammortizzatori sociali legandoli al re-skilling delle persone attraverso un re-inverstimento dei fondi interprofessionali. Abbiamo in programma anche la revisione dell’assegno di ricollocazione (oggi non percepito da chi è in NASPI). Abbiamo istituito, finalmente visto che stranamente non c’era ancora, l’osservatorio sul mercato del lavoro presso il Ministero del Lavoro. Adesso c’è da fare un grande lavoro per sistematizzare tutti i dati, anche quelli del Ministero dell’Istruzione per provare ad allineare sempre meglio la domanda di competenze richieste dal mercato del lavoro e l’offerta formativa per i giovani».

Sul tema sicurezza sul lavoro c’era tanto da fare. Come cambia l’impegno del Governo in materia con la pandemiaCovid19?

«Questo ministero ha preso molto a cuore il tema della sicurezza sui luoghi di lavoro. Con la Ministra Catalfo, assieme al Ministro della Salute Speranza, abbiamo istituito un tavolo con tutte le parti sociali (sindacali, datoriali, INAIL, INPS, INL) per affrontare in maniera decisa il dramma degli infortuni e le morti sul lavoro che sono ancora troppe (nel 2019 1089). Dobbiamo modificare la legge 81, visto che sono passati molti anni dalla sua istituzione e nulla è cambiato. L’obiettivo è cambiare il modello di governance a livello territoriale. Nel dramma il Covid-19 ci ha fatto capire come cambiarlo: maggiore raccordo tra tutti gli attori del sistema vigilanza. Fino a quando l’Ispettorato del Lavoro, ASL e Vigili del Fuoco ad esempio guardano solo il proprio pezzettino senza guardare all’insieme ed alla promozione del benessere delle lavoratrici e dei lavoratori nulla può cambiare. Per me bisogna intervenire non solo in un’ottica repressiva ma in ottica di supporto come stanno facendo in questi giorni i comitati territoriali che si sono insediati per sostenere le imprese nel migliorare il benessere sui posti di lavoro, un aspetto che migliora anche la produttività. C’è poi da non tralasciare l’aspetto formativo, delle aziende ed anche dei lavoratori che spesso non rispettano le disposizioni sulla sicurezza o non utilizzano correttamente i dispositivi di protezione individuale».

Spesso durante le interviste che mi fanno o negli articoli che scrivo parlo della capacità di vedere e cogliere le opportunità, sempre, anche durante i momenti difficili. Qualcosa che va in contrasto con una misura come quella del Reddito di Cittadinanza, pensate di abolirlo?

«Prima del Covid-19 avevamo iniziato, con tutte le forze di maggioranza, un lavoro di revisione del programma di Governo, tra cui il reddito di cittadinanza. Io penso che vada assolutamente corretto perché ha delle distonie sulla distribuzione delle risorse tra persone singole e persone che hanno figli o disabili in famiglia. Dobbiamo anche rendere incentivante l’accettazione di un lavoro e l’attivazione dei percettori di reddito che non possono rimanere una parte passiva. Noi abbiamo inserito nel decreto “Rilancio” la possibilità di mantenere interamente l’assegno del reddito pur accettando un lavoro stagionale nel settore agricolo. Un primo passo per muovere, verso le opportunità, chi vede nel reddito di cittadinanza un punto d’arrivo e non di partenza».


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