“Chiedo che venga immediatamente rilasciato e restituito agli affetti dei suoi cari e ai suoi studi”. Il Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli ha parlato dell’arresto in Egitto dello studente dell’Università di Bologna Patrick George Zaky durante una conferenza stampa a Strasburgo, chiedendone la scarcerazione immediata. “Ne ho parlato con l’Alto Rappresentante Josep Borrell e mi ha assicurato che solleverà il caso” al prossimo Consiglio Affari Esteri, fissato per lunedì prossimo.
Sassoli ha voluto ricordare le accuse di tortura e violenze sul giovane: “Abbiamo a che fare con una ennesima vicenda di violenza nei confronti di un ragazzo che viveva in Italia residente a Bologna che è tornato in Egitto e che in maniera violenta è stato prelevato dalla polizia e Amnesty International sostiene che sia stato anche torturato”. Per questo, ha voluto ricordare all’Egitto che “l’Ue condiziona i suoi rapporti con i Paesi terzi al rispetto dei diritti umani e civili come ribadiamo in tutte le nostre risoluzioni”. Quando un giornalista ha chiesto se si aspetta che l’Egitto ascolti il suo monito, Sassoli ha risposto dicendo che “tutti i Paesi farebbero bene ad ascoltare l’Ue”.
I genitori di Giulio Regeni - Paola Deffendi e Claudio Regeni - hanno commentato, insieme al loro legale, la vicenda tramite una nota: “Stiamo seguendo con attenzione ed apprensione l’arresto al Cairo dello studente egiziano Patrick George Zaky”, si legge. Secondo loro i “governi democratici dovrebbero preservare e coltivare la crescita di questi nostri giovani impegnati e studiosi e dovrebbero tutelarne in ogni frangente l’incolumità”. Per questo, auspicano “che ci sia per Patrick una reale, efficace e costante mobilitazione” per la sua liberazione immediata.
I due hanno espresso vicinanza alla famiglia di Zaky: “Ne comprendiamo l’angoscia e il dolore. Noi sappiamo di cosa è capace la paranoica ferocia egiziana: sparizioni forzate, arresti arbitrari, torture, confessioni inverosimili estorte con la violenza, depistaggi, minacce”, come conoscono la “complicità ipocrita di governi e istituzioni che non vogliono rompere l’amicizia con questo paese”.
Paola e Claudio Regeni pretendo delle azioni incisive, quelle che non ci sono state per il caso di loro figlio Giulio: “Chiediamo alle istituzioni italiane ed europee di porre immediatamente in essere tutte quelle azioni concrete che non sono mai state esercitate per salvare la vita di Giulio o per pretendere verità sul suo omicidio”.