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Una sfida politica per il PD - di Matteo Bianchi

02 Agosto 2019



Il modo peggiore per interpretare una eventuale apertura del Partito Democratico ad un dialogo con il Movimento 5Stelle sarebbe quello di evidenziarne il lato più squisitamente tattico. Niente danneggerebbe di più il PD in questa fase che l’impressione di inseguire una scorciatoia per tornare in gioco, la quadratura di un cerchio sbilenco fondata soltanto sulle altrui contraddizioni. Incunearsi in esse per approfondire il solco che sembra oggi dividere irrimediabilmente le due anime del Governo non basterebbe a giustificare lo sforzo, anche perché l’esclusione dei 5Stelle dal progetto del grande blocco conservatore a guida leghista su cui il partito di Salvini sembra concentrato non rende automaticamente il Movimento un interlocutore credibile per una diversa proposta.

Per altro verso, chi predica assoluta impermeabilità a qualsiasi abboccamento con i grillini dimostra di trarre conseguenze miopi da presupposti sacrosanti. Può sembrare un paradosso, ma se il PD ha davvero intenzione di allargare la propria base di consenso in direzione di una parte dell'elettorato pentastellato, può farlo solo riaffermando in primis il suo profilo radicalmente alternativo. Il punto è comprendere come questa radicale distanza possa diventare occasione di confronto, anche aspro e irriducibile, su un terreno almeno nominalmente comune: quello del cambiamento. E’ facile (e molto social) martellare sulle castronerie della classe politica che ci governa, caricaturandola più di quanto questa riesca già a fare da sé. Più difficile è trovare la forza di presentare il conto a chi ha vinto le elezioni sbandierando una nuova fase per questo Paese: il conto salatissimo di una società atterrita da un futuro nebuloso quanto incerto è il suo presente, refrattaria al cambiamento ai limiti della creduloneria, arroccata per istinto di conservazione contro Nemici prefabbricati. Il machismo steroideo della nuova destra cosiddetta sovranista non ringrazierà mai abbastanza per questo regalo inatteso….

Occorre dunque una sfida politica, e non di ceto politico. Occorre abbandonare l’idea che la polemica quotidiana possa sostituire il dibattito sulle questioni. Occorre un investimento in competenza e proposta. Chi ha creduto, anche in buona fede, in un Paese diverso, non può accontentarsi dell’Italia di oggi, e ha il dovere di misurarsi con un’idea autentica di cambiamento, che significa innanzitutto persone, ambiente e opportunità. Che significa tenere lontana la paura.

Non è scontato che il Partito Democratico abbia oggi tutta la forza necessaria a lanciare una sfida di questa portata. Lo sforzo più consistente dovrà essere quello di recuperare un proprio profilo che vada al di là del semplice avamposto di opposizione, perché il bisogno impellente di un’Italia diversa passi necessariamente dal suo ruolo nella società, oltre che nel Palazzo. Per questo non sarà mai inutile invocare un lavoro del PD su se stesso e sui propri nodi irrisolti, senza il minimo pudore, perché la chiarezza che pretendiamo dal Paese nei nostri confronti sia prima di tutto dentro di noi.

 

Matteo Bianchi, Presidente Associazione Democratici per Milano


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