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Franceschini: il M5S diverso dalla Lega. Insieme possiamo difendere certi valori

22 Luglio 2019

L’ex ministro ed ex segretario dem: «Basta vedere alcune scelte di Conte e Fico». «Conte non è Salvini, e quando nel campo avversario si vedono delle differenziazioni l’opposizione deve valorizzarle»




Franceschini ironizza: da Renzi analisi raffinata e sofisticata


di
 Maria Teresa Meli

Onorevole Franceschini vede la crisi all’orizzonte? 
«Il deterioramento dei rapporti all’interno della maggioranza è progressivo e, credo, inarrestabile. In che cosa sfocerà, in quali tempi e modi, non possiamo saperlo. Ma la domanda di fondo è: l’opposizione assiste soltanto o deve essere attiva il più possibile per creare le condizioni di una crisi? Fa opposizione chi lavora per compattarli o chi individua dei margini per accentuare le loro divisioni?».

Cioè? Si può spiegare meglio.
«Faccio un esempio: la mozione di sfiducia. La scelta di Zingaretti di aspettare la relazione di Conte al Senato è stata concordata con i capigruppo e discussa in un’assemblea di gruppo. Si è stabilito che Conte venga in aula e in conseguenza di quell’intervento si deciderà se presentare la mozione. Farlo prima, come ha chiesto Renzi, vorrebbe dire costringere il premier a difendere Salvini e quindi ricompattare la maggioranza. È l’abc della tattica parlamentare. Vediamo prima cosa dice, lasciamogli la libertà di difendere o meno i comportamenti del suo ministro dell’Interno. Diverso sarebbe stato se avessimo presentato questa mozione all’inizio del Russiagate quando Conte non aveva ancora deciso di parlare. Purtroppo dopo tanti anni di retorica del fuoco amico che avrebbe ostacolato negli anni scorsi l’azione del segretario, ci sono stati l’attacco di Renzi alla Commissione di garanzia sul caso Faraone, la critica pubblica sulla mozione di sfiducia e le ennesime accuse a Monti e Letta, invece dei ringraziamenti per il lavoro che hanno fatto, che gli ha consentito di governare. Siamo in presenza di una prova da manuale di fuoco amico...».

Ma il Partito democratico, secondo lei, concretamente come dovrebbe agire?
«Prima vorrei fare un passo indietro. Da parte di Renzi c’è stata più volte la rivendicazione orgogliosa di aver lasciato che Lega e 5 Stelle facessero il governo. Io credo che quella sia la madre di tutti gli errori. Sì, un grande sbaglio non avere fatto tutto quello che avremmo potuto fare per evitare la saldatura di Lega e 5 Stelle in una legislatura che peraltro elegge il Capo dello Stato. Pensiamo ai danni che sono stati fatti in questo anno: danni materiali a famiglie, lavoratori, migranti, all’economia italiana e al sistema di valori condivisi del Paese. La strategia dei pop corn ha portato la Lega dopo un anno al 35 per cento. Abbiamo buttato un terzo dell’elettorato italiano, quello dei Cinque Stelle, in mano a Salvini».

Ma lei non pensa che Lega e 5 Stelle siano in realtà due facce della stessa medaglia?
«È un errore mettere Lega e grillini sullo stesso piano. Io vedo come tutti i limiti enormi dei Cinque Stelle, vedo i toni insopportabili, vedo l’incapacità nell’azione di governo, vedo la disgustosa strumentalizzazione della vicenda di Bibbiano, ma non posso non metterli su due piani diversi. Il reddito di cittadinanza o il “no” alla Tav sono errori politici ma non sono la stessa cosa del far morire la gente in mare o dell’accendere l’odio, che è ciò che Salvini fa ogni giorno. In “M” di Scurati c’è un discorso di Mussolini del 19 ai primi Fasci di combattimento in cui dice: dobbiamo riuscire a trasformare la paura in odio. Sembra il programma di Salvini di oggi: prendere le paure degli italiani e trasformarle in odio. E poi c’è la differenza tra le persone: Conte non è Salvini, e quando nel campo avversario si vedono delle differenziazioni l’opposizione deve valorizzarle».

Altre differenze?
«Il comportamento diverso di 5 Stelle e Lega sull’elezione di Sassoli e di Von der Leyen. E come non notare le cose su Europa o autonomia di Conte, alcune prese di distanza di Fico o quello che sostiene Spadafora sui diritti civili?».

Franceschini, non è che punta a un governo con i grillini?
«No, ma si può aprire un tema politico senza che parta una campagna interna di aggressione? Senza i #senza di me, o l’accusa di volere poltrone? E si può dire che senza la ricostruzione del campo di centrosinistra e la ricerca di potenziali alleati che sta facendo Zingaretti difficilmente il Pd potrebbe arrivare col proporzionale al 51 per cento?».

No a un governo con i grillini, allora cosa?
«C’è qualcosa di più importante dell’interesse nostro, di un singolo partito. Nella prima Repubblica c’era l’Arco Costituzionale, che comprendeva forze di maggioranza e di opposizione, Dc e Pci, ed escludeva Msi e l’estrema destra. Oggi io vorrei si lavorasse per cercare di costruire, e so quanto sarà difficile e faticoso, un arco di forze che, anche se non governano insieme, sono pronte a difendere insieme i valori umani e costituzionali che Salvini calpesta e violenta ogni giorno».


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