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Zanda: Csm, servono nuove norme per ridurre il peso delle correnti - intervista a Luigi Zanda de la Repubblica

07 Giugno 2019

di Concetto Vecchio


Senatore Zanda, Salvini invoca l’intervento di Mattarella, Bonafede dice che il Csm va riformato, e il Pd, che posizione ha sullo scandalo che investe Palazzo dei Marescialli?

 
«Il Pd non deve rincorrere Salvini nella caccia all’idea più rumorosa. Noi dobbiamo ribadire il principio che la magistratura non si tocca, che i giudici onesti sono la stragrande maggioranza, che le sentenze vanno rispettate. Detto ciò bisogna mettere in campo ogni iniziativa possibile che ridimensioni le pratiche correntizie e carrieriste».
 

Cosa proponete concretamente per cambiare il Csm?

 
«Bisogna ripartire dalla proposta fatta dall’ex ministro Andrea Orlando nella scorsa legislatura, che ebbe già il via libera del Consiglio superiore. Proponeva una riduzione del peso delle correnti, grazie a un sistema elettorale con collegi più piccoli, e quindi con un maggior riconoscimento del merito dei candidati».
 

Perché non si fece?

 
«Perché finì la legislatura. Però voglio dire una cosa non ipocrita: possiamo anche riformare il sistema elettorale, e va fatto, per ridimensionare le logiche correntizie alla base delle nomine, ma nessuna legge potrà mai sortire una trasparenza assoluta, perché a prevalere, alla fine, è sempre il fattore umano. I magistrati poi, per parte loro, devono lavorare sulla propria cultura e sulla propria deontologia».
 

Il governo, per una volta, sembra unito nel voler modificare le regole del Csm. È una proposta per voi accettabile?

 
«Bisognerebbe prima conoscerla. Fanno sempre così: annunci, senza che ne conosciamo i contenuti. Questo è uno di quei casi. La nostra proposta è quella di Orlando».
 

Cosa la colpisce nel leggere le cronache dell’inchiesta di Perugia?

 
«Il fatto che le trattative riguardassero Procure importanti, come Perugia e Roma. Le dimissioni, o autosospensioni, sono di per sé indice di una crisi gravissima».
 

Ci sono magistrati che brigavano perfino per avere i biglietti allo stadio.

 
«Io mi pago tutto, ma il cattivo costume è figlio dello scadimento che riguarda tutti i livelli del Paese, nella politica, nel mondo imprenditoriale, nella classe dirigente estesa, e quindi anche tra i magistrati: quanto accaduto è il frutto di questo abbassamento culturale».
 

Però Salvini cavalca la crisi e ne approfitta per stilare dossier contro i magistrati che a suo dire stravolgono il decreto sicurezza. Il Pd gli lascia campo aperto?

 
«Quello di Salvini è un modo volgare di fare politica. Un magistrato che sbaglia non autorizza nessuno ad attaccare tutta la magistratura. Un sottosegretario leghista costretto alle dimissioni non ci consente di mettere sotto accusa tutta la Lega».
 

Quindi è contrario allo scioglimento del Consiglio?

 
«Sì, il Consiglio non va azzerato. La decadenza scatterebbe dopo sei dimissioni, siamo ancora lontani, visto che si è dimesso un solo membromentre quattro risultano autosospesi».
 

La gravità di quanto emerso non lo autorizzerebbe?

 
«Stiamo parlando di un organo costituzionale, ovvero di uno degli organi con cui si suddividono i poteri nel nostro stato di diritto. È inaccettabile che si possa pensare ad uno scioglimento in questo momento. Sia il presidente Mattarella che il vice presidente del Csm, Ermini, stanno svolgendo il loro lavoro in maniera eccellente».
 

Non è che siete così morbidi perché nell’inchiesta è coinvolto l’ex sottosegretario Luca Lotti? Trattava per conto del Pd?

 
«Nessuno è stato autorizzato a trattare assegnazioni di magistrati per conto del Pd. Per Luca Lotti deve valere innanzi tutto la presunzione di buona condotta. Per il resto vale la sua personale responsabilità».
 

Zingaretti ha ricevuto Lotti. Le carte delineano un quadro grave.

 
«Lotti ha chiesto di essere ascoltato, e Zingaretti ha fatto benissimo a vederlo. Non si può fare di più. Sulla base degli stralci pubblicati dai giornali non si può condannare né assolvere nessuno, Lotti compreso».
 

Come finirà questa storia?

 
«Noi stiamo coi magistrati che conducono l’inchiesta, devono fare il loro lavoro. E la politica deve starne fuori».


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