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Più impegno e risorse sulla salute mentale - intervento di Francesca Puglisi su Democratica

06 Giugno 2019

Spero che la Costituente delle idee appena lanciata dal Partito Democratico possa dare spazio a questi temi mettendoli al centro dell’agenda politica

 

Domenica scorsa prima di cantare “Demons” davanti ai 55.000 fan accorsi a Firenze, Dan Reynolds, frontman degli Imagine Dragons, si commuove fino alle lacrime raccontando della promessa chiesta dai genitori di un ragazzo morto di cancro di portare un messaggio positivo per il mondo. E lo fa chiedendo a tutti di combattere lo stigma che vivono milioni di persone che soffrono di problemi di salute mentale.

Racconta della sua esperienza di adolescente, schiacciato dalla depressione e consiglia ai ragazzi di non tenersi dentro le proprie paure e di cercare aiuto negli altri parlando, aprendosi. Pochi giorni prima Domenico Iannacone nel suo programma di Rai 3 “Che ci faccio qui” racconta l’esperienza del Teatro Patologico che con Dario D’Ambrosio restituisce dignità e vita a persone con disabilità mentale.

Intanto in Nuova Zelanda la premier Jacinda Ardern vara la prima finanziaria del benessere. La voce più cospicua è la salute mentale: un investimento di più di un miliardo di euro in 5 anni per inserire uno psicologo in ogni ambulatorio di medicina di base, ridurre i crescenti tassi di suicidio e potenziare la lotta a dipendenze, ansia e depressione.

L’Inghilterra è nel mezzo di un esperimento nazionale unico, lo sforzo più ambizioso al mondo per curare depressione, ansia e altre malattie mentali diffuse. L’opportunità dell’accesso gratuito alla psicoterapia ha ridotto, non solo il disagio psichico, ma anche la spesa medica pubblica in generale.

In Italia soffrono di disturbi di Salute Mentale 17 milioni di persone. Queste patologie sono destinate a superare per incidenza le malattie cardiovascolari, attualmente al primo posto. Quattro milioni e mezzo di persone soffrono di depressione, il 2% della popolazione italiana è bipolare, si registra un incremento degli alcoolisti, dei Giocatori compulsivi e cocainomani, benché permanga il primato dell’Eroina. Nonostante questo si registra un decremento di risorse di personale nei servizi che va immediatamente contrastato.

Il nostro Paese è ventesimo in Europa per la spesa dedicata, il 3,5% della spesa sanitaria totale, mentre in Germania, Inghilterra e Francia oscilla attorno al 10-15%. La metà di tutte le malattie mentali inizia all’età di 14 anni, ma nella maggior parte dei casi non vengono rilevate, o vengono sottovalutate. Il disturbo più diffuso tra gli adolescenti è la depressione: forme depressive o ansiose interessano il 10% dei giovani tra i 15 e i 29 anni. Un altro dato spaventoso è che il suicidio in questa fascia d’età è la seconda causa di morte.

I disturbi psichici rappresentano il 30% di tutte le disabilità e hanno un impatto pesante sulla quantità e qualità di vita con gravi ripercussioni sul piano personale, affettivo-familiare, socio-relazionale e lavorativo.

Ho avuto la fortuna di conoscere nel mio lavoro parlamentare l’Asils, l’Alta Scuola Italiana per la Lotta allo Stigma, fatta da una rete di psichiatri e psicologi che non si rassegnano all’attuale stato delle cose nel nostro Paese sulla psichiatria e la salute mentale e che stanno cercando faticosamente di svegliare la politica e le istituzioni.

Non si rassegnano e fanno in direzione ostinata e contraria attività di educazione e prevenzione nelle scuole, ricerca scientifica e clinica perché le vite delle persone con problemi di salute mentale non siano considerate “vite perse”.

Perché questo sembra pensare la politica. Basta entrare in un CSM. Tra i luoghi della Sanità Pubblica sono i più malandati, cadenti. E Basaglia diceva “L’irrecuperabilità del malato è spesso implicita nella natura del luogo che lo ospita”. Eppure il 13 maggio 1978, promulgando la legge 180, il nostro Paese fu capace di un atto di grande civiltà, di grande coraggio, di grande innovazione scientifica e maturità sociale. Chiudere i manicomi e prendersi la responsabilità di dare alla salute mentale la stessa dignità di ogni cura degna di questo nome ha restituito diritto di cittadinanza a migliaia di persone dimenticate negli ospedali psichiatrici restituendo speranza per il futuro.

Nel corso di questi anni il sistema sanitario nazionale prima e quello regionale poi hanno organizzato su tutto il territorio nazionale la rete dei servizi per la salute mentale che oggi risulta essere disomogenea per qualità, efficienza, efficacia da regione a regione, non garantendo così il diritto alle cure e alla salute nella stessa misura in tutto il Paese. Si è anche verificato nel corso di questi anni che la psichiatria, pur essendo entrata con ogni diritto nella medicina, ne risulta la parte più debole sia come disciplina che come parte del sistema sanitario. E ciò a dispetto degli enormi progressi delle conoscenze scientifiche sul cervello, sulla psicopatologia, sui trattamenti.

Una grande criticità dunque: mancanza di uniformità nei livelli di assistenza, mancato adeguamento delle prassi alle conoscenze scientifiche, mancato investimento nei servizi. Non ci sono informazioni sull’offerta e la qualità dei servizi e della spesa
pubblica. Ad oggi manca una lettura che segua gli individui nel tempo, essenziale anche per il disegno di politiche e per la valutazione del loro impatto.

Dal lavoro dell’Asils sono nate proposte e richieste alle istituzioni e alla politica. Come quella di creare un Osservatorio Nazionale della Salute Mentale, che monitori attraverso indagini Istat, i dati sulla salute mentale della popolazione Italiana e le opportunità di accesso alle cure.

Serve una cabina di regia in cui coinvolgere non solo il Ministero della Salute, ma anche il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, la Conferenza delle Regioni, le Società Scientifiche, le Associazioni per decidere in modo consapevole su quali strade della ricerca investire, per elaborare Linee Guida e tracciare i Livelli Essenziali dell’Assistenza da garantire, per promuovere lo sviluppo di opportunità di lavoro vero per giovani e persone colpite da patologie della salute mentale. Perché occorre co-costruire e mantenere, con i soggetti portatori di bisogno, percorsi integrati di cura e diritto di cittadinanza attiva, produttiva, partecipata nella dignità del vivere con un disturbo.

Occorre rilanciare gli investimenti nella ricerca scientifica e clinica sulla Salute Mentale. Favorire i rapporti con l’università, la ricerca e l’applicazione nella pratica quotidiana dei risultati. Fra i tanti aspetti della questione “salute mentale”, un posto di rilievo, per la drammaticità degli aspetti attuali e futuri, è assunto dall’adolescenza. Il 75% dei disturbi psichici si manifesta nei primi 25 anni di vita. Negli ultimi 5 anni l’età media del primo contatto con i Servizi delle Dipendenze si è abbassata, come l’assunzione continuativa di sostanze, in particolare Cannabinoidi-Eroina-Cocaina, tra i 13 e i 15 anni. Se si prendessero in carico precocemente i maggiori disturbi individuando indicatori precoci di malattia e garantendo posti letto per le acuzie, reparti, servizi dedicati ad adolescenti e giovani adulti, si eviterebbero molti guai.

Occorre poi incrementare le relazioni con le famiglie e le scuole per sostenere la genitorialità e formare adeguatamente gli insegnanti. Quella che è una naturale e delicata tappa dell’evoluzione e della crescita di ogni persona, non riceve oggi la dovuta attenzione in tutti i contesti che attraversa: famiglia, società, scuola. In ognuno di questi contesti dovrebbe ricevere ascolto, attenzione, premura alle sue difficoltà, capacità di lettura e dunque sostegno. Ogni epoca ha certamente avuto caratteristiche di grande diversità rispetto alle precedenti facendo per questo guardare con sospetto alle novità e ai cambiamenti. Ma la cultura e la società attuali sono davvero in grado di conoscere cosa è essere adolescenti oggi?

L’esperienza diffusa di genitori disorientati, insegnati affannati, servizi per la salute mentale distratti a fronte di un disagio crescente fra gli adolescenti che spesso si trasforma in sofferenza e malattia pone in modo drammatico il problema. Affinché si torni ad avere la giusta attenzione a tutto ciò è necessario che si riapra un dialogo fra operatori dei servizi, ricercatori, società scientifiche, famiglia, scuola e politica con l’obiettivo di far rinascere quella tensione civile che, fondata sulla responsabilità di ognuno, torni a dare alla salute mentale e all’adolescenza quella cura che, prima di essere tecnica, è coscienza collettiva.

Spero davvero che la Costituente delle idee appena lanciata dal Partito Democratico possa dare spazio a questi temi mettendoli al centro dell’agenda politica. Persone, famiglie e operatori si sentirebbero meno soli.


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