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Roma: Pelonzi, no a ordinanza ricovero coatto clochard

17 Gennaio 2019


"La mancanza di un Piano Freddo organico, strutturato e coprogettato con il Terzo settore e il volontariato romano non puo' essere la scusa per ipotizzare, anche solo lontanamente, un'ordinanza comunale che preveda il ricovero coatto di quanti vivono in strada. Anzi, e' ridicolo immaginare che un'ordinanza possa rispondere alla miopia di chi ancora si dichiara soddisfatto nell'assessorato alle Politiche sociali di un Piano Freddo che agli occhi di tutti si palesa insufficiente nei numeri, nelle strutture predisposte e nel personale impiegato". Cosi' in una nota Giulio Pelonzi, capogruppo Dem in Campidoglio, ed Erica Battaglia della Direzione regionale del Pd. "Dietro alle persone senza dimora c'e' un mondo di fragilita' che vanno dalla perdita del lavoro alla mancanza di reti familiari, dal sopraggiungere di patologie alla carenza di servizi sul territorio, finanche alla mancanza di una rete di accoglienza che possa garantire a chiunque sia in staro di bisogno sociale ed economico", aggiungono.
"Ipotizzare di risolvere tutto ricorrendo al ricovero coatto non solo smantella i principi cardine di leggi quali la 180/78 sulla chiusura dei manicomi e la 833/78 sulla istituzione del Sistema sanitario nazionale, ma e' anche la conferma che aver depauperato in questi mesi la rete romana dei servizi e aver denigrato il welfare diffuso sostenuto dal Terzo settore e dal volontariato e' stato un grave errore. Errore - sottolineano Pelonzi e Battaglia - che non si vuole peraltro neanche ammettere, reiterando tesi e soluzioni che offendono la dignita' delle persone che vivono ai margini e ci riportano indietro alla folle idea dell'istituzionalizzazione del diverso". "La sindaca e la Giunta tutta - concludono - tornino indietro su questa ipotesi del ricovero coatto e affrontino le politiche sociali romane come si deve, garantendo finanziamenti, rinforzando il welfare diffuso, sostenendo le reti di intervento formale e associativo, coprogettando le azioni, evitando bandi al massimo ribasso e attivando quell'integrazione sociosanitaria che a Roma e' letteralmente sparita".

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