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Invalidità: l’assenza del Governo e le possibili riforme - di Nicola Corea

15 Gennaio 2019

Braccio di ferro tra Lega e M5S sui soldi che dovrebbero essere destinati ai disabili, e che invece, non sono contenuti nel decreto che renderà operativi reddito di cittadinanza e “quota 100”.  Dunque, nessun aumento per le pensioni di invalidità e nessun altro sostegno per le famiglie con disabili.

Esiste un Ministro alla Disabilità, tuttavia, non sappiamo ancora quali siano le sue priorità, strategie e buone intenzioni. Sappiamo soltanto che si tratta di un dicastero senza portafoglio, quindi, privo delle risorse economiche necessarie per mettere in atto riforme strutturali. Si tratta, probabilmente, di un ulteriore, prodigioso “cambiamento” del Governo M5S-Lega.

Da tempo, ormai, la normativa italiana in materia di invalidità civile, si dimostra inadeguata. Le pensioni di invalidità sono misere e non garantiscono dignitose condizioni di vita. Inoltre, situazioni diverse, ricevono un analogo trattamento economico, violando palesemente i principi costituzionali. Più precisamente, l’invalidità sopravvenuta dovuta all’anzianità, viene da sempre equiparata alla più complessa invalidità dalla nascita o dalla prima infanzia. Un sistema nato per sostenere persone affette da gravi patologie, come le malattie neuromuscolari o altre gravi limitazioni fisiche e intellettive, è stato nel corso degli anni, snaturato ed utilizzato anche per affrontare il decadimento fisico connesso all’avanzare dell’età.

Dunque - per prima cosa - sarebbe necessaria una riforma che introduca un doppio canale: una pensione destinata alle invalidità tipiche della terza età e una pensione, di diversa entità e con autonoma disciplina, indirizzata, invece, alle gravi invalidità che si manifestano alla nascita o già dalla prima infanzia.

E’ evidente, infatti, che bambini e adolescenti gravemente disabili, hanno necessità di un supporto economico più consistente per affrontare i problemi legati allo studio, all’inserimento sociale,  alle cure mediche e – con la crescita – anche ad un adeguato collocamento nel mondo del lavoro.

Questo, ovviamente, non significa che le disabilità sopravvenute con l’anzianità, debbano essere trascurate, tuttavia, occorrono soluzioni e strumenti profondamente differenti.

Connessa è, altresì, una più decisa ed efficace lotta ai falsi invalidi che generano spreco di risorse ed inaccettabili truffe ai danni dello Stato.

A riguardo, sarebbe opportuna l’introduzione di pene più severe per chi beneficia di provvidenze economiche ingiustificate e la radiazione dei medici complici, che certificano malattie  inesistenti. Ancora, occorrerebbe l’esatta individuazione delle patologie che danno diritto alla pensione di invalidità, così da restringere i margini di discrezionalità rimessi alla valutazione delle Commissioni mediche. Poi – per evitare pressioni e clientelismi – l’identità dei membri che compongono le Commissioni, dovrebbe essere secretata. Gli incarichi dovrebbero essere temporanei e non rinnovabili, e i medici selezionati, dovrebbero essere destinati ad operare in regioni diverse da quelle in cui abitualmente esercitano la loro professione.


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