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Pier Carlo Padoan su Democratica: così stanno portando il Paese allo sfascio

24 Ottobre 2018


Il Governo ha ottenuto quello che cercava: lo scontro con la Commissione Europea sulla Legge di Bilancio

 
Il Governo ha ottenuto quello che cercava: lo scontro con la Commissione Europea sulla Legge di Bilancio. Che lo cercasse è apparso chiaro dalla lettera del ministro Tria alla Commissione. Il Governo è consapevole che il Documento di Bilancio è in palese violazione delle regole europee, ma non intende cambiare il documento perché il Bilancio riflette una richiesta che il popolo Italiano ha fatto a chi è al Governo. Si sta costruendo il leit motif del dibattito politico che ci accompagnerà alle elezioni europee. Il Governo del cambiamento è per il popolo ma il suo programma è ostacolato dalla burocrazia europea. Quindi bisognerà votare per i partiti anti UE per poter realizzare il mandato ricevuto dal popolo.

Tre osservazioni

Prima. Questa scelta provoca una danno al Paese che va aumentando giorno per giorno. L’aumento dei tassi sui titoli di stato (di cui la dinamica dello spread è la manifestazione) aumenta l’onere per interessi del debito pubblico e ironicamente, pur con un deficit piu ampio riduce drammaticamente gli spazi di bilancio, impoverisce i bilanci delle banche che reagiscono dilazionando i crediti alle imprese e rinviando le decisioni sul rinnovo dei mutui.
Seconda. La condotta del Governo accentua l’isolamento dell’Italia e, paradossalmente, in primo luogo da quei paesi che, come l’Austria, condividono l’ispirazione politica del Governo. Governo che invece teorizza che le elezioni europee porteranno un cambiamento di quadro politico favorevole ai sovranisti. La verità è che si accentuerà la linea rigorista dei paesi del Nord, sovranisti o meno, che vedono nell‘Italia un paese pericoloso.
Terza e più inquietante. Come si evolverà la linea del Governo? Le ipotesi sono due. Un (parziale) ripensamento del Governo sulla dimensione e sui contenuti della manovra. I due vicepremier (e forse anche il premier?) hanno escluso che si cambi di un solo euro. La linea dello scontro viene confermata in toto. Il ministro dell’Economia ha anticipato che la spesa sarà monitorata attentamente e se si sforassero gli obiettivi interverrebbero tagli di spesa. Viene da chiedersi cosa succederebbe alla crescita a fronte di una mossa chiaramente prociclica. La crescita sarebbe frenata ulteriormente. Gli obiettivi di deficit e debito si allontanerebbero ancora di più.

Ma la vera questione è un’altra

Cosa farà il governo se i mercati (oltre che le agenzie di rating) voteranno contro il Paese? Lo stanno già facendo ma la reazione negativa potrebbe accelerare repentinamente. Una prima risposta potrebbe dover essere una stretta fiscale, ben superiore a quella (deficit a 2.1?) che pare essere stata timidamente adombrata dal ministro dell’economia. Ma questo sarebbe probabilmente inaccettabile dai partiti di governo (altro che governo del cambiamento!). Sentiamo ripetere che se lo spread si avvicinasse significativamente a quota 400 ci sarebbe una riposta adeguata. Quale? Operazioni straordinarie sul debito?
Ci sono poi le banche i cui bilanci si stanno indebolendo giorno per giorno sotto i colpi dello spread e le ripercussioni sui titoli bancari. Il sottosegretario Giorgetti ha detto che se continua così bisognerà ricapitalizzare le banche. Con quali soldi? Quelli dello stato? Ma questo richiederebbe deroghe estese alla legislazione sugli aiuti di stato che dovrebbero essere approvate dalla Commissione. E poi. Quanto soldi ci vorrebbero per ricapitalizzare le banche in difficoltà? Quante decine di miliardi? Dove andrebbe a finire il rapporto debito/pil? Come potremmo far fronte al panico e al contagio?
Gli scenari che si aprirebbero sono purtroppo facilmente immaginabili. Quanto ne sono coscienti i registi
della teoria dello scontro frontale? Se lo sono, devono dire che vogliono portare il Paese allo sfascio. Se non lo sono, dire che siamo nelle mani di un governo irresponsabile è il minimo.

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