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Ora è il tempo di aiutare Civita - intervento di Franco Laratta sul Corriere della Calabria

25 Agosto 2018

È proprio ora che dobbiamo stare vicini a Civita, a quell’area del Parco nazionale del Pollino che è tra le più belle della Calabria e probabilmente d’Italia.
Tutta quella zona vive di turismo, della sua accoglienza, del suo ambiente spettacolare, delle sue montagne, delle sue vallate, di quelle gole del Raganello che purtroppo oggi sanno tanto di morte ma che sono di un incanto straordinario. E poi c’è il Ponte del Diavolo, c’è un concentrato di storia, cultura, ospitalità che raramente si trovano tutte insieme.
È proprio ora che dobbiamo andare lì, tra quella gente, in una zona carica di fascino e di mistero.
Sono luoghi che sanno di pace, di quiete, dove il tempo non scorre, dove il vento porta il profumo dei secoli, dei suoi drammi, delle sue conquiste.
Ed è ora che dobbiamo aiutare quella gente a togliere quel senso di morte che si respira improvvisamente in ogni angolo di quel paradiso. Perché si sta correndo il rischio di trasformare in un inferno, una delle zone più belle e suggestive di questa terra!
Occorre trovare le responsabilità, sanare quello che c’è assolutamente da sanare, ma non possiamo far pagare a quelle comunità il prezzo di troppa distrazione, il prezzo dell’indifferenza di chi nel tempo doveva agire e non l’ha fatto.
Così come non possiamo scaricare tutto sui sindaci, con i loro poteri che sono ormai praticamente sotto lo zero.
Siamo in un’area che va considerata patrimonio dell’umanità, e come tale andava gestita, curata, messa in sicurezza, resa accessibile con cautela, sostenuta con investimenti mirati. Ma di tutto questo, nel tempo, non c’è alcuna traccia.
Ma oggi dobbiamo andare tutti di nuovo a Civita, ad ammirare quel paesaggio, la vallata circondata da montagne boscose, dove arrivano i riflessi e il profumo dello Ionio, che s’intravede all’orizzonte. Civita è “il paese tra le rocce”, per quelle immense montagne verdi che circondano la sua vallata.
Dobbiamo andare a recitare una preghiera per la povera gente che lì è tragicamente morta. Eventi naturali di straordinaria potenza, la natura che si ribella, la nostra incapacità a capire che contro di essa non abbiamo armi se non la prevenzione, l’attenzione estrema, la messa in sicurezza dei luoghi, e tanta, tantissima prudenza.
Ma soprattutto ora dobbiamo tutti lavorare perché Civita, quelle meravigliose Gole, il Ponte, tutti i comuni di quell’area del Pollino (Cerchiara, Francavilla, Frascineto, San Lorenzo Bellizzi), possano tornare a vivere.
Il fascino di Civita è veramente particolare, i suoi paesaggi riportano alle sue origine albanesi: qui gli albanesi si insediarono nel XV secolo per fuggire dalle persecuzioni turche.
Qui sono custodite ancora oggi l’identità e le antiche tradizioni del popolo albanese, come la lingua, i riti religiosi, le tradizioni, i costumi tradizionali. Civita è tra le storiche comunità albanesi d’Italia (arbëreshët).
È il tempo di agire, di salvare un tesoro naturale di superba bellezza. Prima di tutto imparando a rispettarlo, poi a scoprirlo e ad amarlo.
Ma senza la presenza dell’uomo, quella zona rischia veramente di morire.


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