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Fermiamo la deriva con una reazione civile - la newsletter di Chiara Braga

31 Luglio 2018

 
La mia newsletter questa settimana non può che iniziare da qui; l’escalation di aggressioni a danno di cittadini stranieri colpiti nelle ultime settimane da italiani armati e violenti - l’ultimo episodio ha riguardato Daisy Osakue, componente della nazionale italiana di atletica con la pelle nera, ferita all’occhio da un uovo lanciato da una macchina in corsa a Moncalieri, mentre passeggiava con altre persone, tutte di pelle bianca - ci impone di reagire con forza e in ogni occasione al clima di razzismo dilagante e impunito che si sta pericolosamente diffondendo. Le parole hanno un peso, sempre; quelle dette e quelle non dette. Quelle proclamate, non con incoscienza ma con precisa volontà di suscitare reazioni violente, da Matteo Salvini leader della Lega e della destra italiana, contro immigrati, zingari, “diversi”. Quelle taciute, da Matteo Salvini Ministro degli Interni, dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dall’altro leader della maggioranza di destra che oggi guida il Paese, Luigi Di Maio, e dagli altri rappresentanti del Governo che invece dovrebbero occuparsi di garantire la convivenza civile e la sicurezza di tutti i cittadini che vivono sul suolo italiano. Al contrario assistiamo ormai da giorni a silenzi sprezzanti, a provocazioni sempre più volgari, addirittura alla negazione della benché minima preoccupazione rispetto a questi fatti. Ma quel che impressiona di più è leggere in questi giorni i commenti di tante, troppe persone, specie sui social network, alle prese di posizione di chi con fermezza condanna questi episodi. Il filo conduttore è il seguente: non esiste nessuna emergenza, sono cose che possono succedere a chiunque (!), gli italiani sono esasperati e quindi è “normale” che reagiscano così, e soprattutto la risposta ricorrente è: perché non vi indignate allo stesso modo quando “i negri violentano le italiane?”. Ammetto che qualche volta la tentazione è di replicare con qualche insulto oppure di lasciare perdere, pensando che è inutile provare a spiegare che non c’è nessuna differenza nel “grado” di condanna per me, che la violenza verbale e fisica va sempre contrastata e mai giustificata e che quel che non si può accettare è proprio l’idea strisciante che un’aggressione a danno di una persona immigrata possa essere più “accettabile” di una commessa a danno di un cittadino italiano da sempre. E che quello che si sta profilando in queste settimane è il rischio altissimo di legittimare l’idea che qualcuno un po’ fuori di testa o esaltato, o peggio “incazzato” per qualsiasi motivo, possa sfogare la sua personale frustazione su persone che non hanno alcuna colpa o responsabilità, se non quella di aver il colore o la provenienza diversa dalla sua. C’è una responsabilità enorme in ciascuno di noi, quando di fronte a queste argomentazioni non sentiamo il dovere di reagire con forza; ma c’è una responsabilità ancora più grande in chi ancora oggicrede di poter lucrare consenso  agitando paura e rancore, fomentando contrapposizioni e additando nemici contro cui scagliare risentimento e violenza. Temo ci si sia spinti già troppo avanti; non si tratta solo di fermarsi, bisogna invertire la rotta sapendo che si lotta contro corrente e che c’è un argine non da difendere ma da ricostruire. Sono convinta che Salvini e i suoi sodali non faranno niente per fermare questa deriva; al contrario, la esaspereranno, accusando la sinistra, la Chiesa, i “buonisti”; perché questo fa parte di una strategia che serve a coprire le mancate risposte alle mille promesse fatte in campagna elettorale: dalle accise sulla benzina alla flat tax, dal reddito di cittadinanza all’aumento delle pensioni, dalla chiusura dell’Ilva alla gratuità della tangenziale di Como, per venire a temi locali. Serve a buttare fumo negli occhi e a soffiare sul risentimento sociale coltivato con sapienza proprio tra le persone più esposte e più fragili, mentre intanto Salvini e Di Maio continueranno a spartirsi poltrone e potere, senza risolvere nessuno dei problemi che riguardano la vita reale delle persone normali. Oggi il Presidente del gruppo dei Deputati PD ha chiesto al Governo di venire in aula a riferire con urgenza su quanto sta accadendo; il Segretario del PD Maurizio Martina ha lanciato la proposta di una manifestazione nazionale a settembre per unire tutti coloro che credono che questa spirale di razzismo e violenza vada fermata con la forza della democrazia, dei diritti e dei doveri. Vorrei che il PD concentrasse tutte le su forze per sostenere queste ragioni e dall’opposizione dedicasse tutte le sue energie a richiamare la maggioranza e il Governo ai suoi compiti, al mantenimento delle promesse fatte, alla responsabilità di governare e risolvere i problemi degli italiani. L’alternativa si costruisce così, nel lavoro competente e costante nelle istituzioni, senza mai abdicare al ruolo di avanzare critiche e proposte realizzabili, e nella società per sostenere e condividere una reazione civile e morale che è sempre più urgente e necessaria, contro il declino a cui questa destra reazionaria e incompetente sta condannando il Paese. 
 
A proposito di promesse mancate, questa settimana in audizione in Commissione Ambiente alla Camera i vertici di Pedemontana Lombarda e CAL hanno confermato la mancanza di chiarezza sulla vicenda Tangenziale di Como e completamento di Pedemontana. Dopo le miracolose promesse di Maroni, Fontana, Salvini e Molteni (e ovviamente di tutto il centrodestra unito alle scorse elezioni nazionali e regionali) abbiamo solo chiaro che il pedaggio del primo lotto della tangenziale si continuerà a pagare almeno fino al 2023 e che sul secondo lotto della tangenziale non ci sono risposte. Mi domando quanto durerà ancora il silenzio degli amministratori locali di centrodestra, a partire dal Sindaco di Como Landriscina. Visto che non perde occasione per dire che bisogna “fare squadra” e lavorare per l’interesse del territorio mi auguro ci farà sapere al più presto come intende dare voce e rappresentanza alla città che amministra per mantenere le promesse fatte, anche da lui, ai cittadini comaschi.
 
Di questo e di altro abbiamo parlato nella Festa Provinciale de L’Unità che si è svolta lo scorso fine settimana; una bella occasione di incontro e di confronto, con i nostri iscritti, militanti, elettori e con tutte le persone che hanno partecipato ai momenti di dibattito e di socialità organizzati al Parco del Bersagliere a Cantù. Voglio ringraziare di cuore, anche da qui, tutti i volontari che con la loro passione (e pazienza!) hanno reso possibile la Festa anche quest’anno, in un momento certo non facile per il nostro Partito. A nome del Segretario nazionale Martina ieri ho avuto il piacere di consegnare, simbolicamente, una lettera di riconoscimento a cinque storici militanti della sinistra canturina, che da decenni rendono possibile lo svolgimento della Festa ed animano il Parco del Bersagliere, come luogo di condivisione, di cultura e di politica. Dobbiamo molto a loro, forse più di quanto riusciamo a fare. Stringere le loro mani e idealmente ringraziare tutti quelli che spendono tempo, passione e intelligenza per la nostra comunità politica è stata per me un’emozione e insieme una bellissima iniezione di fiducia e di incoraggiamento. W la Festa de L’Unità!


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