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Intervento di Annamaria Parente in Senato sul riordino delle competenze dei Ministeri

30 Luglio 2018




Signor Presidente,

il mio intervento si concentrerà su alcuni aspetti del decreto che stiamo discutendo che mi trovano particolarmente e totalmente in disaccordo. Al fondo di questa mia inquietudine, che cercherò di spiegare più avanti, c'è la scelta della maggioranza di istituire un Ministero della famiglia e della disabilità. Oggi, nel 2018, la famiglia, questa nostra grandissima e bella istituzione affettiva e sociale è molto fragile ed è forte nello stesso tempo, di fronte alle intemperie e agli accidenti, dal lavoro dei giovani, alla perdita del lavoro delle madri e dei padri, alle separazioni, alla difficoltà degli adolescenti, al rapporto scuola-famiglia. La famiglia si sostiene solo attraverso l'emancipazione delle persone che la compongono, a partire dalla condizione delle donne. In questo senso, andava recuperata la storia istituzionale di questo Paese, con i Ministeri delle pari opportunità. Questo avrebbe dovuto essere di insegnamento per proseguire un percorso avviato vent'anni fa. Non si torna indietro, relegando le problematiche a un Ministero per la famiglia e le disabilità dimostrando una concezione arretrata della società. La famiglia sta bene se sta bene la società e viceversa, sta bene se c'è un sistema di welfare che l'accompagna. Non condivido, quindi, la scelta di sottrarre al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, come hanno detto anche molto bene i colleghi che mi hanno preceduta, e quindi attribuire competenze riguardo, in particolare, al sostegno della conciliazione dei tempi di lavoro e dei tempi di cura della famiglia e quelle relative al coordinamento delle politiche volte a garantire la tutela e la promozione dei diritti delle persone con disabilità.
Il tema per la nostra società, il tema di tutti, riguarda l'emancipazione sociale ed economica: si tratta di aumentare l'occupazione femminile e fare in modo che le donne non lascino il lavoro alla nascita del primo figlio. La maternità è un valore sociale e come tale va incoraggiata e sostenuta. Trovo poco lungimirante chi pensa di sostenere e conciliare l'attività lavorativa con le responsabilità derivanti dall'educazione e dall'accudimento dei propri figli istituendo un Ministero della famiglia.
Lavoro e famiglia vanno tenuti insieme ed è per questo che ritengo che questo tema vada affrontato in armonia con le politiche pubbliche di welfare, da una parte, e con la contrattazione, dall'altra.
Questa ratio, ad esempio, è stata seguita per lo stanziamento nel 2017 e nel 2018 di circa 110 milioni di euro di sgravi contributivi per il sostegno alla contrattazione di secondo livello, per misure di conciliazione tra vita professionale e vita privata dei lavoratori e lavoratrici innovative e migliorative. Che facciamo, stacchiamo questo insieme di provvedimenti e lo isoliamo in un Ministero?
Per quanto riguarda il trasferimento delle politiche in favore delle persone con disabilità, faccio due esempi: la bellissima legge della scorsa legislatura sul «Dopo di noi» e quella sui caregiver.
La legge sul dopo di noi è nata per accompagnare le famiglie: solo chi non ha mai parlato con una famiglia, con un genitore, con una madre ed un padre che devono rimanere sereni quando non saranno più in grado di accudire i propri figlioli, non sa quanto lavoro di accompagnamento c'è da fare. (Applausi dal Gruppo PD). Non sa quanto lavoro delicato va fatto, perché i genitori possono portare le loro preoccupazioni fuori dalle mura familiari e affidarsi ad una rete di servizi sociali. La famiglia deve affidarsi a una politica pubblica, altrimenti non ce la fa.
Quanto è grande il lavoro di contatto umano che svolgono i nostri assistenti sociali; quanto è grande il lavoro delle associazioni di terzo settore. Per questo non si può spezzettare la competenza sul dopo di noi tra due Ministeri, con doppie firme: non eravate quelli della semplificazione? (Applausi dal Gruppo PD).
Proprio un anno fa, nel luglio del 2017 è stato approvato il secondo programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l'integrazione delle persone con disabilità, che si fonda sul principio di uguaglianza sostanziale per persone con disabilità per rispondere alla giusta e ineludibile richiesta di cittadinanza piena e integrale delle persone con disabilità, in coerenza con le previsioni e la Convenzione ONU sui loro diritti. Ebbene, la promozione della vita indipendente e il sostegno all'autodeterminazione non sono più da considerare settori dell'intervento di welfare, quanto piuttosto criteri ispiratori complessivi per tutti, anche per le persone che sono meno deboli. Per questo motivo ribadisco la coerenza nel lasciare la competenza della tutela e della promozione dei diritti delle persone con disabilità al Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
Per quanto riguarda, infine, la scelta di trasferire al bilancio della Presidenza del Consiglio la dotazione finanziaria del Fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza dei caregiver familiari, al termine della scorsa legislatura è stato fatto un grandissimo lavoro bipartisan per ottenere questo fondo. Non è stato facile: il Parlamento è stato impegnato grandemente su questo tema. L'idea di fondo che abbiamo è caratterizzata dal riconoscimento della figura dei caregiver, della cura dei loro bisogni. Il 70 per cento di chi fa lavoro di cura con le persone con disabilità è donna e queste donne devono poter lavorare e uscire di casa, avere tempo per loro stesse. Queste donne si ammalano per fare il lavoro di cura ed è per questo che i caregiver in generale vanno inseriti in un sistema integrato di sostegno di servizi socio-assistenziali per dare loro sollievo nell'attività bella e delicata di cura - come avviene già in tante esperienze regionali - e considerati beneficiari di politiche trasversali.
Quindi, Presidente - e chiudo - sono molto preoccupata di questo arretramento. Spero che nel Paese insorga una risposta di pressione sociale molto forte. Non vorrei che dovessimo avere come spettro quel bellissimo quadro di Goya dal titolo «Il sonno della ragione genera mostri».
Io sono però molto fiduciosa e in questo tempo in cui si dice che non c'è più differenza tra centrodestra e centrosinistra credo che il discrimine sia proprio la libertà. Noi continueremo a combattere per la libertà di una donna che vuole lavorare e mettere al mondo dei figli (Applausi dal Gruppo PD). Noi continueremo a combattere per la libertà di una famiglia che ha una persona con disabilità di poter affidare il proprio figliolo ad una rete. (Applausi dal Gruppo PD. Il microfono si disattiva automaticamente).
 

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