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Alternativa alla dittatura dell’algoritmo è un’idea forte di comunità - intervista a Maurizio Martina del Corriere della Sera

25 Luglio 2018


di Alessandro Trocino


«C’è il rischio di un gigantesco ritorno al passato. L’idea di Casaleggio sul Parlamento è pericolosa, può alimentare una nuova forma di autoritarismo». Maurizio Martina, segretario del Pd, risponde a Davide Casaleggio, ma parla anche del decreto Dignità, della caduta libera del Pd nei sondaggi, del Jobs act e rilancia la battaglia dei dem.
 

Per Casaleggio, il Parlamento in futuro sarà inutile.

 
«Casaleggio vorrebbe sostituire la fatica della rappresentanza, della mediazione, con una forzatura sulla democrazia diretta per via tecnologica. C’è l’idea pericolosa del popolo come entità indivisa. Io penso che l’alternativa alla dittatura dell’algoritmo sia un’idea forte di comunità».
 

Non crede che il Parlamento, dopo anni di battaglie della Casta, sia stato screditato, a torto e a ragione? E che serva riformarlo?

 
«Se le istituzioni vivono una crisi storica noi dobbiamo denunciare anche il rischio di una fascinazione intorno al plebiscitarismo, e alla democrazia diretta come potere salvifico. La sfida va rilanciata prima nella società e poi con il cambiamento delle istituzioni. Il primo antidoto è una nuova cittadinanza propositiva per legami sociali forti».
 

Torniamo al Parlamento, finché c’è. Perché contestate il decreto Dignità?

 
«Questo è un decreto disoccupazione. Ci sono migliaia di cittadini che rischiano il licenziamento e la fine del contratto a tempo determinato. Come è successo ai lavoratori della Nestlé di Benevento. La propaganda M5S si scontra con la realtà. Noi abbiamo presentato dieci controproposte. Tra queste, il taglio del costo del lavoro a tempo indeterminato: un punto all’anno per quattro anni dei contributi a carico dei lavoratori».
 

Non potevate fare queste cose quando eravate al governo?

 
«Le proposte sono coerenti con il lavoro avviato e con un nuovo impegno per la lotta alla precarietà».
 

Un vostro emendamento cancella l’aumento di indennizzi in caso di licenziamento illegittimo. Damiano, Cuperlo e altri ne volevano il ritiro. È confermato?

 
«Nessuno ha mai pensato alla cancellazione degli indennizzi. Noi proponiamo anche l’aumento dell’offerta di conciliazione».
 

E stato un errore?

 
«È superato. Il nostro obiettivo è rafforzare l’indennità di disoccupazione al crescere dell’anzianità dei lavoratori. Piuttosto Di Maio risponda a chi rischia il posto per effetto del decreto».
 

Jobs act: va abolito, come dice la sinistra dem, o difeso, come dicono i renziani?

 
«Neanche Di Maio lo smantella, mantenendone il pilastro, ovvero il contratto a tutele crescenti. Nessuno lo ha mai immaginato come un totem. Ne rivendichiamo gli effetti positivi. E ora ragioniamo di come fare meglio».
 

Nei sondaggi la maggioranza vola e il Pd precipita. Sbagliano gli elettori o voi?

 
«Siamo noi che dobbiamo fare di più e meglio. Ma sono convinto che ci siano le energie per il rilancio e che ci sia già nel Paese più spazio per l’alternativa di quel che si vede ora».
 

Boccia parla di un Pd «vedovo» di Renzi. L’impressione è che il partito non possa andare avanti con Renzi, ma neanche senza.

 
«Basta con queste caricature. Usciamo da dibattiti autoreferenziali. Io voglio discutere degli operai di Benevento che rischiano, lavorare nelle periferie, da Tor Bella Monaca allo Zen, parlare di giovani, di scuola. Il Pd deve mettere in campo una nuova idea di futuro, che sia alternativa all’egoismo individualista proposto da questo governo».


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