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Dl Dignità: Serracchiani, Di Maio non ha detto verità a Parlamento

19 Luglio 2018

“Il presidente dell’Inps Boeri ha smentito  le dichiarazione resa ieri da Di Maio non in un video Facebook ma davanti alle Commissioni Finanze e Lavoro riunite della Camera. In altre parole, Di Maio non ha detto la verità davanti al Parlamento e al Paese”. Lo dichiara Debora Serracchiani, capogruppo Pd in Commissione Lavoro alla Camera, a proposito dell’audizione del presidente dell’Inps Boeri sul Decreto Dignità.

“L’affermazione secondo cui – continua – Di Maio avrebbe ricevuto dall’Inps due relazioni, nella seconda delle quali, non richiesta, una ‘manina’ avrebbe inserito la previsione degli 8mila posti di lavoro all’anno persi, è stata smentita da Boeri. Date alla mano, il presidente dell’Inps ci ha informato che la relazione è una sola, che è stata ricevuta dal ministero del Lavoro almeno 8 giorni prima della stesura definitiva del decreto e dell’invio al Colle, e che conteneva già l’indicazione sulla perdita dei posti di lavoro. Successivamente, sono stati invitati alla Ragioneria generale dello Stato dei chiarimenti che non toccavano comunque il tema dei posti di lavoro.  Allo stesso tempo, Boeri ha confermato che nell’immediato il decreto non solo causerà una perdita di posti di lavoro ma anche che la stima degli 8 mila posti è ottimistica, dal momento che non comprende gli effetti relativi ai contratti di somministrazione e a quelli che sono in scadenza dal momento che rischiano, con l’introduzione della causalità, di non essere rinnovati. Boeri conferma invece la bontà dell’iniziativa del Pd: la chiave di volta per affrontare il tema del precariato è ridurre il costo al lavoro a tempo indeterminato.  Siccome vale di più deve costare di meno. In questo senso, Boeri si è detto d’accordo con la proposta del Partito democratico di un taglio di 4 punti in 4 anni,  precisando però che questo sarà possibile solo senza contestuali aumenti della spesa pensionistica”.

“Il presidente dell’Inps ha confermato il sistema dei contratti a tutele crescenti ha funzionato: il numero dei contratti a tempo indeterminato è aumentato”, conclude


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