Dal 30 novembre al 3 dicembre oltre quattrocentocinquanta delegati da tutto il mondo si sono incontrati a Pechino per il "CPC dialogue with world political parties high-level Meeting". Non è il primo Forum tra partiti organizzato dal PCC ma quest'anno l'appuntamento ha assunto una valenza particolare essendo stato introdotto da un discorso di Xi Jinping, appena rieletto Segretario Generale al 19° Congresso svoltosi ad ottobre.
Per me, che ho avuto l'onore di guidare la delegazione del Pd composta da Ugo Papi - responsabile del desk Asia per il nostro dipartimento internazionale - e dai colleghi Peluffo e Mariani, è stata l'occasione per tornare in Cina dopo molti anni e poter vedere più da vicino gli straordinari cambiamenti di questo Paese negli ultimi decenni.
Insieme a noi, dall'Italia, una folta delegazione di Giovani Democratici, che dopo il Meeting avrà molti altri incontri nei prossimi giorni, e il Presidente Prodi, esperto conoscitore dell'economia cinese e da molti anni presente regolarmente nelle università e nei più importanti consessi in cui si discute dello sviluppo della Cina e delle relazioni tra noi e il gigante asiatico.
Il "Socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era", cuore del pensiero di Xi Jinping inserito quest'anno nella Costituzione del Partito, muove dall'orgoglio per i giganteschi risultati ottenuti in economia, grazie all'apertura al mercato, ma anche dalla consapevolezza delle nuove contraddizioni che lo sviluppo accelerato ha prodotto. Ugualmente sul piano internazionale la Cina mostra una crescente volontà di essere riconosciuta come un attore globale, pronto ad assumersi le responsabilità che la sua dimensione economica e demografica comportano.
Da qui un forte interesse per il dialogo a tutto campo sulle principali sfide della nostra epoca. Cambiamenti climatici e problemi ambientali, povertà e diseguaglianze, conflitti e terrorismo: su ognuno di questi temi è evidente l'impossibilità di dare risposte su scala nazionale e l'esigenza di una governance globale più efficace.
Il meeting di Pechino ha avuto dunque al centro proprio l'obiettivo di promuovere - pur nella differenza dei sistemi politici ed economici - un confronto ed una collaborazione non occasionale tra i partiti politici mirata a
delineare risposte comuni e condivise per una globalizzazione più equa, per lo sviluppo sostenibile, per la pace e la sicurezza. Merita sottolineare come, accanto ad esponenti dei partiti comunisti, fossero presenti non solo tutti i principali partiti progressisti, socialisti e socialdemocratici, ma anche molte formazioni politiche conservatrici e di destra. A testimoniare, da un lato, la capacità di relazione politico-diplomatica messa in campo dal PCC e, dall'altro, l'oggettiva attualità dei temi posti all'ordine del giorno.
D'altra parte, non è possibile conoscere e dialogare con la Cina di oggi senza conoscere e dialogare con il Partito Comunista Cinese, il cui ruolo è indubbiamente cresciuto sotto la leadership di Xi Jinping.
Credo sia stato più che opportuno partecipare e portare il nostro contributo a questo interessante appuntamento i cui contenuti riguardano peraltro non solo il Pd ma l'Italia intera.
Infine una osservazione più generale sull'Italia in Cina.
Negli stessi giorni del Meeting la nostra Ambasciata a Pechino ha organizzato
a Yanqi Lake la IV edizione del seminario con la comunità d'affari italiana presente in Cina, cui ha partecipato il sottosegretario Scalfarotto. Grazie al gentile invito del nostro ambasciatore abbiamo potuto trascorrere con questa platea una serata traendone una impressione molto positiva: l'Italia in Cina c'è, produce, esporta, comunica, crea opportunità, esprime competenze ed eccellenze, fa sistema. Lo fa grazie all'iniziativa di tanti imprenditori e professionisti coraggiosi e determinati, lo fa grazie al lavoro prezioso della nostra diplomazia e delle istituzioni, tutti insieme per valorizzare i prodotti, la cultura, le risorse italiane. Qualche volta serve ricordare che, quando si lavora insieme e bene, i risultati arrivano.