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In questi anni si è lavorato molto per contrastare corruzione e illegalità - dal blog di Franco Mirabelli sull'Huffington Post

15 Novembre 2017

Il problema della corruzione è gravissimo in Italia. Non penso che si sia più ai livelli di tangentopoli, con quel sistema così rodato tra imprese e politica che rivelò poi Antonio Di Pietro ma la corruzione rimane comunque un grande problema per il Paese. 
La corruzione, oggettivamente, condizione la competitività italiana e condiziona in maniera significativa le imprese. Dove c’è corruzione, è evidente che si trova anche una parte significativa dei soldi che vengono sottratti al Pubblico.
È, quindi, certamente vero che le imprese sane di questo Paese devono sostenere la competizione con aziende che invece, grazie alla corruzione, investono meno sulla qualità e sulla capacità di stare sul mercato e di più su modelli negativi.
Una larga parte delle leggi che abbiamo portato avanti nel corso della Legislatura sui temi inerenti la legalità sono state volte a combattere la corruzione, anche perché c’è un nesso stretto tra la criminalità organizzata e la corruzione: è sufficiente guardare le inchieste di mafia e di ‘ndrangheta al Nord per vedere il rapporto tra imprese, mafie e corruzione.
A mio avviso, quindi, sono state fatte leggi importanti e le abbiamo fatte raccogliendo l’invito che ci proveniva dai vari mondi, confrontandoci con le esperienze concrete e, soprattutto, le abbiamo fatte cercando un equilibrio non semplice.
C’è, infatti, la necessità di trovare strumenti che ci consentano di combattere in maniera efficace la corruzione e l’illegalità, senza però portare le imprese a subire un carico di oneri e burocrazia che in qualche modo poi finiscono per bloccarne il funzionamento.
Tra i provvedimenti approvati in questa legislatura, c’è appunto la legge anticorruzione che, a mio avviso, è molto importante nonostante sia passata sostanzialmente nel dimenticatoio in gran parte dell’opinione pubblica. 
Questa legge ha introdotto novità consistenti nel nostro ordinamento. La stessa Autorità Nazionale AntiCorruzione ha trovato una definizione consona nel testo della legge non risulta più come una specie di ornamento, come era in precedenza.
Il Presidente di ANAC, precedentemente alla legge che conferiva poteri a quell’ente, in un’intervista relativa al tentativo di organizzare un sistema corruttivo che si stava verificando in Regione Lombardia in vista di Expo, aveva ammesso la assoluta inutilità di ANAC stessa. Oggi, invece, abbiamo in campo un’Autorità Nazionale AntiCorruzione che è dotata di poteri e strumenti adeguati e svolge un lavoro importante, in quanto ha la possibilità di intervenire sulle gare d’appalto prima che si esplicitino, intervenendo prima sui capitolati e, quindi, andando a verificare prima se quegli appalti sono fatti in modo corretto o se invece possono favorire qualcuno. 
Inoltre, con la legge anticorruzione vengono aumentate le pene. In Italia, infatti, tutti si lamentano dell’eccesso di corruzione ma fino ad ora in carcere per corruzione non ci è andato quasi nessuno. 
Va considerato anche il fatto che la corruzione è legata all’evasione fiscale e alla creazione di fondi occulti e, per questo, nel corso della legislatura, è stato reintrodotto il reato di falso in bilancio, che era la modalità per costruirsi le riserve per la corruzione. 
Abbiamo anche introdotto l’idea di sanzionare la corruzione tra privati.
Nel corso delle audizioni sulla vicenda del Monte dei Paschi di Siena nella Commissione di Inchiesta sul sistema bancario e finanziario, abbiamo capito che i magistrati non hanno potuto perseguire alcune situazioni che sono avvenute perché non erano previste sanzioni per la corruzione tra privati.
Un altro intervento importante di questi anni riguarda la riforma del Codice degli Appalti.
L’aver alzato la soglia al di sotto della quale è impossibile fare affidamenti diretti vuol dire impedire la pratica molto diffusa di spezzettare gli appalti per darli poi tutti in affidamento diretto.
Allo stesso modo, ridurre le centrali appaltanti - come è previsto nel testo - vuol dire fare un’opera di trasparenza e garantire i controlli. Nella stessa direzione sono costruite le norme più incisive e volte alla trasparenza sui subappalti.
Questi sono i princìpi che abbiamo introdotto nella legge sul Codice degli Appalti e su cui è bene non recedere perché è grazie ad essi se riusciamo a colpire la corruzione nelle modalità in cui si è esplicitata in questi anni, come hanno mostrato le molte inchieste riguardanti gli appalti.
Infine, abbiamo approvato la riforma del Codice Antimafia. 
Con il nuovo testo vengono estese le misure di prevenzione patrimoniale ai reati contro la Pubblica Amministrazione (quindi la corruzione).
Su questo aspetto si è alzato un gran polverone. Dopo tre anni e mezzo di discussione, qualcuno ha cominciato a dire che è una legge liberticida.
Eppure, a mio avviso ci sono norme molto importanti e positive per le imprese, contrariamente a ciò che si dice, perché è interesse delle imprese sane che mafie e corruzione vengano debellate.
Innanzitutto, bisogna sapere che con il nuovo Codice Antimafia rendiamo giuridicamente normato un percorso come quello della confisca che prima non era così.
Oggi, infatti, se si devono confiscare dei beni ci deve essere almeno un indizio che quel bene è stato ottenuto attraverso attività illecite e poi l’accusato ha la possibilità di chiedere un dibattimento per dimostrare che non è così. 
Contrariamente al sequestro penale normale, inoltre, il sequestro previsto per le misure di prevenzione non viene deciso da un giudice monocratico ma da un collegio giudicante. Abbiamo, dunque, aumentato le garanzie per gli indagati rispetto a quelle previste dalle norme precedenti. 
Allo stesso tempo affermiamo il principio che la corruzione è un reato grave e che, in presenza di un reato associativo (416bis), le misure patrimoniali vanno applicate.
Guardando alle vicende di questi anni, possiamo affermare che Expo è stata una grande palestra per imparare a combattere alcuni fenomeni. 
Ci sono, infatti, stati alcuni tentativi di penetrazione in Expo da parte della criminalità organizzata. I tentativi di costruire un apparato corruttivo sono stati debellati prima e il sistema dei controlli messo in atto ha funzionato perché sono state moltissime le aziende interdette dai lavori. Il Protocollo prevedeva un’azione coordinata tra istituzioni, forze dell’ordine e Prefettura e poi si sono costruite le banche dati per impedire che la ‘ndrangheta entrasse nei cantieri, anche attraverso controlli all’interno per verificare lavoratori e macchinari impiegati. Questo protocollo ha funzionato e oggi si cerca di applicarlo su tutte le grandi opere.
Sull’azienda che aveva vinto l’appalto per la piattaforma e che poi si è scoperto essere stata infiltrata dalla ‘ndrangheta è stata messa in atto una misura innovativa: si è deciso, infatti, di far lavorare ugualmente l’azienda ma se ne è sostituito il management e, con il nuovo Codice Antimafia, questa procedura viene codificata. Questo vuol dire salvaguardare aziende e lavoratori che, altrimenti, per responsabilità di qualcuno, rischierebbero di perdere l’appalto.
Anche questa è un’altra cosa importante che abbiamo introdotto e di cui si parla pochissimo.
Purtroppo ogni episodio di corruzione finisce in prima pagina sui giornali mentre ogni tentativo di soluzione no ma, in questi anni, si è lavorato molto sul fronte della legalità.

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