Qualche settimana fa avevo da questa newsletter sollecitato Giuliano Pisapia a fare una scelta netta, quella di contribuire a costruire un nuovo centrosinistra, ampio e plurale, senza ambiguità orientato al governo del Paese. Non certo per merito mio, mi sembra però che effettivamente questo stia accadendo: la nebbia si sta finalmente diradando e si cominciano a delineare i contorni di una possibile alleanza tra il PD e soggetti politici che, sia a sinistra che nell'area moderata, condividono la volontà di procedere lungo la strada delle riforme - economiche, sociali, ambientali, politiche - e di non consegnare l'Italia alla destra e ai populisti.
La direzione nazionale del PD di venerdì scorso, d'altra parte, si è aperta con una relazione del segretario Renzi che senza equivoci ha affermato la volontà di mettere il nostro partito al servizio di un cantiere più largo che possa assumere il patrimonio positivo del governo di questi anni, con i risultati concreti che finalmente cominciano ad arrivare e che, sulla base di un programma chiaro, si candidi a guidare il Paese dopo le prossime elezioni.
La legge elettorale licenziata dalla Commissione e che domani arriva in Aula a Montecitorio, con il suo mix di collegi uninominali e liste corte, non obbliga, ma favorisce la nascita di coalizioni, pur mantenendo un impianto fondamentalmente proporzionale che consente ad ogni partito o lista di verificare il proprio consenso nel rapporto con gli elettori. Il ripristino dei collegi, e il fatto di avere liste molto contenute collegate alle candidature nell'uninominale, rappresenta a mio avviso la novità più importante, un modo concreto per ridare senso al rapporto tra eletti e territorio, dopo molti anni in cui questo legame è stato sfilacciato e indebolito dall'orribile Legge Calderoli e dalla crisi della forma partito tradizionale. Il compito che ci attende in Parlamento nei prossimi giorni è delicatissimo e cruciale. Non sarà la legge perfetta, ma tra la situazione attuale (due leggi diverse, frutto di due diversi pronunciamenti della Corte costituzionale, che condannerebbero inevitabilmente il Paese all'ingovernabilità e all'instabilità) e la proposta approdata in Aula non ho dubbi. La legge è un enorme passo avanti, ha avuto in Commissione il consenso di una parte non piccola delle opposizioni, consentirà agli elettori di sapere per chi e per cosa andare ai seggi nella prossima primavera. La strada è stretta ma è l'ultima vera chance di dare al nostro sistema politico una legge elettorale decente. Non possiamo fallire.
Legge elettorale, manovra di bilancio, pochi altri provvedimenti possibili (tra cui spero proprio ci sia anche una legge di buon senso e di civiltà come lo "Ius soli") e poi il voto. La legislatura si sta concludendo ed è fisiologico che i protagonisti della vita politica siano proiettati verso la prossima competizione elettorale che si avvicina. Le formule politiche e i programmi vanno insieme, per questo credo sia molto importante che il Pd dedichi molta energia sia all'ascolto dei territori, delle comunità locali, delle aziende, dei lavoratori sia alla costruzione di una visione e di un programma che guardi al medio lungo periodo, alle sfide che l'Europa e il mondo stanno attraversando.
Bene il viaggio di Renzi, il treno che partirà la prossima settimana e girerà l'Italia. Bene la Conferenza programmatica che terremo a Napoli alla fine del mese. Facciamo in modo che sia davvero aperta al contributo delle migliori competenze del nostro Paese, facciamola diventare il primo appuntamento di tutti coloro che vogliono una ripartenza, facciamola vivere come la casa di un centrosinistra largo, coraggioso, coeso. Le divisioni e i personalismi a sinistra sono roba vecchia, un angosciante déjà vu, l'unità e l'apertura sono la vera innovazione, l'unica speranza per l'Italia.