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L’intesa Fincantieri-Stx va estesa ai tedeschi - intervista de il ministro della Difesa Roberta Pinotti de la Repubblica

29 Settembre 2017

Insieme nella gara per il rinnovo della flotta canadese




di Massimo Minella

Subito in gara insieme, Italia e Francia, per rinnovare, non più da concorrenti, la flotta della Marina Militare canadese e poi pensare a un coinvolgimento della Germania sul fronte della difesa navale. Il giorno dopo il patto di Lione che ha sancito l`alleanza civile fra Fincantieri e Stx e ha gettato le basi per la nascita di un raggruppamento unico e paritetico anche sul militare, la ministra della Difesa Roberta Pinotti riflette sui dossier che già i due Paesi possono sviluppare insieme, annunciando il primo banco di prova congiunto: il Canada. «Ne ho parlato con la mia collega francese della Difesa e abbiamo condiviso un piano d`azione che ci vedrà alleati da subito, nella partecipazione congiunta a grandi gare internazionali. Ovviamente in campo scendono le aziende, non gli Stati, ma sul fronte militare il ruolo dei governi è sempre quello del supporto». Da Lione, città che ha sancito il patto per il controllo di Fincantieri su Stx, anche la ministra Pinotti è uscita con un`idea di alleanza rafforzata fra i due Paesi».
Ministra Pinotti, è stato un ottimo accordo come dice il premier Gentiloni o una mezza sconfitta per l`Italia, come si osserva da più parti?
«Un buon accordo, che soddisfa tutti. Un punto di avvio fondamentale per proseguire sulla strada della collaborazione fra i due Paesi. Un accordo – non fugga a nessuno – che sembrava andato a gambe all`aria soltanto pochi mesi fa e che invece, con il dialogo, con il confronto, ma anche con la decisione del nostro governo di ribadire il valore dell`industria navale è arrivato fino in fondo».
In fondo sul civile, ma tutto ancora da inventare sul militare, al di là dei buoni propositi…
«Sul militare non ci siamo limitati a manifestare buone intenzioni sul futuro: abbiamo deciso di creare un gruppo di lavoro e di darci anche una scadenza, giugno 2018, per tirare le somme e tradurre concretamente i risultati raggiunti dal tavolo. Inizierà insomma un lavoro serrato con tutti i soggetti coinvolti, la Cassa depositi e prestiti e la Difesa, le due aziende con i rispettivi amministratori delegati di Fincantieri e Naval, a conferma della  bontà del lavoro svolto da loro su questa vicenda».
Un lavoro tra aziende o d saranno anche i governi?
«Sì su temi come questi non vogliamo certo sostituirci agli azionisti e alle aziende, ma uno sguardo politico, un supporto non può mancare».
L`accordo Fincantieri-Stx chiamava in causa sostanzialmente tre soggetti. Sul militare gli attori in scena aumentano. Ci saranno problemi per Leonardo di fronte a un colosso come Thales?
«Parliamo di difesa e quindi chiediamo scelte paritetiche e simmetriche. Mi spiego. Non stiamo parlando soltanto di scafo, ma anche di sistemi di difesa, di armamento, di controllo. Quindi bene ha fatto il presidente Gentiloni a citare Leonardo e Thales. Fissati questi elementi, si aprono grandi prospettive
congiunte. Abbiamo scelto l`obiettivo, insomma, ma sul come farlo dobbiamo ancora arrivarci».
Ma un punto di partenza ci sarà pure, no?
«Intanto alleandoci nella partecipazione a gare internazionali. Riparte quella per nuova flotta del Canada, qui si può concorrere da alleati e non più da concorrenti. Ne abbiamo parlato con la mia collega della difesa francese Florence Parly. D`altra parte la collaborazione fra Italia e Francia esiste da tempo, pensate solo alle Fremm, le fregate multiruolo frutto di un accordo italo-francese. E qui si sta parlando di difesa, di un tema cioè che dev`essere  comune a tutta l`Europa, come ci chiedono i cittadini, che sia in grado di offrire maggiore protezione, di essere più sicura».
Da questa alleanza potrà nascere qualcosa di più grande, in prospettiva, capace di coinvolgere anche altri Stati?
«Non lo escludo affatto, anzi. Con la Francia stiamo ragionando su un accordo su tutte le navi di superficie, ma potremmo in futuro anche guardare ai sommergibili. E allora il dialogo con la Germania, che ha il nostro stesso sistema di propulsione, sarebbe inevitabile. Ma ora concentriamoci sul nostro accordo, c`è già parecchio da lavorare così».


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