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Commissione bicamerale d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, Sereni: dal territorio, sul territorio, per tutti. Il Parlamento connesso al Paese

12 Settembre 2017


Il Parlamento come antenna di monitoraggio e di controllo su fenomeni complessi, che investono più profili (penali, amministrativi, politici) ... a questo ha contribuito la Commissione bicamerale d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti presieduta dall'onorevole Bratti che oggi presenta la sua relazione. Un monitoraggio, un controllo, un'indagine fatti sui territori  e nei territori restituiti con convegni e incontri in loco. Questo il mio intervento di saluto ai convenuti alla presentazione della Relazione che offre all'Istituzione, agli esperti, alle associazioni di settore e ai cittadini tutti le informazioni utili a una partecipazione democratica. 

Sono particolarmente lieta di portare il saluto e il benvenuto della Presidenza della Camera a questo convegno organizzato dal Presidente della Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, sia per l'autorevole e ricco parterre di relatori che interverranno dopo l'introduzione dell’onorevole Bratti, sia perché ci viene fornita l'occasione di constatare ed apprezzare come un documento che illustra l'attività di una Commissione - al di là del titolo apparentemente asettico "L'inchiesta tra dati e risultati" - può costituire un importante punto di riferimento nella discussione su come migliorare la capacità del Parlamento di comunicare e di rendere efficaci le sue attività.

 In quest’ottica, ci sono infatti nella Relazione alcuni aspetti - sui quali poi il Presidente Bratti e gli illustri ospiti avranno senz'altro modo di soffermarsi con puntualità - che intendo brevemente sottolineare. 

 La Relazione è, fin dalle sue prime righe, dichiaratamente improntata all'intento di fornire al lettore - sia esso Istituzione, esperto, associazione di settore o semplice cittadino - gli strumenti per “misurare” l'operato della Commissione e dei relativi effetti. Si tratta di un'importante evoluzione dei criteri di trasparenza e bilancio sociale (accountability) dei soggetti pubblici, non semplicemente basati sull'esposizione di dati sulle attività svolte, ma supportati da un'articolata serie di informazioni di contesto che consentono di valutare meglio l'impatto di quelle attività sulla realtà sociale, economica, istituzionale e talvolta giudiziaria.

Credo che questo modus operandi della Commissione (che peraltro sviluppa un processo che ha coinvolto anche altre Commissioni d'inchiesta) meriti un particolare apprezzamento perché permette una divulgazione trasparente della sua attività e delle relative risultanze (nei limiti, ovviamente, consentiti dalla natura della Commissione e dai suoi delicati poteri) e conseguentemente arricchisce gli strumenti di partecipazione democratica.

Si tratta di un metodo che individua il Parlamento, nell'esercizio della funzione d'inchiesta, non solo come potere costituzionalmente riconosciuto, ma sempre più anche come antenna di monitoraggio e di controllo su fenomeni complessi, che investono più profili (penali, amministrativi, politici) e che richiedono quindi una particolare qualificazione tecnica del potere di indagine. Un'antenna che capta e cerca di comprendere tale complessità, dandone chiavi di lettura oggettive, in modo asciutto, tecnico e imparziale - come i dati sanno fare - e di trasferirne poi la conoscenza ai cittadini, perché possa far parte di quelle dotazioni informative necessarie all'esercizio del controllo che ad essi spetta anzitutto sui titolari di funzioni pubbliche.

 In questo quadro, due parametri assumono a mio avviso particolare interesse: il rapporto con la cittadinanza e con le associazioni e l'attenzione alle specificità territoriali.

Molte delle attività della Commissione hanno come chiave di approccio le informazioni e le conoscenze acquisite direttamente e prioritariamente dai e sui territori, rovesciando in qualche misura il metodo tradizionale che prevede di ascoltare prima i rappresentanti delle istituzioni e poi i cittadini e le loro associazioni: molte delle questioni affrontate dalla Commissione sono emerse infatti proprio grazie a questo contatto diretto ed immediato con le comunità locali interessate.

Parallelamente – e a valle del processo di indagine - si pone la prassi seguita, a mio avviso molto giustamente, dalla Commissione di restituire ai territori, presentando in convegni e incontri in loco le specifiche "relazioni territoriali". 

 Dalla Relazione emerge anche la rilevanza della collaborazione istituzionale realizzata attraverso l'interoperabilità delle competenze: le Commissioni d'inchiesta, in ragione dell'ampiezza e peculiarità delle loro funzioni, si avvalgono del supporto di magistrati, forze dell'ordine, esperti della materia. A maggior ragione in un settore ad alto tasso tecnico, quale quello della gestione dei rifiuti, l'intreccio e la cooperazione tra i saperi scientifici e quelli più strettamente connessi alle esperienze e ai metodi di chi esercita poteri d'indagine sono presupposto necessario per l'efficacia dell'azione e la completezza dei risultati.  Ciò non solo non toglie nulla ma esalta la specifica responsabilità della politica e delle istituzioni rappresentative.

 Con questa Relazione la Commissione mi sembra sia riuscita a dare conto della complessità irriducibile della materia di cui si occupa, sfuggendo al rischio – oggi ahimè molto frequente – di cedere alla fuorviante tentazione di semplificare ad ogni costo. Al tempo stesso, il documento che oggi viene presentato ci dimostra che è possibile “comunicare la complessità” e incoraggiare un dibattito pubblico consapevole ed informato se da parte delle istituzioni si assume il diritto-dovere di innovare verso nuovi percorsi di coinvolgimento e di partecipazione dei cittadini.

Per questo ritengo che da questa esperienza si possano trarre utili spunti sia per sperimentazioni e innovazioni nell'attività di tutte le commissioni di inchiesta sia per ulteriori riflessioni anche in vista di un’auspicabile revisione dei regolamenti parlamentari. Con questo ringrazio ancora tutti gli intervenuti e lascio la parola al Presidente Bratti.


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