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Rosato: nel PD si discute. Poi siamo abituati a fare le cose - intervista del Corriere della Sera

10 Agosto 2017


di Daria Gorodisky



Ettore Rosato, da capogruppo PD alla Camera, in tema di migranti si sente più vicino al ministro dell’Interno Minniti, o al responsabile delle Infrastrutture Delrio?

«Abbiamo sempre detto che il nostro primo obiettivo è salvare vite umane, e questo stiamo facendo. L’azione di Minniti per prevenire le partenze e il Codice di comportamento per le Ong che operano in mare vanno proprio in questa direzione. Il Codice è una misura molto efficace anche per evitare abusi che incentivano gli scafisti».

 

Però molte Ong, anche tra le più note e attive, hanno polemizzato e non sottoscrivono le regole del Codice.
«Credo che sia preoccupazione di tutti noi che l’attività delle Ong non sia interrotta, e il Codice aiuta in questo senso. Alcune magari non hanno parametri compatibili con quelli richiesti dalla partnership tra governo italiano, Ue e autorità libiche… Rispetto la scelta di chi si chiama fuori, però il Codice consente di lavorare tutti in sicurezza».

 

Non tutti nel governo la pensano così, a partire da Delrio, appunto.
«Nel Pd siamo abituati a discutere fra di noi e poi fare le cose. Il centrodestra discuteva e poi non concludeva».

 

Eppure è dovuto intervenire il presidente della Repubblica per sanare la frattura.
«Non sta a me interpretare il pensiero del presidente Mattarella. Ma penso che abbia parlato più che altro per le polemiche che arrivavano da chi doveva concretamente applicare le regole. E ha espresso apprezzamento per le scelte fatte dal governo».

 

Alcuni hanno letto la divisione Minniti-Delrio come un atto della guerra per la leadership interna al Pd. Magari un tentativo renziano di frenare possibili ambizioni del capo del Viminale.
«Interpretazioni agostane. Minniti agisce in assoluta sintonia con il pensiero di Renzi, che lo ha persino scritto in un libro: “Aiutiamo i migranti a casa loro”. Non c’è distinzione possibile su questi temi. Quanto a Delrio, è stata una legittima discussione con un medesimo obiettivo: evitare morti in mare e interrompere un flusso che arricchisce soltanto gli scafisti».

 

Però ambienti ecclesiastici si sono schierati con lui. Lei ha radici cattoliche anche politicamente parlando…
«Grande rispetto per tutte le indicazioni che ci arrivano dalla Chiesa su un tema così delicato. Ma la misura “cattolico” è un tratto forzato della politica».

 

Siete al governo da oltre 3 anni, durante i quali i flussi di immigrazione clandestina non hanno fatto che crescere. Perché realizzate soltanto adesso lo strumento che lei definisce «molto efficace» per contrastarla?
«Adesso possiamo mettere in atto misure perché in Europa ci sono orecchie molto più attente di qualche tempo fa».

 

I migranti sono ancora un’opportunità?
«L’Europa vive un calo demografico, quindi lo sono se il fenomeno è controllato e non derivato da attività illecite di sfruttamento di disgraziati che scappano da guerre e fame».


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