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Presentazione dell'indagine Censis/Jobsinaction, Sereni: utile comprendere l'impatto delle leggi sulle politiche del lavoro

17 Luglio 2017






Il rapporto Istat presentato qualche giorno fa sulla povertà, ci dice che se nel 2016 i numeri complessivi non danno grandi variazioni rispetto all'anno precedente -  4,7 milioni di persone, 1,6 milioni di famiglie in condizione di povertà assoluta  - siamo in presenza di cambiamenti  strutturali profondi rispetto a dieci anni fa. Mentre nei primi anni 2000 le fasce a rischio di povertà erano costituite prevalentemente da anziani, e in particolare da donne anziane sole, oggi poveri sono i giovani under 35, i minori, le famiglie numerose, in particolare quelle con reddito operaio. Tra il 2005 e il 2016 per i giovani la percentuale è triplicata passando dal 3,1 al 10%, per i minori si passa dal 3,9  al 12,5%. In 10 anni è cambiato tutto”. Sono partita da questo dato porgendo a Montecitorio i saluti istituzionali alla presentazione dell’indagine realizzata dal Censis  sul ‘Lavoro consapevole’ e promossa da Assolavoro e JOBSinACTtion, un laboratorio dedicato al mondo del lavoro animato dalla senatrice del PD Annamaria Parente. “Ritengo che l’indagine sia di grande interesse, molto tempestiva e attuale perché inizia dove ha finito il lavoro il legislatore. Studiarla -  ve la propongo  -  ci aiuta a ragionare su quale sia stato l’impatto delle molte norme sul lavoro prodotte in questi ultimi anni. Questa XVII legislatura, nell'ambito di grandi riforme di sistema come il Jobs Act e la Buona Scuola, ha prodotto molte innovazioni in termini di norme sul tema del lavoro e della formazione: penso  all’apprendistato, alla Naspi, alll’alternanza scuola lavoro, all’Anpal, al nuovo rapporto pubblico/privato sui servizi per l’occupazione…  Leggere i risultati dell’indagine ci permette di sapere se e come i giovani abbiano approfittato di queste novità. È chiaro che stiamo parlando di riforme che per esplicare appieno i loro effetti hanno bisogno di tempo ed è anche noto che esistono delle differenze territoriali importanti. Tuttavia credo sia necessario che il legislatore, governo e parlamento, debbano cercare di capire quale sia l’impatto delle leggi sul sistema delle politiche attive del lavoro, se queste abbiano o no prodotto dei miglioramenti. L’indagine ci dice anche che non possiamo nasconderci dietro la generica affermazione che ‘non c’è lavoro’ - anche se sappiamo che la sfida del progresso  tecnologico è di fronte a noi, che dovremo governare un processo in cui nuove tecnologie possono distruggere più posti di lavoro di quanti ne creano.  Tuttavia i dati ci dicono che abbiamo anche un altro problema, ed è legato alla difficoltà a far incontrare domanda e offerta, a trovare meccanismi efficaci per superare un forte disallineamento tra competenze dell'offerta e richieste della domanda. Infine ho voluto sottolineare un altro aspetto. Dalla indagine si evidenzia come i giovani abbiano una informazione limitata sulle nuove opportunità che le riforme di questi anni hanno prodotto. È un nodo molto serio cui aggiungerei un'altra questione che riguarda il sistema delle imprese le quali non sembrano sempre pronte ad avvalersi di un sistema di politiche attive nuovo che si può realizzare sul territorio solo se tutti i soggetti coinvolti fanno la loro parte.


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