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Dimostrato alla Ue che non c’è solo il bail-in - intervista al sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta de la Repubblica

26 Giugno 2017



di Mario Sensini

«Con la sistemazione del Monte Paschi e delle Popolari Venete siamo a una svolta strutturale di consolidamento del sistema bancario italiano, e provvidenziale è stato il decreto di Natale che ha stanziato i 20 miliardi. I 5 che metteremo per il salvataggio delle Venete vengono da lì», dice il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, sicuro che il costo per lo Stato non sarà alla fine tanto superiore.
Ci sono anche garanzie per altri 12 miliardi.

«I 5 sono l’unica spesa certa, che per giunta non impatta sui conti pubblici. I 12 sono uno stanziamento cautelativo, e nel medio periodo: non è detto che dopo l’analisi dei crediti difficili passati per ora ad Intesa emergano nuovi sbilanci. Anzi, se con il salvataggio riparte un po’ di fiducia nel sistema, queste verifiche potrebbero andare a buon fine».
Le garanzie erano necessarie contrattualmente?

«Meglio cautelarsi che trovarsi poi in difficoltà. Ma ricordiamoci che dalla cessione dei crediti in sofferenza che rimangono allo Stato, potrebbero tornare i 5 miliardi che ci apprestiamo a versare a Intesa».
Tutto chiaro con l’antitrust europeo?

«Sì. Nei “considerata” del decreto si è chiarito che l’Unione Europea ha dato l’ok a questa operazione. Era necessario fare così per dare certezza giuridica all’operazione. Abbiamo voluto che oggi gli sportelli delle due venete fossero aperti, senza interruzione delle attività».
Ci saranno esuberi nel nuovo gruppo?

«Nessun licenziamento, solo uscite volontarie, contrattate con i sindacati. Abbiamo mantenuto la promessa di tutelare i risparmiatori. I piccoli che posseggono le obbligazioni subordinate verranno rimborsati integralmente. I depositi sono al riparo, è un’operazione di tutela importante per un territorio che, con la mala gestione di quelle due banche, ha subito perdite enormi».
Non si poteva fare prima?

«Il sistema bancario ha sopportato esborsi importanti per le quattro banche messe in risoluzione nel 2015, poi c’è stato il primo salvataggio delle venete con Atlante. Il sistema bancario probabilmente temeva di spendere altri soldi e si è fermato, senza considerare che lo Stato era deciso a salvare le due venete a tutti costi».
Insisterete con la Ue per la bad bank di sistema?

«Sì e anche sulla revisione del bail-in. Da quando esiste la direttiva sui salvataggi bancari non è mai stata applicata. Ci sono alternative, e lo abbiamo dimostrato, meno traumatiche. E quasi solo un deterrente, ma complica tremendamente le cose».


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