Macron: perché la mia elezione fa rinascere l'Europa C'è una assoluta sintonia di toni e di argomenti tra il discorso pronunciato ieri davanti al Parlamento dal nostro Presidente del Consiglio Gentiloni e l'intervista che oggi Macron ha rilasciato ai principali quotidiani europei. Perfettamente coincidenti i principali obiettivi di cambiamento che i due leader propongono all'Europa: sviluppo e inclusione sociale, gestione delle ondate migratorie e politiche comuni di accoglienza e asilo, riconferma degli accordi sul clima come strategia irrinunciabile e non rinegoziabile. Europa come destino comune, Europa come baluardo dei principi di libertà e democrazia, Europa che torna a proteggere i suoi cittadini: difficile negare che questo programma non ponga alla Commissione ma anche a tutti gli Stati membri - a cominciare dai più importanti - la necessità di imprimere una svolta nelle politiche della UE e nella determinazione che serve per attuarle concretamente. Quindi, si può essere fortemente europeisti e fortemente impegnati per cambiare in Europa priorità e scelte concrete. Quindi, come ha detto Gentiloni, la Brexit più che la campana del declino può essere la sveglia del rilancio del progetto europeo. C'è un altro punto in cui i discorsi di Gentiloni e Macron convergono e riguarda il tema delle riforme che i singoli Stati nazionali debbono realizzare per poter contribuire con incisività ad aprire una stagione nuova su scala europea. Quindi, chiedere all'Europa di cambiare non ci esime dal misurarci con l'urgenza di cambiamenti che noi italiani (francesi, spagnoli, etc) dobbiamo costruire nelle nostre società.
Nella giornata di martedì abbiamo ascoltato la relazione del Commissario alla Spending Review, abbiamo letto e visto risultati importanti e abbiamo anche apprezzato le sottolineature con cui il Presidente del Consiglio ha commentato quel lavoro, indicando la strada non tanto dei tagli e nemmeno della pur importante efficienza quanto piuttosto della necessità di far ripartire investimenti, buona spesa pubblica, per accompagnare e accrescere i segnali positivi che stiamo registrando sul terreno economico. L'Istat ieri ha messo in evidenza come le misure fiscali e sociali di questi ultimi anni abbiano contribuito a ridurre le diseguaglianze. Gli 80 euro per i dipendenti, la sperimentazione del SIA (Sostegno di Inclusione Attiva), i bonus per i nuovi nati, la quattordicesima per i pensionati... Iniziative tutte perfettibili, per carità, che però nel loro complesso testimoniano che siamo dentro un trend che sta rendendo concretamente migliore, o almeno meno difficile, la vita di tante famiglie, aziende, comunità locali del nostro Paese. Restano molti problemi perché la crisi è stata lunghissima, perché avevamo strozzature e ritardi prima della grande recessione, perché anche le migliori riforme hanno bisogno di tempo per dare risultati. Si può però dire che in Italia c'è uno scarto troppo grande tra tutto questo e il dibattito politico in senso stretto? Troppe polemiche, troppi giudizi "tranchant" spesso senza conoscere i dati, troppi slogan e troppi scaricabarile. Per esempio, credo non si faccia un buon servizio alle aree del Centro-Italia colpite dal terremoto nel 2016 parlando di "ricostruzione nel caos" o di "terremoto della burocrazia". Conosco meglio la situazione dell'Umbria - che pesa in termini di danni per il 14% - e non posso dare un giudizio complessivo. So però che siamo di fronte alle conseguenze di una calamità di intensità e dimensioni straordinarie e che l'unico modo per venirne a capo è fare al meglio ciascuno il suo mestiere, non cercare ognuno il capro espiatorio più comodo. So che si sta lavorando, che ci sono norme e soldi, che le regole non sono di per sé il male se ciascuno si prende le sue responsabilità, che il dialogo tra i diversi livelli istituzionali e con i cittadini coinvolti è una condizione indispensabile per raggiungere gli obiettivi di una ricostruzione seria, trasparente, in sicurezza. Concludo con una domanda e una considerazione sul clima in Parlamento. Brutalizzo: Mdp-Articolo 1 fa ancora parte della maggioranza che sostiene il Governo Gentiloni? Sarebbe bene avere una risposta sincera e seria. Non parlo di Consip, dei toni e delle parole pronunciate su quella vicenda al Senato. Nelle stesse ore alla Camera quel gruppo ha votato contro la Legge sui parchi, ho ascoltato interventi molto critici sulla relazione e di Gentiloni prima del Consiglio Europeo, leggo su qualche giornale che Bersani avrebbe detto che non voteranno la legge di bilancio se non sarà in discontinuità con quelle di Renzi. A parte la stranezza di chiedere una legge di bilancio in discontinuità con tutte quelle che sono già state approvate con il voto favorevole dei colleghi ex-Pd oggi Mdp, mi domando dove si vuole andare a parare davvero. Non è un mistero che io sia tra coloro che auspicano un Pd capace di costruire attorno a se' un'area riformista più ampia. In questo senso ritengo che l'iniziativa di Pisapia, così come quella di altri che da posizioni più moderate si stanno muovendo, possano e debbano essere considerate con l'attenzione e il rispetto che meritano. Non mi sfugge il peso delle scorie del passato e il rischio che si ripetano dinamiche che la sinistra e il centrosinistra conoscono bene. Non è necessario volersi bene per fare politica insieme, basta condividere seriamente un programma, delle idee, un progetto per il Paese. Però non è possibile nemmeno far prevalere rancori e personalismi prendendosi la responsabilità di fare l'ennesimo regalo agli avversari. Questo vale per le prossime elezioni, vale - a maggior ragione - per questo ultimo scorcio di legislatura in cui ci attendono passaggi e sfide ineludibili e importanti per il Paese. |