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Il ruolo del Pd nel nuovo scenario che si sta delineando - dal blog di Franco Mirabelli sull'Huffington Post

29 Maggio 2017

Nei mesi scorsi avevamo guardato al Congresso e alle Primarie come ad un'occasione di rilancio della proposta politica del PD e va sottolineato che questo obiettivo è stato raggiunto. Adesso occorre consolidare questo dato.

L'auspicio è che ciò possa avvenire con le elezioni amministrative di giugno. Dalle urne, infatti, il PD si aspetta di uscire positivamente, mostrando segni di ripresa, di consolidamento e anche di radicamento su tutto il territorio nazionale e questo sarebbe un ulteriore passo avanti importante.

È evidente però che, se vogliamo consolidare il risultato ottenuto alle primarie, occorre rafforzare la proposta politica. Il PD, che ha ritrovato un po' di vitalità con il Congresso, deve quindi spendere una parte di sé nella valorizzazione degli anni di Governo che ha guidato, compreso quest'ultimo Governo che sta completando delle riforme importanti.

Le riforme che abbiamo portato avanti in questi anni, infatti, sono una parte dell'identità del PD. È un errore darle per scontate, anche perché da oggi alla data delle elezioni il clima sarà sempre più complicato.

La vicenda degli ultimi giorni riguardante i voucher ne è la dimostrazione e, più si avvicinano le elezioni, più passerà il "liberi tutti" e, piuttosto che rafforzare l'azione di Governo, ognuno cercherà di distinguersi.

Ci vuole, quindi, un PD unito, capace di mandare un messaggio chiaro al paese rispetto alla volontà di completare le riforme avviate in questi anni.

Credo, inoltre, che si debba riprendere anche la riflessione sulla questione delle riforme costituzionali. Va chiarito, infatti, che il PD non ha abbandonato le riforme costituzionali perché la crisi del sistema istituzionale italiano è evidente.

Allo stesso tempo, in questa fase, ritengo che sarebbe meglio evitare di fare una discussione tutta interna e autoreferenziale, in prevalenza dettata dai giornali, sul cosa avverrà nel prossimo Parlamento e sul con chi si potrà fare il Governo in caso di vittoria.

Dobbiamo avere chiaro che oggi ci troviamo dentro ad un impianto istituzionale ed elettorale che non spinge verso il maggioritario. Con la sconfitta della riforma costituzionale al referendum di dicembre e il mantenimento del bicameralismo paritario per due Camere formate da platee elettorali diverse e che spesso portano a maggioranze differenti, infatti, è stato indebolito di molto l'impianto maggioritario, che avrebbe potuto dare più stabilità al paese. Così come non spinge verso il maggioritario neanche il quadro politico che c'è in Parlamento.

Va evitata, quindi, una discussione interna in cui ci si divide ideologicamente tra maggioritario e proporzionale senza guardare alla realtà dei fatti. Il tema da affrontare oggi, dunque, è come il PD – che è una forza politica nata per il sistema maggioritario – si mette in campo con realismo nella costruzione della legge elettorale, in cui l'unico elemento maggioritario potrebbe essere quello dato dalla soglia di sbarramento al 5%.

C'è, invece, il rischio che si arrivi alle elezioni con il PD che passa il tempo a litigare prescindendo dal merito delle questioni e dando all'esterno l'idea che la politica si occupi esclusivamente dei posizionamenti nel Palazzo. Questo indebolirebbe il grande potenziale che ha il PD, nonostante il momento difficile, di porsi come una forza che può proseguire l'opera riformatrice che ha messo in campo in questi anni e che è riuscita a far emergere anche in fase di primarie. La mozione congressuale, infatti, aveva introdotto il tema del "come si deve collocare una forza riformista come il PD nello scenario globale di oggi". È una riflessione che conteneva molte novità, che va recuperata, tradotta e approfondita.

Da qui alle elezioni, dunque, dobbiamo parlare del Paese, spiegare qual è il nostro profilo, che idea di futuro abbiamo.


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