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L'Europarlamento chiede subito procedure d'infrazione per gli Stati che non accolgono migranti - dal blog del vice presidente del Parlamento europeo David Sassoli sull'Huffington Post

23 Maggio 2017

Come comportarsi con i paesi che non fanno il proprio dovere sul ricollocamento dei migranti? La domanda è centrale per definire una risposta europea alla crisi dei rifugiati, ma non solo. Riguarda soprattutto il modo in cui l'Unione è capace di far rispettare le decisioni politiche espresse dalle sue istituzioni. L'Europa dei conti e dei decimali violati produce infrazioni. Se uno Stato membro, invece, non rispetta le decisioni politiche scatena proteste e indignazioni, ma niente più. Lo scarto esistente fra questi comportamenti va al cuore della crisi della governance europea. La questione dell'immigrazione ne è l'esempio più rilevante. Eppure poteri vi sono ma non vengono esercitati, quasi a non voler disturbare i governi nazionali. La Commissione europea, infatti, avrebbe molta più autorità di quello che si creda, o si faccia credere, per sanzionare gli stati membri inadempienti. Leggiamo cosa dice l'articolo 258 del Trattato di Lisbona, ma non è il solo: "La Commissione, quando reputi che uno Stato membro abbia mancato a uno degli obblighi a lui incombenti in virtù dei trattati, emette un parere motivato al riguardo, dopo aver posto lo Stato in condizioni di presentare le sue osservazioni. Qualora lo Stato in causa non si conformi a tale parere nel termine fissato dalla Commissione, questa può adire la Corte di giustizia dell'Unione europea". E di seguito, articoli che indicano procedure e quantificazioni delle sanzioni.

È bene saperlo per giudicare lo stato dei lavori sul ricollocamento dei migranti, perché la scorsa settimana il Parlamento europeo, nel silenzio dei media italiani, ha approvato a larga maggioranza una risoluzione molto impegnativa. L'Italia l'aspettava da tempo per cercare di riequilibrare fra gli Stati membri il peso dell'accoglienza per gli aventi diritto all'asilo. La risoluzione - promossa da Socialisti & Democratici, Popolari, Verdi, Sinistra europea, liberali - sprona la Commissione a non esitare nel valutare procedure di infrazione per quegli Stati che non rispettano i meccanismi di ricollocamento dei migranti e invita ad avvalersi di tutti gli strumenti contenuti nei Trattati per far rispettare le decisioni. I deputati europei, a stragrande maggioranza, lanciano un messaggio inequivocabile: l'Europa non può essere soltanto rispettosa soltanto delle regole del mercato. Non contano esclusivamente i decimali.

Nella risoluzione, a cui ha lavorato tenacemente l'on. Cecile Kyenge, vi è uno spaccato desolante della situazione, con Italia e Grecia alle prese con sforzi disumani e Malta e Finlandia unici paesi a fare il proprio dovere. A fronte della decisione del Consiglio europeo di ricollocare 160mila rifugiati dall'Italia e dalla Grecia, al 27 aprile scorso sono stati trasferiti soltanto 17.903 richiedenti asilo (12.490 dalla Grecia e 5.413 dall'Italia). Parliamo quindi dell'11% degli impegni assunti per far fronte ad una emergenza storica.

Un'ondata straordinaria: 181.436 persone, di cui il 14 per cento minori non accompagnati, sono arrivate in Italia nel 2016; in Grecia vi sono 62.300 richiedenti asilo e migranti. Record in termini di arrivi, fra il 15 e il 20% in più rispetto al 2015. Positivo il giudizio del Parlamento europeo sul comportamento di Italia e Grecia per quanto riguarda le strutture dedicate al funzionamento della procedura di ricollocazione. Male, se non malissimo, il comportamento di molti Stati membri per le scuse che avanzano, i limiti che pongono, la chiusura che alcuni esprimono.

In conclusione, la Commissione deve appropriarsi di tutti i suoi poteri, come annunciato il 2 marzo scorso, e non escludere l'avvio di procedure di infrazione. La battaglia è ora aperta e potrebbe condurre al risultato, come previsto dallo stesso Trattato di Lisbona, di aprire contenziosi fra Stati davanti alla Corte di Giustizia.

Con la risoluzione del Parlamento europeo, la Commissione ha ora tutte le possibilità di intervenire con quella determinazione che finora è mancata. L'Europa si costruisce con le politiche e utilizzando gli strumenti a disposizione: un largo fronte europeista chiede ora alla Commissione Juncker di battere un colpo.


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