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25esimo anniversario della Strage di Capaci, Mattarella al Csm: Falcone diceva, la mafia non è invincibile

23 Maggio 2017




Venticinque anni fa, alle 17,58 del 23 maggio 1992, sulla strada che porta da Punta Raisi a Palermo, in località Capaci, la mafia uccideva Giovanni Falcone, uno dei più grandi giudici italiani, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della sua scorta: Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo ieri alla seduta straordinaria del Csm, ha ricordato le parole del magistrato: ""la mafia non è affatto invincibile e che occorre, piuttosto, rendersi conto che si tratta di un fenomeno terribilmente serio e molto grave". Aggiungeva che "si può vincere non pretendendo l'eroismo da inermi cittadini ma impegnando tutte le forze migliori della società". Vi propongo la lettura del suo intervento

 

Domani ricorre il venticinquesimo anniversario dell'attentato, perpetrato dalla mafia a Capaci, in cui sono stati uccisi i magistrati Giovanni Falcone e Francesca Morvillo e gli agenti della Polizia di Stato Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani.

 

Ricordarli in quest'aula, in cui si svolge l'attività di governo autonomo della Magistratura, vuol dire ribadire la fondamentale importanza dell'azione di contrasto alla mafia, svolta dall'Autorità Giudiziaria e dalle Forze dell'ordine.

 

La rievocazione della figura di Giovanni Falcone e, con lui, di Francesca Morvillo e degli agenti di polizia uccisi con loro, non deve trasformarsi in una celebrazione rituale. Per evitare che divenga soltanto formale occorre riprendere e far proprio lo spirito e i criteri del suo impegno.

 

Diceva che "la mafia non è affatto invincibile e che occorre, piuttosto, rendersi conto che si tratta di un fenomeno terribilmente serio e molto grave". Aggiungeva che "si può vincere non pretendendo l'eroismo da inermi cittadini ma impegnando tutte le forze migliori della società".

 

Come interprete, e capofila, di queste energie migliori, ha svolto, con coraggio e determinazione, la sua opera. Era, infatti, convinto - come ebbe a scrivere- che "perché una società vada bene ... basta che ognuno faccia il suo dovere".

 

Per questo motivo ha affrontato pericoli di cui conosceva la gravità: per affermare la dignità del suo ruolo di magistrato.

 

Il suo metodo di lavoro, moderno e dinamico, la convinzione - condivisa con altri colleghi, tra cui Paolo Borsellino - di quanto fosse importante il lavoro in pool, la scelta del maxi processo per condurre in giudizio, condannare e sanzionare globalmente il mondo della mafia, muovevano da questo proposito.

 

Inizialmente non compresi da taluno, i suoi criteri rispondevano pienamente al carattere della funzione del magistrato.

 

Aveva ben presente, e a cuore, il valore dell'autonomia e dell'indipendenza della Magistratura. Anche per questo - come scriveva - era attentissimo, per la credibilità dello Stato e della Magistratura, alla consistenza degli elementi di prova raccolti. Non a caso, diceva che occorre distinguere un'ipotesi di lavoro da elementi che sorreggano l'esercizio dell'azione penale. Questo scrupolo conferiva alle sue inchieste grande solidità nella verifica dibattimentale.

 

Questa seduta straordinaria del Consiglio Superiore, decisa e avvertita con grande convinzione, si inserisce in una serie di numerose iniziative di ricordo che si svolgono in questi giorni, non soltanto in Italia.

 

E' di grande significato che l'Assemblea generale delle Nazioni Unite, il 19 giugno prossimo, renderà omaggio alla figura di Giovanni Falcone, ricordando questo anniversario con un'apposita riunione, dedicata a una discussione di alto livello sull'implementazione della Convenzione contro la criminalità organizzata transnazionale, sottoscritta durante la Conferenza di Palermo del 2000.

 

Sarebbe sufficiente questo solo riconoscimento internazionale - il più alto -per sottolineare, ancora una volta, come la figura di Giovanni Falcone costituisca un punto di riferimento, in Italia e all'estero, per chiunque coltivi il valore della legalità e quello della civiltà della convivenza.

 

Il CSM si inserisce, doverosamente, in questo ciclo di rievocazioni, con una iniziativa, propria e specifica, di cui, adesso, avvierà l'illustrazione il Vice Presidente, Legnini, cui do la parola.

 


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