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Il sano riformismo di Macron - intervento di Franco Mirabelli su l'Unità

08 Maggio 2017

Perché le elezioni francesi sono l’argine dei populismi

La politica francese in queste settimane è diventata il centro del mondo. Il risultato elettorale delle presidenziali di Francia, infatti, è importante per tutta la politica europea e non solo, in quanto determinerà il futuro dell’Europa oltre che della Francia stessa.

Come è noto, le questioni europee sono state un punto determinante nel dibattito politico che ha caratterizzato le elezioni francesi e la vittoria di Emmanuel Macron, in questo senso, credo sia un segnale molto importante.

Il confronto elettorale tra Macron e Le Pen, infatti, è stato molto simile a quello che si è verificato in altri Paesi europei ma anche negli Stati Uniti e in Italia (dove, su posizioni lepeniste, si ritrovano Salvini e Meloni).

È stato un confronto tra chi, di fronte alle paure e alle insicurezze delle persone provocate dalla globalizzazione, sceglie di chiudersi, costruendo muri e utilizzando ricette che guardano indietro e chi, invece, riesce a rendere credibile – come ha fatto Macron – un progetto di speranza per il futuro che guardi avanti senza rinunciare agli ideali e ai valori che hanno fatto grande l’Europa.

La vittoria di Macron dice che questa opzione può vincere e battere il populismo di chi specula sulle paure anziché affrontare i problemi e di chi cerca capri espiatori invece che soluzioni per migliorare la vita delle persone.

Penso, inoltre, che la vittoria di Macron sia utile per l’Europa.

Se avesse vinto Marine Le Pen, infatti, non avrebbero perso le banche – come affermano i suoi sostenitori – ma l’Europa.

Sicuramente l’Europa va riformata – e questo lo sostiene anche Macron – ma fino ad ora ci ha garantito anni di pace. Negli ultimi anni, purtroppo, l’Unione Europea è stata vissuta come un impedimento e non come un’opportunità e occorre lavorare per farla tornare un’opportunità.

E Macron ha vinto anche perché ha saputo spiegare che ci può essere un futuro politico per l’Europa senza rinunciare ai valori e all’identità europea, senza chiudersi e senza costruire muri; ma chiarendo che costruire muri, al contrario, significherebbe perdere una parte di noi stessi e dell’Europa.

Macron ha convinto i cittadini su questo, riuscendo a dare speranza ad un Paese martoriato dagli attacchi terroristici.

Questo è un aspetto molto importante. Solo qualche mese fa in Europa si pensava che avrebbero trionfato i populisti sia in Olanda che in Francia e ciò avrebbe portato alla dissoluzione dell’Europa.

Il Front National, inoltre, aveva fatto una bandiera proprio della lotta all’immigrazione e si ipotizzava che gli attacchi terroristici avrebbero potuto dare al movimento una spinta forte e, invece, nonostante ciò, in Francia ha prevalso l’idea che un Paese non deve perdere se stesso e che ci può essere una speranza da costruire, mentre l’idea della Le Pen è disperata e non guarda al futuro.

Sono contento, quindi, della vittoria di Macron perché vuol dire che si è scelto di cambiare guardando avanti e non indietro, senza rinunciare ai nostri valori che nascono con la Rivoluzione Francese e mostrano che non sono i muri a risolvere i problemi ma, anzi, bisogna aprirsi e non chiudersi.

Questo non significa non governare l’immigrazione o non combattere il terrorismo ma vuol dire farlo senza perdere la nostra identità.

Anche per l’Italia la prospettiva deve essere quella di non chiudersi. Serve una speranza diversa: il PD lavora con questa stessa visione. Noi siamo l’unico partito che ha fatto un congresso vero, con migliaia di iscritti e primarie aperte, un congresso che ha riconfermato a larga maggioranza il segretario Matteo Renzi. Ora il PD, dopo un periodo di difficoltà, è in grado di ripartire e mettere in campo un progetto per il Paese e, intanto, c’è un Governo che sta completando le riforme avviate in questi anni e i cui risultati si stanno cominciando a vedere.

Un errore dei sostenitori di Marine Le Pen è stato poi quello di considerare Macron come la “continuità”.

Macron, invece, non rappresenta la continuità ma è la rottamazione del sistema politico francese e dei suoi partiti tradizionali.

Macron è una spinta verso il riformismo sano. La politica francese con questo esito elettorale ne esce profondamente cambiata e la forza di questo cambiamento sta nella capacità di rompere i vecchi schemi.

Anche il PD è nato per fare questo in Italia. E questo è stato ciò che gli elettori francesi hanno riconosciuto e che spiega l’elevato numero di consensi ottenuto dal movimento nuovo di Macron.

Macron non è un personaggio nuovo ma ciò che ha saputo fare dimostra che sicuramente non è in continuità con ciò che è stato.


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